Da Saint Jean Pied de Port a Santiago de Compostela  (passando da Roncisvalle)
Seconda puntata

 

Il GEO

 

A partire dal gennaio del 2009, praticamente senza perdere neanche un giorno, avevo cominciato l’esperienza con il Gruppo GEO (Gruppo Età d’Oro), affiliato al CAI di Lecco con il quale avevo iniziato a scoprire il gusto del contatto con la natura, della vita all’aria aperta, il sapore forte del camminare e della sua piacevole e talvolta aspra fatica.

Per anni, sia per la mancanza di tempo, sia per l’assenza di un gruppo organizzato dove inserirmi, non ero riuscito a concretizzare in esperienza questo desiderio.

Per iniziare a frequentare il GEO e le sue uscite dovetti andare, accompagnato dall’esperto Gerardo, a farmi un essenziale guardaroba per fronteggiare le condizioni climatiche invernali: scarponi, zaino, maglieria e calze tecniche erano elementi a me sconosciuti. Sin dalle prime uscite in Engadina compresi subito che erano momenti gradevoli e che apprezzavo vivamente.

Il seme del cammino cadeva su di un terreno fertile; la fatica del marciare non mi faceva paura.

Ecco perché nelle giornate “romane” i discorsi con Ermanno, voglioso di ripetere l’esperienza vissuta nel 2004, non cadevano nel vuoto.

Iniziò uno scambio di mails, la visita del sito[1], la raccolta delle notizie, la lettura del libro fotografico sul cammino di Santiago donato ad Alessandro e avvenuta nel novembre del 2009[2], portarono a stabilire la data proposta da Ermanno: il 2 aprile 2010 saremmo partiti insieme per percorrere il cammino a piedi, partendo da Saint Jean Pied de Port..

 

I preparativi

 

Passo alla fase operativa, vale a dire la definizione del tragitto per raggiungere Saint Jean PdP, l’acquisto del materiale necessario.

Per il primo elemento decido, insieme a Filippo dell’agenzia Old Street, di utilizzare il treno e con un itinerario apparentemente più lungo, ma più rapido:

 

Milano –Parigi – Bayonne – Saint Jean Pied de Port.

 

Mi procuro uno zaino da 60 litri e tutte le piccole cose che servono durante il cammino, dal sapone di marsiglia al cordino per stendere la biancheria,dagli spilli da balia alla lampadina frontale. Per gli scarponi facevo affidamento sui miei collaudati LOWA Sequoia GTX.

Completo l’opera con l’acquisto di un antivento, di un sacco a pelo e di altre cosucce che si riveleranno tutte utili.

Mi aiuto con le esperienze dei fratelli Alessandro ed Ermanno e con i links del sito.

 

Man mano che si avvicina la data della partenza sento l’agitazione crescermi dentro.

Ma cos’è quest’ansia che mi prende? Guardo Maria e mi chiedo se sarò capace di stare via per così tanti giorni. Mi assale anche un sottile senso di colpa: io, il capofamiglia che se ne va per un mese fare il “pellegrino” e lascio le mie donne da sole!

Quando comunico a qualcuno il progetto mi guardano come se fossi un po’ fuori di testa: più di un mese a camminare con lo zaino in spalla, dormendo negli ostelli per compiere un tragitto di 800 chilometri!

L’ansia da prestazione mi assale, ma la supero dicendomi che non devo rendere conto a nessuno e che alla fine l’importante è partire, lasciando al buon Dio, alle gambe e alla testa il resto delle decisioni. A casa le mie donne mi sostengono e l’amico Giovanni mi rincuora dicendo che ce la faremo. Arrivano telefonate e messaggi di incoraggiamento (Ermanno, Grazia, Antonella, Margherita, Gerardo e Bianca). Arriva per posta anche il sasso di Avola Antica che, insieme ad un messaggio, depositerò ai piedi della Cruz de Hierro (la Croce di Ferro).

Passo la domenica a riempire e a pesare lo zaino, cercando di risparmiare anche sui 50 grammi (il flaconcino della schiuma da barba, o il mezzo sapone di marsiglia, anziché intero per esempio) e alla fine al netto di acqua e cibo arrivo intorno agli 11 chili: tutto materiale indispensabile.

 

La partenza

 

E arriva il 31 marzo. La sera mi sembra davvero strano spogliarmi e rivestirmi da pellegrino/escursionista; sarà l’abbigliamento che mi accompagnerà per i prossimi 35 giorni.

Saluto le mie figlie Elena e Laura e mia moglie Maria mi accompagna alla stazione di Lecco. E’ una serata fredda e piovosa; la stazione è semideserta alle dieci di sera. Mi rimbalza dentro una domanda: ma che sto facendo? Dove mai voglio andare? Sono il capofamiglia e me ne vado per oltre un mese lasciando le mie tre donne da sole?

Mi faccio coraggio e con l’occhio umido saluto Maria con un abbraccio che dura qualche istante in più e salgo sul treno per Milano Centrale. Da lì prenderò il notturno per Parigi Bercy, con arrivo previsto alle otto del mattino dell’indomani.

 

[2] Edito dal Touring Club Italiano


(Fine seconda puntata - continua)

 

 

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Piazza Scala - ottobre 2010