Da Saint Jean Pied de Port a Santiago de Compostela  (passando da Roncisvalle)
Terza puntata
 

 

1 aprile 2010 – Giovedì Santo – Parigi – St.Jean Pied de Port

 

Tappa di avvicinamento al punto di partenza, interamente su suolo francese.

Arrivo puntuale a Parigi Bercy, la stazione che accoglie tutti i treni notturni, come il mio da Milano. Non mi ricordavo che si dormisse così male nelle cuccette! Per fortuna eravamo solo in quattro, anche se la SNCF (le Ferrovie francesi) ha pensato bene, in occasione della Pasqua, di sospendere le tariffe agevolate; mi fa compagnia una famiglia, marito, moglie e una ragazzina, probabilmente con destinazione Eurodisney.

La nottata viene allietata intorno alle 3,20 del mattino da un tentativo di furto nel nostro scompartimento: nonostante le due chiusure della porta scorrevole, questa viene scardinata dal basso. Per fortuna la signora è insonne e le sue parole mettono in fuga i malintenzionati. Scendo dalla cuccetta e cerco di rimettere a posto la porta, ma senza successo. Vado a svegliare il cuccettista che, con l’aiuto di qualche attrezzo, ci riesce.

Riprendere sonno non è facile e le prime livide luci del mattino francese mi vedono nel corridoio. Come inizio non c’è male!

La giornata è bella e fredda.

Arrivato a Parigi Bercy, decido di concedermi un taxi, invece della metropolitana per raggiungere la stazione di Parigi Montparnasse.

Il tragitto diventa un mini tour della Ville Lumiére: Nŏtre Dame, la Tour Eiffel e Montmartre in lontananza, qualche ponte sulla Senna.

Rispolvero il mio francese con il tassista che mi spiega che anche in Francia è il primo aprile e vi è l’usanza del “poisson d’avril” e ha già sentito alcune strane notizie alla radio, tipo dei defunti che si sono lamentati delle esequie con il sacerdote che le ha officiate! Mi parla dei Monti cantabrici che andrò a visitare, dei Paesi Baschi nel versante francese e spagnolo, dell’ottimo prosciutto crudo che potrò gustare.

Raggiungo con 20 euro la Gare de Montparnasse. Fa veramente freddo e inizio a tastare la sensazione di girare con lo zaino in spalla. Un cappuccino bollente e un croissant presi in stazione mi scaldano un po’ nell’attesa che sul binario 2 mettano il TGV 8515 per Bayonne/Iruna.

Al bar intravvedo una tipa con le trecce bionde, zaino e materassino. Sembrerebbe una pellegrina, ma sono ancora a Parigi e non è detto.

Solo 20 minuti prima della partenza viene annunciato il treno; la mia carrozza è in testa ed il TGV è lunghissimo. Ci metto dieci minuti buoni per raggiungere il mio posto che è strettino e anche sistemare lo zaino non è semplice.

Nella stessa carrozza ci ritrovo la biondina con le trecce, armata di zaino. Chissà da dove viene?

I posti sono proprio scomodi e poco spaziosi. Ci sono molti giovani che tirano fuori PC portatili e iniziano a usarli o a vedere films scaricati in precedenza.

Un po’ di tempo (da Parigi a Bayonne ci vogliono cinque ore circa) lo trascorro nello strapuntino dove ci sono le portiere, dove almeno posso stendere le gambe. Sono senza IPOD, IPHONE, MP3 e PC portatile: sono proprio vecchio.

Il treno marcia veloce sulla piatta pianura francese e passiamo da Bordeaux, dove Giovanni ha già fatto tappa compiendo il tragitto da Nizza.

La tipa con le trecce bionde mi chiede se il treno è puntuale e allora capisco che è italiana.

