Lecce, 6 agosto 1955 - il testo del discorso

Discorso del Sindaco di Lecce, avvocato Oronzo Massari, per l'inaugurazione sulla principale piazza di Lecce del  “ più grande orologio del mondo”  opera pregevolissima dello scultore salentino Francesco Barbieri.

 

Cittadini,
finalmente la Città di Lecce, che ha un cimitero di orologi, ha un orologio vivo e vitale. Uno che vale per tutti.
Ho detto che Lecce ha un cimitero di orologi perchè,  come tutti sanno, la città è seminata di cadaveri di orologi, compreso quello che è qui, nella piazza principale della città, sul palazzo dell'Ina ; ed invano noi, della attuale Amministrazione, abbiamo ripetutamente sollecitato chi di ragione perchè provvedesse a farlo riparare.
Quando si tratta di gente che non sente tutta la... indecenza di un orologio collocato sulla facciata della torre di uno dei migliori edifici della città, ma che è sempre fermo, ostinatamente fermo, non è il caso di insistere ancora.
Così, questo orologio, che oggi inauguriamo, farà eccezione alla regola ; e non rientrerà, come è accaduto sino ad oggi, in una delle quattro specialità negative di Lecce.
Quelle quattro specialità voi ben conoscete, ma non vi è nulla di male a ricordarle.
Prima: gli orologi che non camminano. Ma ora ne abbiamo uno che cammina e che camminerà, date le assicurazioni che da parte di persone molto serie mi sono state fatte.
Seconda: le fontane senz'acqua. E noi le abbiamo eliminate. Erano cadaveri anch'esse. Ma ci impegniamo qui, pubblicamente, di costruirne una, che meriti davvero il nome di fontana ; e già io accarezzo l'idea di dare l'incarico allo scultore Barbieri.
Terza : le quattro porte di Lecce, che sono.... tre!  Ma il Consiglio Comunale ha già adottato una deliberazione di massima, approvando la mia proposta della ricostruzione della quarta porta, quella di S. Martino - un Santo che ha molti fedeli - e l'Ufficio Tecnico del Comune ha già preparato il progetto, già presentato al giudizio dei leccesi; ed è pronta anche la relazione, per la decisione definitiva da parte del Consiglio stesso.
Così noi crediamo di poter riparare alle tre anzidette note negative di Lecce.
Vi è la quarta: le zitelle ripiene di…..  latte! Ma qui non vi è proprio alcun rimedio.

