I MAYA: UN POPOLO DALLE ROBUSTE RADICI
di Giorgio Nobis

 

   terza puntata: libri e calendari   
clicca sulle immagini per ingrandirle
 
Ci sono inoltre giunti, quasi integri, alcuni libri: in particolare il POPOL VUH (o libro della stuoia,
per tale intendendo il Consiglio dei saggi maya), scritto a metà del XVI secolo nella loro lingua, ma
con caratteri alfabetici latini. Tratta della mitologia, della religione, della storia e delle migrazioni
dei Maya Quichè, i cui discendenti vivono tuttora sugli altipiani guatemaltechi. Le notizie che si ricavano da questo scritto sono, sia direttamente sia per similitudine con le altre popolazioni maya, di straordinaria importanza per la comprensione di questa antica etnia.
Questo testo inizia dalla creazione del mondo e quanto narra è essenziale per comprendere l’anima
profonda di questo popolo. É da notare che, nel pensiero maya, non è l’apparizione del genere
umano il punto culminante della creazione, ma quello dell’alba dei tempi (ovverosia della luce, concetto analogo a quello espresso in Genesi 1,3).
Sono stati peraltro i nove libri di CHILAM BALAN (ovvero “Sacerdote Profeta”), scritti nei secoli
posteriori alla conquista spagnola da autori indigeni, in lingua maya yucateca ma in caratteri latini
per una più facile comprensione e che ci hanno consentito di avere un ragguaglio storico dei Maya
dello Yucatàn. Il loro contenuto è sovente simbolico ed anche contraddittorio, ma lo studio dei monumenti e gli scavi archeologici eseguiti negli antichi insediamenti maya della penisola yucateca
hanno confermato ed anche chiarito numerosi passi di questi preziosi testi indigeni.
Passando alla loro nozione del tempo, è da rilevare che la cronologia del loro attuale ciclo storico
era calcolata da un punto fisso del passato (come per i cristiani dalla nascita di Gesù, ad esempio),
data tradotta secondo il nostro calendario come 3114 a.C., forse correlata ad un importante evento al termine del ciclo precedente e l’inizio della creazione del ciclo attuale. Già dai primi secoli dell’era cristiana i loro sacerdoti-astronomi erano in grado di predire con gran precisione le eclissi e di stabilire accuratamente il corso del pianeta Venere, che costituiva un preciso riferimento astronomico.
Essi avevano stabilito i seguenti loro cicli storici:
- Era dell’Acqua dal 23.614 al 18.489 a.C.
- Era dell’Aria dal 18.489 al 13.364 a.C.
- Era del Fuoco dal 13.364 all’ 8.239 a.C.
- Era della Terra dall’8.239 al 3.114 a.C
- Era dell’Oro dal 3.114 a.C. al 2012 d.C.
risalendo, quindi, alla notte dei tempi, analogamente a quanto scritto dai Sumeri nelle sette tavole
EN.UMA.EL.ISH.
Vediamo ora il loro sistema calendariale, che è molto complesso e certamente il più accurato tra
quelli conosciuti prima dell’introduzione del calendario gregoriano.
Anzitutto utilizzavano un calendario lunare sacro, detto TZOLKIN, che serviva a scopi rituali e  divinatori, composto di 260 giorni, suddivisi in 13 mesi di 20 giorni ciascuno. Nello stesso tempo si servivano di un calendario solare, denominato HAAB, di 365 giorni (KIN), suddiviso in 18 mesi
di venti giorni ognuno (UINAL), più cinque giorni “nefasti” (UAYEB). Ogni giorno ed ogni mese
aveva il proprio nome ed era indicato da un proprio glifo. Il loro secolo durava 52 anni, ciclo
destinato a ripetersi senza variazioni e che faceva coincidere i due suddetti calendari nel medesimo giorno, secondo la concatenazione evidenziata dalle due ruote del tempo (vd. figura a destra).
Il periodo di tempo insito nel Computo Lungo, a partire dal terzo ordine d’unità, era uniformemente
il numero venti:
20 kin = 1 uinal, di 20 giorni
18 uinal = 1 tun di 360 giorni (più 5 giorni uayeb)
20 tun = 1 katun di 7200 giorni
20 katun = 1 baktun di 144.000 giorni
20 baktun = 1 pictun di 2.880.000 giorni
20 pictun = 1 calabtun di 57.600.000 giorni
20 calabtun = 1 kinchiltun di 1.152.000.000 giorni
20 kinchiltun = 1 alautun di 23.040.000.000 giorni
rappresentati dai nove glifi a noi noti (vds. la figura sottostante), l’ultimo dei quali introduttivo di
computo lungo:

Si noti che i Maya, pur avendo nozione del fatto che il giorno è leggermente più lungo delle 24 ore, non inserivano ogni quattro anni un giorno bisestile, cosicché ogni 52 anni le tavole calendariali dovevano essere riviste onde evitare nel tempo discrepanze troppo forti.
I tre più comuni computi ciclici usati da queste genti (l’anno sacro di 260 giorni, l’anno vago di 365 giorni e la serie calendariale di 52 anni) sono concezioni antichissime, condivise da tutte le popolazioni mesoamericane.
Le conoscenze in materia d’aritmetica erano molto sviluppate, tant’è che già nel preclassico avevano iniziato ad usare un sistema di numerazione per posizione, in cui era implicito l’uso del concetto matematico di zero. Avevano anche utilizzato un sistema di computo vigesimale, basato sul cambiamento di posizione a venti (anzichè a dieci, come nel nostro sistema decimale).
Un punto rappresentava l’unità, mentre una barretta era utilizzata per rappresentare il numero cinque; al numero venti entrava in campo lo zero, concepito come vuoto posizionale:
Per queste genti la matematica faceva parte della sfera religiosa e rappresentava forme di conoscenza e di controllo delle energie sacre emanate principalmente
dagli astri, considerati epifanie dell’essenza divina.
 
(continua)

 

 

 

 

seconda puntata pagina indice quarta puntata

 

 

 

 

 

Segnala questa pagina ad un amico:



 

 

 

 

 

Piazza Scala - maggio 2013