I proverbi (terza parte)

Non ti fidàri mancu di la tò cammisa
letteralmente: non fidarti neppure della tua camicia. La camicia è un indumento che sta vicinissimo al nostro corpo e, come tale, dovrebbe essere rassicurante in sommo grado. Il proverbio tuttavia consiglia di andare cauti anche nei suoi confronti. E, chiaramente, un po' forzato, ai limiti dell'incredibile, ma cela una parvenza di saggezza derivante verosimil­mente dalle delusioni patite anche da persone o amici fidatissimi. Da qui l'invito alla circospezione.

Cu non si faci li fatti sòi c'u la lanterna va cercandu guai
letteralmente: chi non si fa i fatti propri, cerca guai con il lanternino.  E' bifronte: positivo da un lato, negativo dall'altro. Oltre a suggerire serietà nei comportamenti,diventa - in certi contesti ambientali - terrorizzante invito all'omertà.

Cu vóli ànda e cu non vóli manda
letteralmente: chi vuole, vada; chi non vuole, mandi. Sembra dettato da un malfidente. Deve impegnarsi personalmente chi vuole acquisire certezza sulla riuscita di qualcosa che gli sta a cuore; fidarsi degli altri è bene, ma fino a un certo punto, anzi non fidarsi del tutto è ancora meglio.
In altre parole, chi fa da sé fa per tre.

Cu l'avi si li god'i cuntentizzi, cu no, scippa taccuni e menti pezzi
letteralmente: chi possiede la felicità (benessere materiale) ne gode beatamente i frutti; chi ne è privo vive di espedienti e di... rattoppi. Desolata constatazione, quasi una condanna, di forti diseguaglianze nel tenore di vita, accentuata dall'amarezza della rassegnazione. Si ripete nell'altro:

Cu avi faci navi e cu no si vind'und'avi
letteralmente: chi possiede ricchezze può costruire perfino navi; chi invece non ne ha è costretto a vendere anche quel poco che possiede

Cu avi mugghièri bella sempri canta, cu avi dinari pocu sempri cunta
letteralmente: chi ha una bella moglie canta sempre e chi ha pochi quattrini li conta sempre. Delicato omaggio alla bellezza femminile che ha anche il potere di suscitare contentezza d'animo, e commiserazione (o tenerezza?) verso chi, disponendo di scarse risorse, ne controlla frequentemente la consistenza nella vana illusione di scoprire che sono aumentate.

Àmandi una e no nd'amàri tanti
all'atri cacciatilli di la menti
se nd'ami tanti non sì ver'amanti
t'ammazzi, ti cunsumi e non fai nenti

letteralmente: ama una sola donna e non tante, togliti le altre dalla mente; se ne ami tante non sei un amante vero: ti consumi, ti distruggi e non concludi nulla. Più che un proverbio, è un inno alla fedeltà e un ponderato invito alla... continenza.

L'amuri di luntanu è comu l'acqua 'ndo panaru
letteralmente: l'amore da lontano è come l'acqua in un paniere. L'acqua introdotta in un cesto non ha speranza di rimanervi: tutt'al più l'inumidisce. Allo stesso modo, un amore fra due persone fisicamente lontane alla lunga si affievolisce fino a non lasciare traccia di sè.

A' vogghia mi ndi fai rizzi e cannòla
lu santu ch'è di marmuru non suda

letteralmente: puoi agghindarti, farti bella, fin che vuoi: il santo di marmo non potrà mai sudare (fare miracoli). Prende spunto dal vezzo, tutto femminile, di imbellettarsi per suscitare l'altrui interesse e conclude che di fronte a certe situazioni di irremovibilità non c'é allettamento che tenga.

Chiàcchiari e tabbacchèr'i lignu
‘u Banch'i Napuli no 'ndi mpìgna.

letteralmente: sulle chiacchiere e le tabacchiere di legno il Banco di Napoli non concede prestiti su pegno. Rifuggire, cioè, dalle fanfaronate e muoversi sul terreno delle cose serie e concrete.

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