Fortuna Della Porta presenta

SCACCO AL RE

un suo lavoro teatrale che ha
vinto premi importanti
 

Scacco al re Atto primo - scena prima Atto primo - scena seconda Atto secondo - scena prima Atto secondo - scena seconda

 
 

Scena seconda

MARGHERITA (guardandosi allo specchio e poi girandosi) Finalmente l'avventura è finita. Ancora un'ora e togliamo le tende. Sbaracchiamo: si parte...

GIOVANNI ( in piedi, molto irritato): Detto in malo modo ma è così.

MARGHERITA: Cinque repliche e altrettanti spettatori. L'applauso totale sotto il minuto: controllato!

GIOVANNI: Questa sera ho contato tredici poltrone occupate. Di solito dopo il primo atto metà del pubblico se ne va...fai un po' il conto. L'altra sera diluviava che sembrava si portasse il teatro e mi permisi qualche speranza... Niente: tutti sotto la pioggia, piuttosto che qui...

MARGHERITA:…piuttosto che sentirci belare, vuoi dire? Intanto finisce qui e da domani…senza lavoro.

GIOVANNI:Non ricominciare a dire: te lo avevo detto, altrimenti esplodo. Santo Dio, ho capito, ho capito...Mi hai fatto una testa così dalla sera della prima. Ma hai torto. Hanno torto.

MARGHERITA: Perché, vorresti insinuare che non ho ragione? Ti sono venuta appresso in questa avventura senza capo né coda ed eccomi qua. Tu e quel principiante del regista e questo testo di un dilettante... E' la prima volta che il tuo fiuto ti inganna, ma lo ha fatto alla grande...Che razza di personaggi: stilizzati, senza sangue. Dimmi, come può scattare negli spettatori un meccanismo di identificazione o almeno di partecipazione?  Sono tutti finti, sembrano delle marionette. E dialoghi tanto lunghi da mozzarti il fiato. Non c'è ritmo...l'intreccio è poco plausibile. Un dialogo barocco, desueto…Ma tu non mi ascolti mai...

GIOVANNI: Dillo!

MARGHERITA: Cosa?

GIOVANNI: Povera me!…

MARGHERITA: Appunto: povera me!

GIOVANNI: Sai che ti dico? Se vuoi una storia scritta col sangue, apri una pagina di un quotidiano(prende un giornale)-ecco, ecco, guarda qua- tre morti davanti ad un bar…aspetta…più sotto…uno si è gettato sui binari della metropolitana…insomma, ti aggiorni su una sparatoria e appaghi la tua morbosità. Lì c'è tutto. Ora del delitto, età, luogo di nascita, interessi dei protagonisti: una goduria.

Lo capisci che non se ne può più della vita vera: tra giornali, televisione-verità, pubbliche confessioni ed ammende sei aggredito da tutte le parti. E' un assedio. L'arte deve portarti in un'altra dimensione. Così ti salva. Se ti vuoi salvare. Ma tu no. Non ti vuoi salvare.

MARGHERITA: Basta! Non mi voglio salvare…Mettiamola così: alla fine contano gli spettatori che in modo lampante hanno decretato che questo lavoro non piace a nessuno.

GIOVANNI: E va bene, va bene. Voglio però che mi lasci in pace.

MARGHERITA: Ti ricordi quando facevo Linda, nella Morte di un commesso viaggiatore? Che successo!

GIOVANNI: Ci risiamo. Ma perché ti ostini a vivere nel passato. E' accaduto cento anni fa, che ti dovevano invecchiare per fare Linda da grande.

MARGHERITA:Dieci, dico dieci minuti di applausi. E tu con quelle spalle curve per tutto il tempo…il povero Willy che porta sulle spalle tutto il peso del mondo: come si fa a non commuoversi...Non ti ho mai amato tanto: ero diventata Linda per davvero. Nell'ultima replica eccezionalmente furono ammessi spettatori in piedi altrimenti non ci avrebbero permesso di cominciare. Quante stagioni abbiamo fatto? Che personaggio! Che forza emana in quella sua dedizione! Quante mogli ci si riconoscono? Io per prima...

GIOVANNI: Sai perché conservi ricordi tanto, diciamo, rosei? Perché eri giovane e perché le cose tra di noi allora funzionavano, almeno sembrava. E poi di questo mollusco di commesso più cieco di una talpa non ne posso più. Non lo rifarei, adesso che ho l'età non lo rifarei. Passato. Amen.

MARGHERITA: Come hai detto? Sembrava...sembrava che si fosse felici noi due. È questo che dicevi?

GIOVANNI: Va bene, va bene. Mi correggo. Si andava alla grande, sei contenta? Preparati, adesso: stiamo per ricominciare. Sistemati la parrucca, ti pende da questa parte.

