Piazza Scala


 

    la quarta impresa del collega Claudio Santoro (Lecco) con l'inseparabile Angelo  

 

Quinta puntata


La colazione a “La Pieve” è proprio buona e con torte, biscotti e marmellate preparate dalla signora
Monica e si parte alla grande. Uno stop al vicino Panificio Conti consente di dare un’occhiata allo splendido
pane toscano e di cacciare nello zaino un saporito ed economico panino che servirà un po’ più tardi.
Nonostante le dettagliate indicazioni di Franco riescono a sbagliare strada, ma la deviazione è poca
cosa (occorre seguire l’indicazione della Fortezza Medicea e poi, ad un certo punto, abbandonarla e prendere
per il Castello del Trebbio). I 260 metri scarsi di salita consentono di godere di una bella visuale sul Mugello,
anche se il castello non è visitabile. C’è una fontana e dopo una discesa che ti riporta sui 200 metri slm si
riparte per i 600 metri in salita che, passando per la Badia di Buon Sollazzo, culmineranno al Monte Senario.
In direzione della Badia così chiamata per la sua felice esposizione al sole (i maliziosi lascino pure
perdere) avviene il piccolo giallo della….cavedagna.
Infatti un’indicazione perentoria ti fa abbandonare la strada in sterrato e salire sulla sinistra, dove
dopo poco si trova un bivio con una palina e una freccia che non si capisce bene dove indichi. Si prova a
salire e il sentiero si restringe, tanto da farli desistere e prendere la strada sulla destra, che sembra di recente
realizzazione e che, dopo aver guadato un torrentello, in realtà finisce di botto. Anche la coppia faentina in
mountain bike condivide l’incertezza che aumenta quando al consultare della guida si scopre che occorre
seguire una….cavedagna. Sconforto generale, dato che in quattro nessuno sa cosa sia! Fervono le
consultazioni, si torna indietro e si riprende il sentiero in precedenza abbandonato per scoprire che, poco
avanti, riprendono in chiaro le segnalazioni. Tra qualche moccolo, una risata e i lancinanti dubbi su cosa sia
una cavedagna alla fine si ritrova l’asfalto e si raggiunge la Badia del Buon Sollazzo, che appare distante e
alquanto fatiscente. Passa di lì una persona anziana con l’APE e cade letteralmente dalle nuvole quando gli
chiediamo lumi sulla Badia che lui non sa dove si trovi (!).
Appoggiati al guard rail consumano il panino e riprendono le forze e il fiato che sono necessari per
affrontare la salita agli 815 metri del Monte Senario che viene raggiunto nel primo pomeriggio.
E’ un eremo dei Padri serviti, dalla struttura importante e con un bel viale di accesso. Il baretto
dell’eremo, manco a dirlo, è chiuso, ma c’è una fontana ed il riposo è gradito e allietato da una bella visuale,
solo in parte limitata dalle nuvole basse. E’ giunto anche il momento di organizzarsi per il pernottamento e,
sempre grazie alle notizie fornite da Luca, Angelo e Claudio contattano il Ristorante Hotel “La Bruna” di
Bivigliano che non è contemplato nella guida. Si tratta di una deviazione da quanto previsto dalla guida della
Tamari Edizioni che, invece, prevede l’arrivo a Fiesole. Ai due questa tappa appare sovradimensionata ed in
eccesso; la fermata a Bivigliano, invece rende più agevole e meglio distribuite le due tappe finali. Arriva l’ok
per una camera a due letti e la cena e inizia la discesa verso il paese toscano.
All’ingresso del paese viene fatta una nuova telefonata a Roberto che indica loro la strada da seguire.
Hanno un moto di soddisfazione quando trovano l’indicazione di via della Fittaccia, la strada dell’hotel, a cui
segue uno di delusione perché il civico iniziale è ben superiore a quota tremila! In realtà continua per molto
la strada in discesa (sono circa 300 i metri di dislivello dal Monte Senario) fino a raggiungere l’albergo che è
in centro del paese., al civico 5 (!).
L’accoglienza di Roberto e una birra fresca nel giardinetto del locale servono a riconciliarsi con la
vita e segue la sana routine della doccia,in un bagno decisamente più spartano rispetto ai livelli di quello
della sera prima a San Piero a Sieve.
Luca si reca in visita alla piccola chiesa del paese e viene catturato da alcune agguerrite donne del
paese che, in pratica, lo prendono in ostaggio e lo liberano solo dopo la recita del Rosario. E’ sicuramente un
buon ragazzo, iscritto al primo anno di Medicina a Padova, scelta per il maggior prestigio rispetto a quella
della città natale di Ferrara e, senza farne mistero, anche perché vuol un po’ allontanarsi dall’ambiente
familiare ed iniziare un suo percorso. Il tutto comprende la rinuncia ai pranzetti delle nonne, specialiste nella
robusta cucina ferrarese, ma tutto ha un prezzo. Ha le idee chiare e la Via degli Dei intrapresa in solitaria
conferma la solidità del suo temperamento.
La cena nella trattoria è una piacevole sorpresa: fanno la parte del leone le ficattole con formaggio e
prosciutto, ma non sfigurano come primo piatto gli involtini alle pere e formaggio, oppure la rosticciana
(costine di maiale). Il fagottino caldo è il dessert, frutto della cucina dei teneri suoceri di Roberto, avanti
negli anni, ma ancora al pezzo ed operativi in cucina. Roberto ci racconta un po’ dei suoi progetti sul locale
che gestisce dal’inizio dell’anno (in precedenza aveva una pizzeria, sempre a Bivigliano), della concorrenza
del vicino Centro sportivo che, in realtà, in estate fa da pizzeria. Il Centro è aperto e vi è anche un po’ di
gente e i due hanno la conferma che il paese è stato un paese di villeggiatura per i fiorentini, con seconde
case e adesso vissuto anche da gente che trova casa qui, ma va a lavorare in città.
Nella bacheca del Centro sportivo trovano una storiella, che tanto divertente non è, ma che qui si
riporta:


Una strana storia
E’ una giornata uggiosa in una piccola cittadina, piove e le strade sono deserte.
I tempi sono grami, tutti hanno debiti e vivono spartanamente.
Un giorno arriva un turista tedesco e si ferma in un piccolo alberghetto.
Dice al proprietario che vorrebbe vedere le camere e che forse si ferma per il pernottamento e mette sul bancone della ricezione una banconota da 100 euro come cauzione.
Il proprietario gli consegna alcune chiavi per la visione delle camere.
1. Quando il turista sale le scale, l’albergatore prende la banconota, corre dal suo vicino, il macellaio, e salda i suoi debiti.
2. Il macellaio prende i 100 euro e corre dal contadino per pagare il suo debito.
3. Il contadino prende i 100 euro e corre a pagare la fattura presso la Cooperativa agricola.
4. Qui il responsabile prende i 100 euro e corre alla bettola e paga la fattura delle sue consumazioni.
5. L’oste consegna la banconota ad una prostituta seduta al bancone del bar e salda così il suo debito per le
prestazioni ricevute a credito.
6. La prostituta corre con i 100 euro all’albergo e salda il conto per l’affitto della camera per lavorare.
7. L’albergatore rimette i 100 euro sul bancone della ricezione.
8. In quel momento il turista scende le scale, riprende i soldi e se ne va dicendo che le camere non gli piacciono lascia dalla città.
- Nessuno ha prodotto qualcosa
- Nessuno ha guadagnato qualcosa
- Tutti hanno liquidato i propri debiti e guardano al futuro con maggiore ottimismo



Nella camera doppia, con arredamento vintage piomba dapprima il silenzio, poi, dopo che Angelo ha
leggiucchiato il suo libro, arriva anche il sonno.

 


Fine quinta puntata - continua

 

 

 

La via degli Dei (o anche Sentiero degli Dei) è un percorso escursionistico che collega le città di Bologna e Firenze, passando attraverso gli Appennini.
Il nome deriva probabilmente dai toponimi di alcuni monti attraversati, fra cui Monte Venere a Monzuno e Monte Luario a Firenzuola (con riferimento alla dea Lua, invocata dai Romani in guerra), nei pressi del passo della Futa. La via, attualmente segnata dal CAI, utilizza un percorso principalmente di crinale molto simile ai percorsi utilizzati nel Medioevo per le comunicazioni fra Bologna ed il capoluogo toscano, e ancora prima dai Romani attraverso l'antica strada militare romana Flaminia minore.
Resti del tracciato della Flaminia minore, lungo la "via degli Dei" nei pressi di Pian di Balestra, Appennino Bolognese
Il percorso, ricostruito a partire dagli anni '90, attraversa numerosi luoghi di interesse naturalistico e paesaggistico a quote intorno ai 1000 m s.l.m.. In alcuni punti i sentieri passano proprio sulle antiche pavimentazioni stradali ancora superstiti dopo 2000 anni di storia.
 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Piazza Scala - luglio 2014