Giovanni è già a Saint Jean PdP e con un sms mi invita a tentare di prendere il bus delle 15,09, ipotesi che avevo scartato, considerato che l’arrivo a Bayonne è previsto alle 15,06 e avevo preso il biglietto per il bus delle 18,12, mettendo in conto una visita della città transalpina.

Ma la puntualità del treno francese, le dimensioni ridotte della Gare de Bayonne e le indicazioni precise di Giovanni (uscire dalla stazione e subito a sinistra) mi inducono quanto meno a provarci.

Partecipo della cosa l’italiana con le trecce bionde e via, si tenta di prendere il bus delle 15,09!

Subito giù dal treno, una corsa sul marciapiede della stazione e subito a sinistra! Troviamo il bus con il motore acceso e Giovanni che ci attende! Mi dice che era pronto a gettarsi sotto le ruote del bus per fermarlo pur di farcelo prendere!

Dopo pochi minuti si parte verso i Pirenei francesi e inizio a realizzare alcune cose:

-          la biondina con le trecce si chiama Marinella e dice di venire da Venezia, e poi precisa da Palmanova; ha messo in cantiere di fare il cammino da sola;

-          l’abbigliamento di Giovanni mi lascia perplesso: jeans e giubbotto di pelle[1] e, a prima vista, lo zaino mi sembra sovradimensionato. Eppure lo avevo tempestato di mails sull’equipaggiamento/abbigliamento. Lo sconcerto aumenta quando mi fa vedere gli scarponcini che si è portato.

 

Il viaggio è gradevole, con un paesaggio montano, verde e ricco di acqua; la segnaletica è scritta in francese e in basco. Il conduttore non controlla i biglietti, tant’è che Marinella non lo farà per niente.

Alle 16,30 siamo a SJPdP. Saltiamo giù dal pullman e affrontiamo una leggera salita per raggiungere il centro della cittadina. In questo breve tratto comprendo subito che il passo di Giovanni non è proprio da montagna.
Raggiungiamo il 39 di Rue Cittadelle e Giovanni si fa dare la credenziale. Io corredo la mia con il  primo sello.
Alain, del centro di accoglienza del Pellegrino, ci accompagna al civico 55 della stessa via e raggiungiamo la nostra stanza, in una casa dove troviamo una vecchia signora. Nel contempo ci dice che la “via alta” “est interdite par la Gendarmerie et que deux pélerins ont étée sauvés hier”. C’è ancora neve ed è sconsigliabile. Bene abbiamo risolto il dilemma fra la “route Napoléon” e la “via bassa”. Si va per quest’ultima.
La stanza assegnataci non è male, ed è fornita di tre letti a castello per sei posti. Marinella ed io optiamo per una doccia calda, mentre Giovanni decide di farla dopo. Con Marinella usciamo; c’è ancora molta luce e facciamo giro per la Cittadelle e visitiamo la Fortezza. I Pirenei appaiono splendidi e incutono un certo timore: domani li dobbiamo scavalcare!
La vecchia signora ci consiglia di cenare “Chez Dedé” (sarà un parente?) e io così evito la “zozzona”, come la chiama Ermanno, che ospitò lui e Barbara nel 2004.
La cena non è un granché e io schivo la “txistorra”, una salsiccia basca che durante la notte si ripresenterà a Giovanni e Marinella.
Dopo un giro di ricognizione per capire quale strada dobbiamo intraprendere domani, in una città semideserta, raggiungiamo nuovamente il 55 di Rue Cittadelle e scopriamo la quarta persona che dorme con noi: una nerboruta neozelandese, anche lei da sola che parla  un inglese per me incomprensibile; solo Giovanni riesce a capirla! L’indomani mattina, mentre noi infreddoliti ci prepariamo alla partenza, lei sfoggerà shorts e maniche corte.

[1] “The only one pilgrim with jeans and leather jacket” avrà modo di definirlo la nostra amica Kina

 


(Fine terza puntata - continua)

 

 

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Piazza Scala - ottobre 2010