I proverbi (quarta parte)

Megghiu 'na pasca ca centu pascarèji
letteralmente: meglio una sola Pasqua che cento pasquarelle. Pronunciato in ambiente normalmente... alimentare, sembra dettato da un  mangione. Come dire: meglio abbuffarsi una sola volta anziché piluccare per parecchio tempo senza godere del piacere della sazietà.

Omu di vinu ugni centu 'n carrìnu
letteralmente: uomini dediti al vino: ogni cento valgono un carlino (*). Nulla di buono ci si può attendere da chi predilige il vino esageratamente.
(*)Moneta di vilissimo valore del secolo scorso

Li figghi fannu la casa e li figghi la sfànnu
letteralmente: i figli contribuiscono a edificare la casa e i figli stessi la distruggono. Non è sempre cosi, s'intende. Il proverbio è sottile e vuole forse rimarcare il fatto che nella fase di crescita, di bisogno, tutti i congiunti s'impegnano allo spasimo per uno stesso scopo, di conquista - appunto - di migliori condizioni di benessere; poi, quando esse sono state raggiunte, si accapigliano per questioni di interesse e annullano e disperdono ciò che è stato ottenuto con il sacrificio di tutti.

A la calata ugni sant'aiuta, a la 'nchianata lu mulu trattèni
letteralmente: in discesa ogni santo aiuta, in salita il mulo arranca Quando non si incontrano ostacoli (a la calata) si procede spediti, tutto sembra facile e perfino allegro;quando invece il cammino diventa aspro (a la 'nchianata) ognuno ha bisogno di prendere fiato, di riflettere.

'U minzognàru av'avìri bona memoria
letteralmente: il bugiardo dev'essere sorretto da memoria buona. Le bugie hanno le gambe corte. Come si sa, le bugie sono tali perché riflettono "eventi" estranei alla sfera dell'esperienza 'vissuta'; esse quindi necessitano del sup­porto indispensabile per puntellare la loro effimera esistenza, cioè di memoria di ferro

'U porcu 'n galleria rrupp'i bicchèri
letteralmente: il maiale introdotto in una cristalleria rompe i bicchieri (e non soltanto quelli). Si addice a persona che si muove maldestramente, che non sa stare al proprio posto o che parla a sproposito e le combina grosse.

Ad arburu cadutu la faccetta
letteralmente: Ad albero caduto, l'accetta. Non appena un albero cade o crolla tutti corrono con l'accetta (a far legna). Sottolinea, anche questo, un altro aspetto negativo della natura umana. Fin quando una persona è in auge, possiede il potere, - insomma - èforte nel senso più ampio del termine, tutti gli ubbidiscono, lo blandiscono, cercano di assicurarsene la protezione e i favori. Quando però cade o diventa debole e vulnerabile, tutti quelli che prima erano suoi epigoni, cortigiani e leccapiedi, voltano gabbana e ne diventano i più feroci accusatori e persecutori.

Cu non ha non è
letteralmente: chi non ha non è. Brutalmente: conta poco o nulla chi non possiede ricchezze materiali.  Iproverbi come questo celebrano i fasti deteriori dell'uomo. Meglio sarebbe se suonasse al contrario: 'Chi non è non ha' a significare che chi non è ricco interiormente, può abbondare fin che vuole di opulenza perché resterà egualmente un poveretto.

'U monacu chi fui sap'i fatti sòi
letteralmente: il monaco che corre, lo fa per un motivo sicuramente valido. Veder correre un monaco (o un ecclesiastico in genere) non è circostanza abituale, anzi non accade quasi mai. Allo stesso modo, se t'accorgi che mi sto comportando in modo del tutto inconsueto, non meravigliartene perché devono sussistere, di certo, giustificatissimi motivi. Velato invito a impicciarsi dei propri affari.

Dammi tempu ca ti pèrciu
letteralmente: se mi concedi un tempo ragionevole ti bucherò senza alcun dubbio. E' una frase rivolta dal topo alla noce. Vuole mettere in risalto il valore della perseveranza che, alla lunga, non può che dare buoni frutti.

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