I proverbi (prima parte)

Cu 'nci lava ' a testa all'asinu perdi l'acqua e la liscia
letteralmente: chi pretende di pulire la testa all'asino ci rimette l'acqua e il sapone. E' inutile usare particolari riguardi e attenzioni nei confronti di chi non sa e - comunque - non č in grado di apprezzarle. Fa il paio con l'altro:
'O vejānu non nci dari chiāppari
letteralmente: al villano (o villico) non offrire capperi.
Evidentemente un tempo i capperi rappresentavano una raffinatezza o una leccornėa limitate a poche persone. Da qui la cautela nel destinare le premure a chi veramente ne č meritevole e ha titoli per apprezzarle.
'A crapa chi mangia Acari si cacci'o vizziu quandu mori
letteralmente: la capra che č abituata a mangiare lefoglie delfico perde il vizio soltanto dopo morta.
Si sa che le capre sono ghiottissime delle foglie del fico e che per nulla al mondo riuscirebbero a privarsene se ne avessero disponibilitā. Il proverbio
sottolinea l'ostinazione di certa gente a perseverare negli errori e l'inutilitā degli sforzi di chi spera nel suo ravvedimento.
Li genti comu sų fannu li cosi, lu lignu pe' com'č faci li brasci
letteralmente: la gente cosė com'čfa anche le cose; il legno a seconda della sua qualitā, fa la brace. Assomiglia all'altro:
'U chiuppu non poti fari fica ottāti
letteralmente: il pioppo non potrā mai produrre fichi 'ottāti' (ottāto č una particolare specie di fico)
Entrambi esprimono sostanzialmente il medesimo concetto: ognuno di noi si comporta in base alla propria statura mentale: se questa č elevata, anche il nostro agire vi corrisponde; se non lo č, la nostra condotta sarā scadente, tale e quale alla brace di un legno di infima qualitā.
Sali mi nci ndi menti 'na bisazza 'a vogghia mi la fai sempr'č cucuzza
letteralmente: anche se la condisci con una bisaccia di sale, resterā sempre una zucchina (cucuzza).
Notoriamente la zucchina č un ortaggio insipido, tanto che per tentare di renderla mangiabile e gustosa vi si aggiungono, in cottura, altri ingredienti. Morale: se un fesso nulla fa per migliorarsi, resterā sempre fesso.
'U culu chi non vitti mai cammisa, appen'a vitti s'a nchiappāu
letteralmente: il culo che non ha mai avuto contatto con una camicia appena lo ebbe l'ha sporcata. Fa riferimento ad uno dei lati deboli della natura umana. Un repentino cambiamento in meglio della precedente condizione economica provoca, se manca la misura e l'equilibrio, comportamenti anomali, non pių autentici, da villani arricchiti che ostentano con arroganza il loro conquistato benessere. E si dimenticano, purtroppo, delle origini.
Cu scarp'e cazetti e cu 'a scaza d'u tuttu
letteralmente: chi con calze e scarpe e chi completamente scalzo. C'é chi nuota nell'abbondanza e chi nell'indigenza.

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