Pìgghiala mi li
vali e nò mmi l'avi
letteralmente: scegliti una moglie che valga
tantissimo denaro anche se poi non lo
possiede. In altre parole, le qualità morali
devono fare premio su quelle materiali. |
Cu si curca ch'i
figghiòli si ìsa cacatu
letteralmente: chi va a letto con i bambini
si sveglia sporco. Chi frequenta persone
poco affidabili o immature ne resta
fatalmente influenzato, ha tutto da perdere. |
'A rrobba
annorba
letteralmente: il benessere acceca, modifica
i comportamenti abituali L’ingordigia non
ha confini - - L'occasione fa l'uomo ladro. |
'A rroba d'i l'avaru
s'a mangia 'u sciampagnuni
letteralmente: i beni accumulati dall'avaro
saranno consumati dallo scialacquatore. Non
è raro che accada proprio questo,, che -
cioè - quasi per un riequilibrio imposto dal
destino, le ricchezze accantonate per
avarizia vadano in mano a chi poi le dissipa
con rapidità pari alla sua insipienza o con
voracità pari alle sue antiche ristrettezze
e privazioni. |
Centu
muschi jèttanu 'n cavàju
letteralmente: cento mosche fanno cadere
persino un cavallo. Come dire che l'unione
fa la forza. |
Se 'u diàulu t'accarizza,
vóli l'anima
letteralmente: se il diavolo ti blandisce,
desidera la tua anima. Stai circospetto,
diffida, non lasciarti convincere da certi
allettamenti perché hai tutto da perdere. |
Cu perdi
ccappòttu e rricupara mantu
é veru ca perdi, ma non perdi tantu
letteralmente: chi perde il cappotto ma
riesce a recuperare un mantello limita
notevolmente il danno. Riuscire a salvare il
salvabile da una tempesta equivale ad essere
fortunati o, quanto meno, non del tutto
sfortunati. |
Cu di speranza
campa, disperatu mòri
letteralmente: chi vive sperando muore
disperato, povero. Bisogna, cioè, fare
esclusivo affidamento sui propri mezzi e
sulle proprie qualità anziché confidare
nell'aiuto altrui che, sovente, non arriva. |
Matrimoni e
viscuvati di lu cèlu sù comandati
letteralmente:
matrimoni e vescovadi discendono da Dio. |
Cani c'abbaia
assai muzzica pocu
letteralmente: il cane che abbaia non morde.
Il chiacchierone non gode di buona fama, non
è credibile.
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'U cani muzzic'o
sciancàtu
letteralmente: il cane morde chi è già
zoppo. Le disgrazie non arrivano mai sole. |
'A lingua non
avi l'ossa e rrumpi l'ossa
letteralmente: la lingua non ha osso ma
rompe le ossa. Gravissimi sono i danni
derivanti dall'uso della lingua come arma
offensiva (Ferisce più la lingua che la
spada). Sembra di cogliere un invito al
moderato uso delle parole. |
Non è vejànu cu
vejànu nasci vejànu è cu fa la villania
letteralmente:
non esiste villano per definizione: villano
è soltanto chi si comporta come tale. |
'U diàulu non
avi chi mmi pettina e tundi lana
letteralmente: il diavolo non ha nulla da
pettinare e tosa lana. L'occupazione
principale sarebbe di pettinare e basta;
pensare alla tosatura equivale a deviare,
disattendere il lavoro principale. Come dire
che è necessario occuparsi delle proprie
attività senza cambiare ....territorio e
piantar grane. |
Cu sparti
rricchizza rresta 'n povertà
letteralmente: chi divide, ripartisce una
grossa eredità si ritrova povero. Era
costumanza antica che le grosse fortune
passassero in capo al primogenito e che -
addirittura - gli altri fratelli non si
sposassero per mantenere integro il
patrimonio e con esso il potere, la forza e
l'ascendente del casato. Il proverbio prende
atto di queste aberrazioni. |