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E non soltanto abbiamo, finalmente, l'orologio vivo e vitale, ma abbiamo il più grande e il più bello orologio del mondo.
Il giudizio su questa opera di arte, è stato unanime.
Devo subito dire che lo scultore Barbieri ha dato prova di gran coraggio, non tanto per affrontare il giudizio del mondo, quanto per affrontare il giudizio di... Lecce.
Questa città abbonda di critici e ipercritici,   che molto spesso allietano i lettori della   Gazzetta del Mezzogiorno; e non vi è da meravigliarsi se non sarà risparmiato neppure Barbieri.  Io lo avverto e così la...... saetta prevista vien più lenta.
Nulla di nuovo. I leccesi, per fortuna non tutti, sono nemici dei migliori della propria terra e forse proprio per questo si ripete spesso che S. Oronzo protegga solo i forestieri.
Occorre anche dire che quest'orologio si è avuto senza il minimo sforzo. Sono stati sufficienti un gesto e un'idea della attuale Amministrazione. Il Direttore della Banca, allorché si completava la costruzione dell'edificio, mi chiese di chiudere quasi completamente via Templari e via Trinchese, onde realizzare risparmio di tempo e di lavoro. Io accolsi tale richiesta e manifestai all'egregio Direttore l'idea che, al posto del bassorilievo, contenuto nel progetto, fosse stato collocato un orologio. La mia proposta fu accolta e sin d'allora mi si disse che piazza S. Oronzo avrebbe avuto, sulla facciata della Banca Commerciale, un orologio che qualsiasi città ci avrebbe invidiato. Così è avvenuto.
Vada dunque la mia parola di ringraziamento a tutti coloro, della Banca stessa, cui è dovuto il grande, grandissimo dono fatto alla mia città.
Qualcuno potrebbe dire che in sostanza si tratta di un orologio e che un orologio non è altro che un meccanismo che batte le ore. Anzi, io aggiungo, vi è stato chi, parlando di orologio a suoneria, che batte l'ora e la mezz'ora, lo ha paragonato ad un frate trappista. Certamente non ignorate che quei frati, incontrandosi  lungo le arcate dei conventi o picchiando alla porta delle celle, ripetono ogni mezz'ora :  “fratello è passata mezz'ora della nostra vita e ricordati che dobbiamo morire”. L'orologio fa altrettanto. Ogni mezz'ora segna la morte di egual tempo della vita umana. E lo ricorda a tutti.
Ma qui non si tratta dell'orologio in sè e per sè; ma si tratta di un pregio veramente superiore, che è il pregio dell'arte.
Qui si tratta di prendere atto del trionfo di un Artista.
E si tratta infine di saper leggere sull'opera sua.
L'orologio che avete dinanzi raffigura tutti i simboli del Tempo e della Vita ; e fra i suoi simboli dorati e smaltati segnerà le ore che passano inesorabilmente.
Certe sed-sensim  fluit  inesorabilis  hora!
Trattasi di una scultura alta dieci metri, che a giudizio dei competenti e dei critici leali è stata cesellata con la stessa rigorosa attenzione con cui il Cellini lavorò attorno alla sua famosa saliera.
E’  vero: il mondo è pieno di orologi da torre, ma il mondo non ha ancora un orologio che resista al confronto di questo, al quale sarà legato per sempre il nome del suo creatore, Francesco Barbieri.
Lo scultore ha abbellito questa piazza n con un'opera d arte che ha una funzione sociale, anche se l'orologio suoni le ore con rintocchi netti e sonori, in cui par come se vi fosse una remota malinconia; forse perchè esso ricorda, a sera, che il giorno muore e che, morendo, porta via con sè, sempre, qualcuno di noi.
L'orologio pesa venti quintali. Per crearlo sono occorsi 1300 giorni di lavoro. Per fonderlo sono occorsi nove mesi e 52 fusioni.
Questo orologio, salutato dalla stampa di tutto il mondo come l'orologio della meraviglia e la cui bellezza costituisce indubbiamente motivo di orgoglio e di viva attrazione, è opera di un figlio del Salento, Francesco Barbieri, nato in San Cesario di Lecce.
Questo maestro si è tenuto sempre lontano da ogni esibizionismo. Nel suo studio sempre, intento al suo lavoro.
Egli è un forte dell'Arte sua. E, come tutti i forti, vive solo.
Sembrano scritti per lui i versi del Poeta:
“Va solingo il lion pel suo sentiero,
spicca solinga in ciel l’aquila il volo;
sia nobil tedio o voluttà di imperio
ogni forte  nel mondo è sempre solo”

