Business and soups - affari e minestre
Capitolo tredicesimo - L’ultima battaglia
Dopo aver dato scacco-matto alle famiglie Macaluso e Battaglia, e ripreso
l’onore suo e della figlia Santuzza, Don Vito si convinse che non avrebbe
avuto più problemi, e per un po’ di anni avrebbe potuto godersi in santa
pace la propria posizione in Little Italy.
Ma si sbagliava, perché gli avversari avevano mal digerito l’azione condotta
ai loro danni.
Si sentivano sbeffeggiati per quella vicenda in cui, in realtà, avevano
fatto la figura dei perfetti idioti.
Quindi meditarono la vendetta.
E vendetta fu quando non erano neanche trascorsi dieci mesi dalla nota
vicenda.
La prima a farne le spese fu la bisca di Tarantino che ricevette la visita
non gradita di quattro uomini mascherati e armati fino ai denti che, appena
entrati nel locale, iniziarono a sparare tutte le cartucce nei loro
caricatori mirando la specchiera del bar, e mandando in frantumi cristalli,
bottiglie e bicchieri.
E mentre la clientela - tutti professionisti e gente per bene - se la dava a
gambe, i visitatori dal viso mascherato presero a bastonare con mazze da
baseball oltre i camerieri, lo stesso proprietario.
“Dite a Don Vito che questo è solo l’inizio” furono le parole che pronunciò
alla fine della spedizione punitiva quello che dei quattro doveva essere il
capo.
Fu poi fu la volta di Alphonse, una checca per metà italiana e per metà
franco tunisina, che conduceva per conto della famiglia già da molti anni un
bordello di lusso nella lussuosa Saint George Avenue.
Anche qui quattro uomini mascherati vestiti in abito da sera si presentarono
come amici di famiglia, e chiesero di poter passare la serata in compagnia
delle ragazze.
Per un’ora abbondante si comportarono come persone per bene: fumando,
bevendo, e intrattenendosi qua e là con questa e con quella delle signorine
molto disponibili.
Allo scoccare della mezzanotte, indossata ognuno una maschera di gomma
raffigurante simpatici ed allegri coniglietti iniziarono a frantumare tutto
quello che c’era da frantumare, accanendosi in modo bestiale sul povero
Alphonse che per ricomporre le fratture dovette restare ricoverato in
ospedale sei mesi.
I quattro poi, non ancora soddisfatti, pretesero dalle ragazze di usufruire
dei loro servizi senza sborsare un dollaro, anzi arraffando
l’intero incasso della serata.
Da allora non passava settimana che Don Vito non prendesse nota che i suoi
bar, bische, e casinò avevano subito le visite dei famosi uomini mascherati
che distruggevano tutto quello che trovavano a portata di mano.
I danni erano incalcolabili, e in aggiunta a tutto questo, gli uomini di Don
Vito si convinsero di essere impotenti contro queste bande scatenate -
certamente più di cinque data la descrizione dei componenti sempre diversi
gli uni dagli altri.
Don Vito ben presto si rese conto di non avere più il controllo del
territorio.
Le bocche dei suoi fidati confidenti rimanevano cucite.
Tutti avevano paura di parlare, e chi lo faceva veniva la mattina dopo, se
non la sera stessa, trovato morto ammazzato in qualche vicolo buio.
Anche alcuni uomini legati a Don Vito furono ammazzati sull’uscio delle
proprie abitazioni, o mentre passeggiavano tranquillamente per strada.
Ma il colpo finale gli fu dato quando i Macaluso e i Battaglia arrivarono a
portare dalla loro parte il Capo della Polizia, quello scozzese che dava
protezione a Don Vito, e i cui uomini curavano diligentemente il deposito
dei liquori.
Al nostro ingordo Mac Donnel giunsero in una bella notte di luna piena
attraverso la finestra della camera da letto mentre stava dormendo al fianco
della sua bella e giovane mogliettina.
Non capì subito cosa fosse quella cosa metallica che lo ticchettava alla
tempia.
Era ancora nella dolce fase del mi sveglio o non mi sveglio?
