Suicidio imperfetto
Breve prologo
Dalla prima parte
Prima parte
Per caso
Il luogo del delitto
Il culo del maresciallo
 

 

 PRIMA PARTE

Non so se avete presente com'è il mare visto da dove abito io. E un lungo righello, di colore dal celeste chiaro all'azzurro forte. Almeno così appare dalla mia abituale postazione. So che è difficile rendere l'idea, ma mica tanto, poi, se riesco a dirvi da dove mi metto a guardarlo. Sulla nostra costa, i vecchi centri storici per la maggior parte non sono a ridosso del mare, essendo quella costa accompagnata per diversi chilometri da una pianura oggi assai fertile ma un tempo paludosa e portatrice di malaria. Dietro la pianura i primi rilievi, e su di essi i primi paesini, costruiti a distanza dal mare per proteggerne gli abitanti, un tempo, dagli attacchi dei saraceni e dalle molestie delle zanzare. Tutti questi paesini, Fallica inclusa, sono dotati, per così dire, di un lascito di gusto, e di necessità, delle prime popolazioni: un piccolo belvedere, quasi sempre a semicerchio, arioso, che permette di guardare il mare e con un colpo d'occhio di abbracciare l'intera pianura. Da Fallica, costruita, poco più poco meno, a cento metri di altezza dalla costa, il mare non lo vedi nell'intera sua ampiezza ma, invece, come una lunga striscia, con linea retta nella parte superiore e irregolare e piuttosto convessa nella parte inferiore.
Ero seduto su una panchina di legno e di ferro lavorato. Mi ero goduto il mare e la pianura per alcuni minuti. Opportune folate di tramontana mattutina avevano reso l'aria molto tersa, e godibile il paesaggio. Poi, mi ero seduto, a leggere un giornale.
Alle tre di pomeriggio, se vivi da solo, può sembrarti buono anche questo: mentre gli altri, della tua età e della tua condizione, se ne stanno a casa a fare questo o quello, tu te ne esci, tranquillo tranquillo e, nonostante quegli scalmanati ragazzini con i motorini, o quelli che a voce alta discutono dentro e davanti al bar di scommesse e di calcio, ti godi il paesaggio di una fredda giornata di dicembre. Ti lasci aperto il finestrino della macchina e, seduto sulla banchina, ti leggi il giornale e ascolti con gusto le canzoni che ti piacciono e che hanno accompagnato la tua gioventù
Quella volta, appunto, Battiato, e la sua canzone nella quale cercava un centro di gravità permanente che non gli facesse mai cambiare idea sulla gente. E nelle pagine del giornale, ancora una volta, il delitto di Cogne, e il richiamo a quello di Erika e Omar. La gente, la gente!
Quella cronaca mi ha ravvivato l'interesse che l'incontro due giorni prima col maresciallo Pavan, e l'approfondimento con Brigida, avevano in me suscitato e che riguardava un brutto fatto di cronaca nera, accaduto in un lembo di quella meravigliosa pianura una decina di anni prima. Non avevo avuto modo di raccogliere ulteriori notizie dopo aver parlato con Brigida, non per disinteresse ma perché avevo avuto altre cose da fare. Quel pomeriggio, nel giro di mezzora, ho avuto modo di recuperare il tempo perduto.