MARGHERITA: Hai portato la macchina o torniamo in taxi?

GIOVANNI: Vedi tu come vuoi tornare. Io avrei da fare.

MARGHERITA: Ancora?

GIOVANNI: Anche domani. Insomma parto.

MARGHERITA: Fammi capire: non parti da solo, vero? La storia si ripete. Su chi hai messo gli occhi questa volta? Guarda che se parti puoi tornare anche in ginocchio: non ti apro, cambio la serratura, questa volta. E' diventato più vecchio di Matusalemme questo caprone e mi fa il solito scherzetto. Chi è? Ma non ci casco. L'ho promesso ad Angela. Chi è questa volta? La conosco? Senti, quando ti sarai stufato non tornare, non ti voglio, non ti perdono.

GIOVANNI: Pulisciti gli occhi. Non è il momento. Finiamo questa cosa e dopo parliamo. Comincia a starmi sullo stomaco questo capolavoro: salterei volentieri il secondo atto, ma...Che ne dici? Dopo parliamo con calma. Ho detto con calma. Ti dirò tutto. Promesso.

MARGHERITA: Mi devi prima dire chi è. Non mi puoi fare questo!

GIOVANNI: Fare cosa? Quanto sei melodrammatica!

MARGHERITA:La prima volta che ti ho visto nel letto con un'altra avevo nostra figlia in braccio e per poco non mi cascava.

GIOVANNI: Ho ancora bisogno dei miei spazi.

MARGHERITA:La sarta: ti eri portato a letto la sarta della compagnia, più vecchia di te di dieci anni. Con te funziona così: basta che sia una donna e respiri... Mi sono giocata una figlia. Non vuole vedere neanche me. Angela mi telefona, ma non mi porta il bambino. Ho una fotografia, ma che me ne faccio. Ormai ha tre mesi: mi ha detto che ha imparato a ridere.

GIOVANNI: Quando mai tua figlia mi ha potuto vedere?

MARGHERITA: L'ultima volta che sei sparito lasciandomi senza un soldo  sono andata da lei. Avevo un bel livido sul braccio tanto me lo avevi stretto...mi ha dato qualcosa e mi ha messo alla porta: torna quando lasci quel farabutto. Mi ha detto. Ha mantenuto la parola…

GIOVANNI: Farabutto a me? A suo padre?

MARGHERITA: E come ti dovrebbe chiamare? Angela non è mai stata né sorda né cieca... Ma io adesso...è troppo tardi...troppo tardi per tutto.

GIOVANNI: Ma andiamo, ti sembra il momento? Che tono! Sono stato un tantino esuberante...ma sono sempre tornato a casa. Anche con un gioiello... sì anche quando non potevo. Un prestito, un acconto...Hai sempre lavorato e di chi è il merito? Consentimi: ho seguito la tua carriera più della mia; ti vaglio le proposte, cerco di...

MARGHERITA: Ti prendi la mia paga e mi tradisci sotto gli occhi di tutti...Sai che gli altri mi disprezzano? Mi disprezzano perché mi faccio umiliare...Io stessa mi giudico una sorta di ostacolo, sento la mia fisicità eccessiva: vorrei scomparire.

GIOVANNI: E questa battuta da dove viene? Fammi indovinare...Ecco il tuo problema: non sai tenere i piedi per terra. Hai delle aspettative esagerate, non sai prendere la vita alla giornata. Santo Dio, un minimo di leggerezza e devi vedere come ti viene bene.

MARGHERITA: A me non ha mai detto bene.

GIOVANNI: Diciamoci la verità, Margherita. Tu sei stupida, non hai carattere, uffa, che palla al piede e con questo ho finito. E' ora di tornare in scena, ma se non mi concentro un minuto va a finire che mi dimentico le battute. Per piacere, fammi stare calmo, non mi aizzare, secondo il tuo solito. Saresti capace di rubarmi il copione dalla testa...

MARGHERITA: Dimmi prima chi è.

GIOVANNI: Non fare la lagna: non è importante. Datti una sistemata: dobbiamo finire bene, per correttezza. Anche per un solo spettatore…

MARGHERITA: Non sarò mai più Linda, vero? Sono troppo vecchia. Le donne invecchiano prima anche nell'arte...

GIOVANNI: Su, su, scusami per quello che ho detto. Non lo pensavo. Stai calma. Neppure io sarò più Willy. Aggiustati, concentrati, ci siamo. Datti un po' di rossetto sulle guance, asciugati le lacrime. Lo sai che ti voglio bene, ma tu certe volte mi fai diventare pazzo.

MARGHERITA: Allora resti?

GIOVANNI: Ma può darsi, dopo ne parliamo. Su, bella, sorridi, andiamo...andiamo.

 

FINE Atto Primo