Solo quando aprì i grossi occhi acquosi si accorse di avere puntata alla
tempia la fredda canna di una pistola munita di silenziatore.
Solo allora alzò la testa dal cuscino, e solo allora si svegliò
completamente.
Alla sua sinistra c’erano due uomini a volto scoperto che, dopo aver legato
ben stretto e col nastro adesivo al letto la sua dolce metà - completamente
denudata - la stavano palpeggiando sopra, sotto, e in ogni dove.
Negli occhi della sua donna era evidente il terrore.
Oltre ai due, in quelle faccende affaccendati, c’era un terzo uomo, alla sua
destra, che gli stava puntando la pistola.
“Chi cazzo siete!” esclamò allora cercando di fare il duro “Voi non sapete
chi sono….“aggiunse lanciando una occhiata alla poltrona ai piedi del letto
per vedere se c’era ancora la sua divisa d’ordinanza, e la fodera con la
pistola.
C’erano, ed erano ben in vista.
“Sappiamo chi cazzo sei” rispose quello della pistola”Ed è per questa
ragione che siamo qua, caro Capo della Polizia di New York del cazzo!”
“E allora non sapete che rischio state correndo… ”ma non terminò la frase
perché uno dei due che stavano in compagnia della di lui moglie, incominciò
a slacciarsi i pantaloni con un ghigno sotto i baffi sottili.
“Vuoi che il mio amico sfoderi la pistola che ha fra le gambe, e che la
metta dentro alla tua bella mogliettina?”minacciò l’uomo alla sua destra.
“Vedi, i miei amici hanno una voglia matta di scoparsi tua moglie…… Io
invece di piantarti in testa un bel proiettile…….. Ma, se non fai troppo lo
stronzo possiamo metterci d’accordo, noi due……
“Basta che ora tu ti vesta e venga con me, mentre i miei compagni resteranno
qua, perché non è bello lasciare la tua signora da sola in casa così
spogliata…….
“A qualcuno potrebbe passare per la testa di approfittare di lei………così……
nuda!
“Se farai quello che ti dico, tu e la tua signora non passerete guai……
“In caso contrario i miei cari compagni si scoperanno la tua cara
mogliettina, che non vede l’ora,….la poverina…… dato che tu non lo fai da
molto…… Vero signora?
“Tu ti vesti, e andiamo al porto da certi tuoi amici a fare un certo
lavorino, e se questo lavorino lo facciamo bene insieme, io non ti sparo
questo proiettilino nel tuo bel cervellino.
“Sono stato chiaro?”
Il Capo della Polizia fece di sì con il testone. Era stato chiarissimo.
Così prese a vestirsi, guardando la moglie sempre nuda e sempre sotto la
minaccia degli altri due che non vedevano l’ora di menare il torrone.
Quando fu vestito, mentre il terzo ora gli puntava la pistola dietro la
schiena, prima di uscire dalla stanza, disse alla moglie:
“Stai tranquilla, cara……… Sistemo questa faccenda…….
“Tu, stai calma e… non prendere freddo………… Copriti!”
Queste ultime parole - non si sa bene perché - suscitarono nei tre grande
ilarità.
Mac Donnel fu caricato nella macchina che aspettava in strada davanti al
portone, col motore acceso.
Oltre all’uomo che continuava a tenerlo sotto la minaccia della pistola, ce
ne era uno alla guida, vestito di nero e con un cappellaccio (sempre nero)
calcato sulla testa, mentre al suo fianco un altro che teneva tra le labbra
un grosso sigaro, indossava un gessato grigio chiaro e, fra tutti, doveva
essere il capo.
Raggiunsero il porto in pochi minuti, e quando fermarono la macchina erano
proprio di fronte al magazzino del molo 27, quello dove Don Vito teneva il
suo tesoro.
In fila indiana - il Capo della Polizia avanti a tutti - si diressero verso
la enorme saracinesca.
Quando Mac Donnel bussò tre volte (quella era la parola d’ordine), la
saracinesca fu sollevata dal di dentro dai quattro poliziotti che erano a
fare la guardia, più i due uomini di Don Vito.
