I proverbi (seconda parte)
Cu tantu e cu
nenti
letteralmente: chi possiede parecchio e
chi nulla. Amara, rabbiosa e spesso
rassegnata constatazione, come nel
precedente, di forti diseguaglianze sociali,
legate, non di rado, anche alla sfortuna. |
Fàndi
quantu ndi vói ca ccà t'aspettu
letteralmente: fanne pure quante ne
vuoi, tanto io son qui ad aspettarti! E'
un'espressione che, palesemente, si fa
ascendere alla Morte (intesa come
personaggio parlante). Più che un invito a
prender coscienza di una circostanza ovvia,
vuole suonare come ammonimento (o
deterrente) a comportarsi in vita da persone
dabbene. L'interpretazione più aderente
dovrebbe quindi essere: 'Visto che non puoi
assolutamente sfuggire al tuo destino di
mortale, cerca di vivere da galantuomo. |
Non và a la
scàza cu simìna spini, prestu si pungi a la
dimenticata.
letteralmente:
chi semina spine non può pretendere poi di
camminare scalzo, si pungerà di sicuro
appena se ne sarà dimenticato. Chi alimenta
impunemente discordie e dissidi prima o poi
ne resterà vittima. |
Se ddi l'avaru
sciuppi 'nc'una cosa, di lu mangiùni no
sciuppi nenti.
letteralmente:
se puoi sperare di rimediare qualcosa
dall'avaro, dal mangione assolutamente
nulla. Severa condanna dei golosi. |
Cu mangia c'u
ddu ganghi s'affùca
letteralmente:
chi mangia con due ganasce si strozza. Chi
sa accontentarsi vive bene. Forzando il
concetto: I progressi vanno conquistati per
gradi. |
'U Signùri 'nci
manda 'u biscottu a cu non avi denti
letteralmente:
Iddio manda il biscotto
(*) a chi è
senza denti.
Si dice così del disporre di qualcosa o, al
limite, di opportunità di cui il
destinatario non sa o non può servirsi per
sua incapacità, perché ne è impedito o
perché non ne avverte il bisogno. Insomma,
collocazione sbagliata di una cosa giusta.
(* )
Si
tratta di pane biscottato attraverso un
procedimento particolare che ne assicura più
lunga conservazione. Per mangiarlo senza
averlo prima inumidito occorrono buoni
denti. Un tempo era abitudine diffusa di
fare il pane, ogni famiglia per proprio
conto, che bastasse almeno per 20 o 30
giorni e anche più. |
Pratica c'u
li meghhiu di tìa e fànci li spisi
letteralmente: frequenta chi è
migliore di te anche se devi provvedere
di tasca tua alle sue necessità
(alimentari, s'intende).
E' un suggerimento a scegliere bene le
amicizie e le compagnie in modo da
trarne i massimi vantaggi. La
frequentazione di persone meritevoli è
talmente importante da costituire fatto
secondario il sacrifìcio - a questo fine
– di mezzi finanziari.
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Cu va c'u zoppu
all'annu zoppìa
letteralmente: chi va con lo zoppo entro
l'anno zoppica
A differenza di quello diffusissimo: 'Chi va
con lo zoppo impara a zoppicare' che non
pone limiti di tempo all'inevitabile
menomazione, il nostro proverbio è più
incisivo e perentorio: se lafrequentazione è
assidua, entro l'anno l'effetto è scontato.
Ha, è ovvio, un significato traslato che
supera il fatto fisico dello zoppicare e si
rivolge, sotto forma di esortazione, alle
qualità morali. |
La tina
(*) si speragna
quand'é china, ca quand'u fundu pari non c'é
cchiù nenti i fàri
letteralmente: la tinozza (più
precisamente, il suo contenuto) si deve
risparmiare fintanto che è piena; quando,
per effetto di un consumo indiscriminato, si
intravvede il fondo, non c'é più tempo per
correre ai ripari. Raccomanda la parsimonia,
soprattutto quando c'é abbondanza perché in
momenti di scarsità non sarà più possibile
esercitarla. Ricorda la favola della cicala
e della formica.
(*
) Recipiente di legno usato nei
frantoi per convogliarvi l'olio dalle presse
di spremitura. |
Cu va chiànu
va luntanu e cu di cursa va perdi la via
letteralmente: chi va piano va
lontano e chi va di corsa si smarrisce.
Il significato non è letterale ma
traslato. Le decisioni vanno ponderate
bene, senza fretta, per non rischiare di
perdere il giusto orientamento (la via).
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