Quarta parte - 1900: i favolosi anni 60 (terza parte)
 

L’ era dei beat, della beat generation con scrittori come Kerouac, era già iniziata da tempo.  I giovani beat si sentivano tutti uguali e indifesi e soli, individui che, mortificati da un certo tipo di sviluppo, vanno alla ricerca della propria identità con il “desiderio di intensificare l’esperienza e uscire dall’io abituale”. Negli Stati Uniti trionfano Joan Baez e Bob Dylan. In Italia sono gli anni del Piper Club che mette in luce Caterina Caselli (all’inizio una “rockettara” chiamata Casco d’oro, poi diventerà cantante sofisticata e in seguito scopritrice di nuovi talenti per la sua casa discografica )  e Patty Pravo che ha successo con canzoni come: Ragazzo triste e più tardi Pensiero stupendo (di Fossati) per il suo timbro di voce particolare,  e un modo di muoversi, come Mina, che rivela una forte carica erotica.

Nel 1967 esce il primo album dei Beatles che insieme a Bob Dylan e i Rolling Stones “stavano cambiando la faccia del pianeta” dice giustamente Borgna. In Italia Lucio Battisti  a metà degli anni ’60  compone  le sue canzoni soprattutto con i testi di Mogol dando inizio in Italia a una ventata di novità canora e musicale. Canzoni le sue di nuova impostazione melodica e parole che sanno di poesia nella loro semplicità discorsiva: Balla Linda, Mi ritorni in mente, Non è Francesca, Un’avventura, Acqua azzurra acqua chiara, Dieci ragazze,  Pensieri e parole, La collina dei ciliegi,  famose canzoni che ebbero subito un grande successo. Battisti rappresenta  il “moderno”, la modernità come impegno sociale,  senza modificare la propria realtà. Battisti sa passare  da canzoni inquietanti come Una giornata uggiosa a canzoni apparentemente sdolcinate come Con il nostro nastro rosa. Negli anni Settanta continua ad avere successo con La canzone del soleFiori rosa fiori di pesco, AnnaEmozioniE penso a te, Eppur mi son scordato di te. Nel 1972 esce l’album Umanamente uomo, con la famosa I giardini di marzo in cui vediamo proprio la maturazione di Battisti, una maggiore intuizione melodica. La sua voce è scarna ma il suo stile  esprime emozioni e poesia  malinconica.

 Per parlare di Fabrizio De André bisogna pensare a letteratura e musica che convivono nelle sue canzoni. Con La canzone di Marinella, La città vecchiaAmore che vieni amore che vaiLa stagione del tuo amore, si distacca dagli altri artisti (Battisti, Dalla, Guccini, Battiato)  “per il suo lavoro di ricerca sulle radici lirico musicali e lirico-espressive del Mediterraneo” (F.Liperi op. cit.). De André diceva “La canzone è un testo cantato poi la musica può essere più o meno bella, tanto meglio se è bella, ma deve accordarsi soprattutto con il testo”. Le sue canzoni a volte parlano delle sofferenze  e sconfitte di personaggi celebri: Bocca di  rosa, Carlo Martello, Il gorillaMiché. De André “canta il lato oscuro della coscienza”. Con la musica di Nicola Piovani e i testi di Giuseppe Bentivoglio, traduce in musica l’ Antologia di Spoon River ma De André era già poeta,  la poesia ce l’aveva nell’anima. E’ sempre presente una grande intensità poetica nelle sue composizioni, infatti Fernanda Pivano l’ha definito “il più grande poeta italiano di questo dopoguerra”. Con la Premiata Forneria Marconi, gruppo rock molto noto, realizza una versione rock di sue vecchie canzoni (Bocca di rosa, La guerra di Piero) per cui viene ascoltato e seguito sia dai suoi vecchi fan ma anche dai giovanissimi del rock progressivo.

Più tardi, dopo un lungo lavoro di “ricerca sulle affinità morfologiche che si ritrovano nel patrimonio musicale di tutti i popoli del Mediterraneo” (G. Borgna op. Cit.) compone negli anni Ottanta , periodo in cui fu più bassa la qualità della canzone italiana,  Creuza de ma, e la canta in genovese anticipando il rilancio delle lingue locali che avverrà negli anni Novanta. In Creuza de ma sviluppa ancor di più quel rapporto fra lingua, poesia e musica.

Fra gli anni ’60 e gli anni ’70 nascono i grandi “complessi” come i Rokes, l’Equipe 84 (con Maurizio Vandelli  rappresentante del pop italiano con brani come 29 settembre, Nel cuore nell’anima) e poi i Camaleonti, i Dik Dik, i Nomadi, i Giganti.  Sono gruppi beat, gruppi di giovani  che si esercitavano a suonare insieme in casa o nelle cantine usando soprattutto la chitarra. Per loro furono molto importanti i locali come il Piper di Roma dove  si riunivano i fan del beat, o trasmissioni come Bandiera Gialla, in edicola riviste come Ciao amici con linguaggio e gergo giovanile. I Dik Dik e i Giganti propongono canzoni come Che colpa abbiamo noi, Proposta, Mettete dei fiori nei vostri cannoni, Sognando California, Una ragazza in due, Tema. Con i Nomadi abbiamo Io vagabondoC’è un re. I New Trolls con Concerto Grosso n.1 si dimostrano innovatori mettendo insieme rock e musica colta. I Pooh raggiungono il successo con Tanta voglia di lei. I Cugini di campagna con la canzone Anima mia. La Formula Tre sotto la direzione di Lucio Battisti incide Questo folle sentimento e Dies irae e rilegge di Battisti Non è Francesca. Siamo nel rock progressivo italiano.  Con il Banco del Mutuo Soccorso, Le Orme e la Premiata Forneria Marconi abbiamo un consumo collettivo della musica in grandi raduni. “Il seme del rock era ormai cresciuto nel corpo musicale della musica leggera italiana”. 

Di un secondo schieramento progressive  fanno parte gli Area con Arbeit Macht Frei vero capolavoro del rock italiano.   
Ricordiamo Fausto Leali, dalla voce roca, il cosiddetto negro bianco, con canzoni come
A chi, Deborah, Un’ora fa.