L'orologio è fatto di bronzo, di mosaico con smalti veneziani, di rame nella cornice esterna.
Se la straordinaria bellezza dell'ornato rivaleggia  con i più tipici esempi del barocco leccese,  la sua ricchissima figura svolge un racconto per simboli;  il tutto basato sull'opera del tempo e della regione.
Guardate l'orologio e seguite quanto dico:
Su, in alto, lo stemma di Terra d'Otranto, il delfino che ha la mezzaluna in bocca.
Ai lati i rami dell'olivo e del melograno, simboli, rispettivamente, della ricchezza e della fecondità della terra.
Corre quindi una fascia che mostra i dodici segni dello zodiaco: Ariete, Toro, Gemelli, Cancro, Leone, Vergine, Bilancia, Scorpione, Sagittario, Capricorno, Acquario e Pesci.
Sui due lati della fascia è la scena della Annunciazione, quasi per ricordare figurativamente l'anno del Signore, in cui viene collocato l'orologio.
A destra un angelo coronato di stelle ; a sinistra la Vedine che riceve l'annunzio.
Sotto I’arco superiore spicca una quadriga, impennata e scalpitante, e un auriga. E' il carro del  Sole, su cui  il  giovane Febo, Dio del sole, guida lo slancio superbo dei cavalli solari.
La parte centrale rappresenta un po' della volta celeste.
Al centro: l'Orsa maggiore con la stella polare.
Intorno: in dodici caselle sono distribuiti i dodici  mesi  dell'anno, in squisite figure di donne (benedette donne...I),  intente ai rispettivi riti e lavori:
gennaio col fascio di legna
febbraio con la mascherina
marzo con le vesti scompigliate dal vento
aprile col dolce dormire
maggio con una ragazza sull'albero (quando le ciliege sono nere, con... quel che segue...)
giugno con una donna che riposa e sogna (beata lei!)
luglio con la mietitura
agosto con una donna col piatto del sole in mano
settembre con la Pomona coi frutti
ottobre con la vendemmia
novembre con Diana col Cerbiatto
dicembre con in mano la testa del porco.
Sui due lati: i festoni riprendono il motivo della lussureggiante decorazione barocca delle chiese.
Nella parte inferiore: tutto intorno al quadrante una cornice che presenta la forma di un occhio. E’ l’occhio magico del tempo, che guarda la vita degli uomini.
Il tempo - dice Barbieri - è come un occhio che ci guarda sempre con la pupilla vigile delle ore.
Occhio ciclopico. Perciò occhio più terribile. L orbita dell'occhio ha preso la forma di una conchiglia, dove appaiono le fasi della luna, Eolo che soffia, la bussola, le stelle.
Ai due estremi sono collocati i due emisferi. Dentro questa cornice è iscritto il quadrante, posato per contrasto su di un fondo sanguigno (smalto rosso).
E diviso in dodici parti e ai dodici numeri sono affiancate altrettante figure di tarocchi, a simboleggiare il giuoco del tempo.
Esse indicano i varii simboli, i varii incantesimi del tempo e della vita, come appunto in un giuoco di tarocchi:  l'amore, la giustizia, la fortezza, il diavolo, l'asso di denari, lasso di bastoni, il sette denari, i Principi, la spada con la corona, i gemelli col sole, l'acqua e il vaso di fiori.
Anche le sfere partecipano a questo giuoco di rappresentazioni. Esse girano intorno al sole e mentre la sfera grande ha la stella polare e il serafino, la sfera piccola ha il galletto che canta e la prima fase della luna. Dietro : tutta una pagina di smallo azzurro. La macchina dell'orologio è stata costruita in Italia e funziona elettricamente. Per vincere la resistenza del vento le sfere sono di metallo pesante e anzicchè muoversi lentamente scattano ad ogni minuto.
L'orologio cammina con l'energia elettrica della città. Ma se tale energia vien meno per qualche tempo e poi  ritorna, ecco che l'orologio subito riacquista il tempo della sosta e raggiunge l’ora precisa. Come ho già detto, il fatto più importante è l’arte che è nell'opera.
E  il nome di Francesco Barbieri, di questo scultore veramente grande, nelle cui opere sì è affermato di riscontrare l'eleganza estrosa del Cellini e la nervosità del Poliamolo, non potrà essere dimenticato mai.
Noi  salentini ci sentiamo orgogliosi di lui. Non mi resta che metter fine a questo discorso con l'augurio che l'orologio segni per tutti le ore più belle.
Diamo tutto il nostro plauso all'insigne artista, che io ora vi presentò in... pelle ed ossa.