Mi ha fatto piacere leggere gli “appunti di viaggio” del collega Vincenzo Graziano (Genova) intitolati “Tra grotte trulli e ulivi centenari” (visualizza)e per un pugliese DOC come me è sempre uno stimolo per parlare di questa splendida terra dai mille volti, dalle mille culture tanto diverse che si abbracciano e si fondono in un’unica regione che si estende per 425 km di lunghezza in linea d’aria calcolati dal limite più settentrionale in località Marina di Chieuti (FG) fino a quello più meridionale di Santa Maria di Leuca (LE). Mi definisco pugliese DOC per aver “vissuto” in tutte e sei le provincie e “lavorato” in quattro di esse e ritengo di conoscerne abbastanza bene i vari usi, costumi, tradizioni, dialetti. Quando ero Vicedirettore di sede Bari come settorista seguivo alcune “piazze” tra cui proprio Castellana Grotte e Alberobello. Ergo....un invito a nozze poter descrivere altri dettagli che riguardano in particolare Alberobello e la Valle d’Itria che conosco molto bene avendo, fra l’altro, moglie con origini materne di Cisternino che è uno dei Borghi più belli d’Italia che si affaccia proprio sulla Valle (per chi volesse rileggere un pezzo su questo Borgo linkare http://www.piazzascala.altervista.org/cisternino/index.html) .

 

Cliccate sulle miniature sottostanti per visualizzare le immagini ingrandite

 

I trulli sono costruzioni caratteristiche tipiche di Alberobello e di tutta la Valle d’Itria che si sviluppa degradante dall’altopiano delle Murge.

Murgia significa “roccia affiorante”

 

 

 

ma nei secoli l’uomo, con tenacia e costante lavoro, ha provveduto in buona parte alla sistemazione del suolo per adattarlo all’agricoltura utilizzando quello stesso elemento che l’ostacolava: la pietra. Con le pietre, infatti, egli ha costruito muriccioli di contenimento, confini di proprietà, suddivisione di appezzamenti, manufatti di ogni genere e soprattutto le chianche o chiancarelle che sono le pietre utilizzate per la costruzione dei trulli.

 

 

Di pietra, e perfettamente inserita nell’ambiente, è una sua caratteristica dimora: il trullo.

Volendo risalire al termine “trullo”, in dialetto chiamato “truddhu” molti studi riportano al 1500 A.C. quando  con il nome greco-classico “tholol” si indicava una cupola posta su di una tomba situata nei pressi della Rocca di Micene in Grecia o, ancora, riferendosi al termine greco-bizantino “torullo” si indicava il vestibolo del Palazzo Imperiale di Costantinopoli a forma di cupola e, infine, con il termine latino “turris” con le sue varianti “turulla”, “trulla”, “trullum” si indicava una piccola torre a forma di cono.

Personalmente preferisco abbracciare la teoria sulla datazione dei trulli dalla presenza in Turchia del villaggio di Haran costituito da migliaia di trulli. Questo villaggio, anticamente chiamato Caran, è stato nel duemila avanti Cristo il punto di partenza del viaggio di Abramo per raggiungere la terra promessa. Il villaggio ricostruito mille anni fa nel periodo dell’occupazione bizantina in Puglia, fa pensare alla possibilità che alcune comunità ebraiche stabilitesi nella provincia di Bari e Taranto, abbiano portato in Puglia l’architettura delle costruzioni a trullo. Del resto è sufficiente osservare le immagini qui di seguito riprodotte per verificare notevolissime somiglianze e similitudini.

 

 

Nel corso dei secoli i trulli primordiali si sono progressivamente perfezionati trasformandosi da ripari di fortuna in funzionali abitazioni e per la loro continuità d’uso e per una serie di ragioni economiche, sociali e culturali si sono sviluppati assumendo delle proprie caratteristiche architettoniche molto più evolute rispetto alle altre tipologie esistenti in altre parti del mondo (vedi “i camini delle fate” in Cappadocia), divenendo un patrimonio artistico nel suo genere.
 

 

I comuni di Alberobello, Noci, Putignano, Castellana Grotte, Locorotondo, Cisternino, Ceglie Messapica e Martina Franca situati nella Valle d’Itria circoscrivono un’area detta la “Murgia dei Trulli” che presenta la maggior concentrazione di queste costruzioni in Puglia.