“Va tutto bene ragazzi!” esclamò rivolto ai suoi uomini che si sorpresero
nel vedere che al seguito del loro capo non c’erano l’Alfredo con i soliti.
“Lasciate che facciano ciò che devono fare” aggiunse facendo cenno che
lasciassero passare quegli uomini armati di mitra e pistole.
Appena furono entrati nel magazzino, altre due macchine sbucarono
improvvisamente dal buio della notte.
Dalle portiere uscirono altri otto uomini (quattro per vettura) altrettanto
armati di mitra e pistole.
Quando fu sicuro che non ci fossero altri poliziotti o uomini di Don Vito
nascosti da qualche parte all‘interno del magazzino, il capo della
spedizione, fischiò mettendosi due dita tra le labbra, e con un ampio gesto
del braccio destro diede il via perché facesse l’ingresso un grosso camion
ai cui lati spiccava, a caratteri cubitali, la scritta The Milky Way (la via
Lattea).
Sul camion furono caricati i liquori più pregiati, gli champagne francesi,
e, dei vini, soltanto i fiaschi di Chianti.
Poi, quando il carico fu completato, gli uomini armati iniziarono a dare
libero sfogo alle loro mitraglie, mandando in frantumi centinaia e centinaia
di bottiglie di whiskey americano, irlandese, bourbon, gin e bottiglie di
vino.
Terminato lo scempio che mandava in fumo - anzi meglio dire in fumi alcolici
- centinaia di migliaia di dollari, gli uomini risalirono nelle rispettive
macchine, e in fila indiana, al seguito del camion, uscirono dal magazzino.
Per ultima partì la macchina con dentro il Capo della Polizia assieme ai tre
uomini che lo avevano scortato dalla casa al porto.
Questi, prima di aver avviato il motore, non dimenticarono di mettere in
mano ai quattro poliziotti, rimasti perplessi e sbigottiti tutto il tempo in
un angolo due bottiglie ciascuno di ottimo champagne francese e una
banconota da cento dollari.
Ai due uomini di Don Vito invece misero in corpo quattro proiettili
ciascuno.
Giunti davanti alla casa di Mac Donnel, prima di farlo scendere, il capo
della spedizione si accese un bel sigaro Cubano che infilò nella bocca del
poliziotto, poi guardandolo fisso negli occhi, disse:
“Sei stato bravo… Hai capito subito ciò che era bene per te… come sempre del
resto……
“Sei un bravo poliziotto, figlio di una cagna in calore……!” e dopo una bella
e grassa risata, aggiunse:
”Ora te ne torni a casa dalla tua mogliettina, e ti dimentichi di noi.
“Per il tuo disturbo, sul tuo comodino della camera da letto, abbiamo
lasciato cento bigliettoni da cento dollari, e una bella bottiglia del tuo
whisky scozzese preferito, che berrai alla nostra salute.
“Anche la tua mogliettina ha avuto, a questo punto, la sua parte” e detto
questo si rimise due dita tra le labbra e fischiò una, due volte, rivolgendo
la testa verso la finestra della camera da letto del Capo della Polizia.
“Sam!… Sam!”gridò”Sei venuto?“ poi guardando il poliziotto mentre Sam
affacciatosi alla finestra diceva:“Sì capo, con questa sono venuto tre
volte… anche la gallinella qui…!“ aggiunse:
“Lui è venuto,…… tu sei arrivato,…… buona notte e grazie!“
Dopo che Sam e il suo compagno salirono sulla macchina, questa con tutto il
gruppo riunito partì a tutta velocità lasciando in piedi sul marciapiede, a
bocca aperta, il povero Mac Donnel .
E a bocca aperta con il sigaro penzoloni dalle labbra rimase per buoni
cinque minuti Don Vito quando gli comunicarono quello che era accaduto la
mattina all’alba al molo 27.
Solo allora Don Vito capì di aver perduto la sua ultima battaglia, e il Capo
della Polizia che era giunto il momento di collocarsi in pensione.
Fine della tredicesima puntata (continua)
Piazza Scala - settembre 2011