Megghiu
'na pasca ca centu pascarèji
letteralmente:
meglio una sola Pasqua che cento pasquarelle.
Pronunciato in ambiente normalmente...
alimentare, sembra dettato da un
mangione. Come dire: meglio abbuffarsi una
sola volta anziché piluccare per parecchio
tempo senza godere del piacere della
sazietà. |
Omu
di vinu ugni centu 'n carrìnu
letteralmente:
uomini dediti al vino: ogni cento valgono un
carlino (*).
Nulla di buono ci si può attendere da chi
predilige il vino esageratamente.
(*)Moneta
di vilissimo valore del secolo scorso |
Li figghi fannu
la casa e li figghi la sfànnu
letteralmente: i figli contribuiscono a
edificare la casa e i figli stessi la
distruggono. Non è sempre cosi, s'intende.
Il proverbio è sottile e vuole forse
rimarcare il fatto che nella fase di
crescita, di bisogno, tutti i congiunti
s'impegnano allo spasimo per uno stesso
scopo, di conquista - appunto - di migliori
condizioni di benessere; poi, quando esse
sono state raggiunte, si accapigliano per
questioni di interesse e annullano e
disperdono ciò che è stato ottenuto con il
sacrificio di tutti. |
A la calata ugni
sant'aiuta, a la 'nchianata lu mulu trattèni
letteralmente:
in discesa ogni santo aiuta, in salita il
mulo arranca Quando non si incontrano
ostacoli (a la calata) si procede spediti,
tutto sembra facile e perfino allegro;quando
invece il cammino diventa aspro (a la 'nchianata)
ognuno ha bisogno di prendere fiato, di
riflettere. |
'U minzognàru av'avìri
bona memoria
letteralmente: il bugiardo dev'essere
sorretto da memoria buona. Le bugie hanno le
gambe corte. Come si sa, le bugie sono tali
perché riflettono "eventi" estranei alla
sfera dell'esperienza 'vissuta'; esse quindi
necessitano del supporto indispensabile per
puntellare la loro effimera esistenza, cioè
di memoria di ferro
|
'U porcu 'n
galleria rrupp'i bicchèri
letteralmente: il maiale introdotto in
una cristalleria rompe i bicchieri (e non
soltanto quelli). Si addice a persona che si
muove maldestramente, che non sa stare al
proprio posto o che parla a sproposito e le
combina grosse. |
Ad arburu cadutu
la faccetta
letteralmente: Ad albero caduto,
l'accetta. Non appena un albero cade o
crolla tutti corrono con l'accetta (a far
legna). Sottolinea, anche questo, un altro
aspetto negativo della natura umana. Fin
quando una persona è in auge, possiede il
potere, - insomma - èforte nel senso più
ampio del termine, tutti gli ubbidiscono, lo
blandiscono, cercano di assicurarsene la
protezione e i favori. Quando però cade o
diventa debole e vulnerabile, tutti quelli
che prima erano suoi epigoni, cortigiani e
leccapiedi, voltano gabbana e ne diventano i
più feroci accusatori e persecutori. |
Cu non ha non è
letteralmente:
chi non ha non è. Brutalmente: conta poco o
nulla chi non possiede ricchezze materiali.
Iproverbi come questo celebrano i fasti
deteriori dell'uomo. Meglio sarebbe se
suonasse al contrario: 'Chi non è non ha' a
significare che chi non è ricco
interiormente, può abbondare fin che vuole
di opulenza perché resterà egualmente un
poveretto. |
'U monacu chi
fui
sap'i
fatti sòi
letteralmente: il monaco che corre, lo fa
per un motivo sicuramente valido. Veder
correre un monaco (o un ecclesiastico in
genere) non è circostanza abituale, anzi non
accade quasi mai. Allo stesso modo, se
t'accorgi che mi sto comportando in modo del
tutto inconsueto, non meravigliartene perché
devono sussistere, di certo,
giustificatissimi motivi. Velato invito a
impicciarsi dei propri affari. |
Dammi tempu ca
ti pèrciu
letteralmente: se mi concedi un tempo
ragionevole ti bucherò senza alcun dubbio.
E' una frase rivolta dal topo alla noce.
Vuole mettere in risalto il valore della
perseveranza che, alla lunga, non può che
dare buoni frutti. |