 

 

 Ma, come già detto, i trulli pur essendo più presenti nella zona della Murgia dei Trulli e con caratteristiche più evolute e raffinate, sono diffusi, anche se con forme differenti, di solito a cono tronco e a seconda dei materiali con cui sono costruiti anche in altre aree che possiamo suddividere in “Litorale adriatico da Barletta a Bari” – “Litorale Bari-Fasano” – “Agro di Ostuni e Carovigno” -  “Salento” (Le pagghiare).

Su quest’ultima tipologia di trullo, alcuni anni fa ho scritto alcuni appunti che potrete trovare al link seguente  http://www.piazzascala.altervista.org/pagineinterne/dolmen/dolmen.html .

Alcune precisazioni, infine, meritano i segni apotropaici che sono delle figure dipinte con la calce come si può notare dallo scorrimento delle immagini seguenti. Il collega Graziano nei suoi appunti di viaggio ne ha fatta una descrizione distinguendoli in Primitivi, Magici, Cristiani e Ornamentali. Questi simboli hanno sempre incuriosito studiosi e visitatori. Secondo taluni questi segni risalirebbero a prima della venuta di Cristo o, comunque, sarebbero stati usati dai pagani. Altri studiosi sostengono che tali segni potrebbero essere stati presi dai pagani e poi cristianizzati. Infatti, il cristianesimo usò i simboli che già esistevano e poi ne cambiò il significato dandone uno cristiano. Dunque, si tratterebbe di simboli cristiani e perciò molto successivi alla nascita di Cristo ed è pensabile che siano stati importati da  cristiani orientali di passaggio dalla Puglia o che vi si siano stabiliti. Nei primi secoli i cristiani orientali facevano molto più uso dei simboli rispetto ai cristiani occidentali che rifiutavano l’uso del simbolo della croce in quanto ritenuta vergognosa per la morte di Gesù.

 

 

Sempre dalle immagini, si può notare che i trulli sono sormontati da pinnacoli che secondo una teoria generalizzata rappresentano la firma del costruttore o l’appartenenza a una precisa famiglia.

 

 

A questo proposito ho una convinzione mia tutta personale frutto di un ragionamento avuto tanti anni fa nella campagna di Cisternino con un vecchio contadino quasi centenario. Questo vegliardo mi spiegava puramente e semplicemente  la sua  teoria che contrasta con la concezione di pinnacolo ideato come  puro elemento decorativo per conferire slancio ed eleganza alla copertura del trullo.

Assodato che il “truddhu” ha origini orientali fra Turchia, Siria, Anatolia zone notoriamente soggette a frequenti e devastanti terremoti, quel pinnacolo a forma prevalentemente sferica originariamente in Valle d’Itria non veniva fissato ma solo appoggiato in modo da lasciarlo libero di “rotolare” giù dalla cupola in caso di un eventuale movimento tellurico, in modo tale che il rumore provocato consentisse agli abitanti del trullo di mettersi tempestivamente al sicuro: una cautela di certo anch’essa importata dall’Oriente. Difatti, se osserviamo le immagini dei trulli di Harran situati in zona soggetta a terremoti, possiamo notare che sono tutti, indistintamente, sormontati da un pinnacolo posto in equilibrio che precipitando svolge sicuramente una funzione di “allarme” in caso di sisma.

In Valle d’Itria, con la scoperta delle Grotte di Castellana nel 1938 si è potuto avere conferma che la zona è a bassissimo o nullo rischio sismico osservando le concrezioni calcaree che si sono formate da 100 milioni di anni a questa parte dando origine a stalattiti e stalagmiti a volte collegate fra loro da spessori anche esilissimi che non reggerebbero o non avrebbero retto, anche nei secoli scorsi,  un movimento tellurico anche di modesta entità. Di conseguenza, il pinnacolo che in passato avrebbe dovuto svolgere le funzioni di “sentinella” del sisma, oggi  scongiurato il rischio sismico, è rimasto soltanto come elemento decorativo.

 

Fernando Mazzotta (Taranto)

 

 

 

 

 

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Piazza Scala - ottobre 2014