Business and soups - affari e minestre
Capitolo settimo - Le scommesse e la protezione
Fino a qui abbiamo parlato della
organizzazione quotidiana del ristorante, e di quella notturna più
sofisticata, ma l’attività della famiglia non si limitava certo solo
a quella.
Quella del ristorante era la copertura, la facciata, perché il business
più grosso era nelle scommesse clandestine, nelle bische situate in punti
strategici della città, e nella protezione.
Un vero capo famiglia non può fare a meno della protezione.
La fortuna di Don Vito era a suo tempo iniziata proprio con la protezione
quando aveva preso il posto di Angelino ‘O Pazzariello.
E la protezione si dà e si richiede; un po’ come fa un Vescovo nella sua
Chiesa dove benedice la folla mentre alla stessa dice: “Venite a me!”
E della sua famiglia Don Vito era il Vescovo che benediceva chi lo
andava a trovare nel suo ufficio a confessarsi, e a chiedere qualche grazia.
Durante la giornata erano in tanti a bussare alla sua porta: il compaesano
proprietario della Grocery (drogheria) che non riusciva più a pagare
i fornitori, e chiedeva un prestito da rimborsare a lunga scadenza; il
vecchio sarto Strummiello che doveva far sposare la figlia rimasta incinta,
oppure le sorelle Barone che pregavano Don Vito di prendere nella famiglia
il loro nipote che era persona di fiducia e bisognosa.
Ecco, un piccolissimo esempio, dei tanti appuntamenti quotidiani: un
assaggio della giornata del nostro boss.
A tutti dava udienza, e nessuno, dico nessuno, usciva da quella porta senza
avere avuto soddisfazione.
Naturalmente chi si rivolgeva a Don Vito sapeva che sarebbe stato da quel
giorno suo debitore, e che quindi avrebbe in qualsiasi momento dovuto
rendere il piacere quando glielo avesse richiesto.
Fra i tanti c’era anche chi andava a trovarlo solo per rendergli omaggio, o
portargli i saluti di questo e di quello, vecchi e lontani parenti ( o amici
degli amici) che avevano ancora salde radici in Sicilia.
E fra questi, naturalmente, c’era anche chi recava notizie fresche dei
Macaluso, cioè degli eredi del famoso Don Ciccillo, colui che aveva
ammazzato il padre.
E gli raccontavano che adesso erano i giovani a comandare, e a imporre il
pizzo, perché i vecchi, o erano morti, o erano stati messi in un angolo dai
giovani, senza onore, e privi di scrupoli.
Si erano allargati i Macaluso ed erano entrati nel traffico dei narcotici
grazie alla alleanza con la famiglia Battaglia.
Di questi ultimi il nostro boss avrebbe dovuto guardarsi le spalle perché da
poco erano sbarcati in America, in cerca di territori dove piazzare la
merce.
Don Vito prendeva nota e registrava tutte queste nuove notizie.
Che allo stato attuale erano solo voci, ma meritavano di giusto
approfondimento, perché si sa, molto spesso, nelle chiacchiere della gente,
c’è sempre un fondo di verità.
Ed è dunque molto meglio prevenire certe cose, per non farsi prendere alla
sprovvista anche se, tutto sommato, nel suo quartiere poteva dormire sonni
tranquilli perché c’erano occhi amici per vedere, e orecchie attente per
sentire.
Se ci fossero stati movimenti particolari, lui lo avrebbe saputo subito.
Ma erano le altre zone della città quelle più in pericolo, perché da lì, da
quelle più lontane, esisteva la possibilità di infiltrazioni esterne
condotte da gente pronta a tutto!
Per cui gli ordini erano: “Attenti picciotti …… occhi aperti!”
La conduzione delle bische fuori da Little Italy era affidata
principalmente a persone a lui molto vicine, come i cugini Astori, e i
fratelli di Alfonsa che, da piccoli commercianti di stoffe, erano stati
trasformati in ricchi biscazzieri.
I componenti della famiglia andavano tutti d’accordo in linea di
massima, anche perché quando c’era qualcuno che malauguratamente sgarrava, o
avanzava pretese fuori luogo, sapeva che prima o poi avrebbe fatto i conti
con Al Ventura, e la conversazione con lui non era mai piacevole, nè
indolore.
Tempo addietro ci fu quello sciagurato, di nome Sonny Bonocore - un cugino
alla lontana dei Gambini - che ebbe la folle idea di mettersi in tasca una
parte degli introiti della bisca di lusso da lui condotta in Manhattan.
Il giochino consisteva nel truccare alcune scommesse delle corse dei cavalli
d’accordo con un paio di allibratori altrettanto sconsiderati.
Il trucco però andò avanti solo sei settimane, perché, quando il contabile
della famiglia scoprì gli ammanchi, fu facile per Don Vito fare di
conto, e sorprendere il nostro merlo con le mani nel sacco.
Così gli addetti ai lavori non si stupirono più di tanto quando Sonny
Bonocore fu trovato morto stecchito con la testa schiacciata in una pressa,
e i due compari allibratori furono rinvenuti a penzolare con la corda al
collo in una stalla.
Le bische clandestine di Don Vito si distinguevano dalle altre, per diversi
motivi.
Per prima cosa erano considerate le più sicure dato che erano protette
direttamente dai poliziotti che dovevano rendere conto al Capo della
Polizia, quello stesso Mac Donnel che si riempiva le tasche senza fondo con
i verdoni che gli passava il nostro boss.
Per seconda cosa l’ambiente, che era sempre elegante, fornito di vini e
liquori di alta classe, serviti il più delle volte da fanciulle molto
disponibili, e mai volgari, dato che venivano selezionate e scelte per la
loro bellezza e raffinatezza.
Certo, nel mucchio (forse una trentina di bische nella sola New York), e
relativamente alle zone in cui venivano aperti, c’era il locale dove la
conduzione era più attenta e curata di altri.
Ma questo dipendeva dal manico, cioè dal responsabile.
E come in ogni azienda che si rispetti, il responsabile, a fine esercizio,
doveva rendere conto, e fare conti col boss, il quale se riscontrava
- registri alla mano - che i proventi erano inferiori alle aspettative per
incapacità, o perché il locale che aveva in gestione non era condotto
secondo i canoni imposti, veniva sostituito immediatamente.
In maniera indolore ( se non c’era dolo), ma se veniva alla luce che non
c’era solo incapacità, ma altro, come qualche pecca contabile che
presupponesse appunto il dolo, la pena che veniva inflitta allo sciagurato
era molto, ma molto pesante ( vedi in argomento quello che capitò a Sonny
Bonocore).
Fine della settima puntata (continua)
Piazza Scala - febbraio 2011