Cu 'nci
lava ' a testa all'asinu perdi l'acqua e la
liscia
letteralmente:
chi pretende di pulire la testa all'asino ci
rimette l'acqua e il sapone. E' inutile
usare particolari riguardi e attenzioni nei
confronti di chi non sa e - comunque - non č
in grado di apprezzarle. Fa il paio con
l'altro: |
'O
vejānu non nci dari chiāppari
letteralmente:
al villano (o villico) non offrire capperi.
Evidentemente un tempo i capperi
rappresentavano una raffinatezza o una
leccornėa limitate a poche persone. Da qui
la cautela nel destinare le premure a
chi veramente ne č meritevole e ha titoli
per apprezzarle. |
'A
crapa chi mangia Acari si cacci'o vizziu
quandu mori
letteralmente: la capra che č
abituata a mangiare lefoglie delfico perde
il vizio
soltanto dopo morta.
Si sa che le capre sono ghiottissime delle
foglie del fico e che per nulla al mondo
riuscirebbero a privarsene se ne avessero
disponibilitā. Il proverbio
sottolinea
l'ostinazione di certa gente a perseverare
negli errori e l'inutilitā degli sforzi di
chi spera nel suo ravvedimento. |
Li
genti comu sų fannu li cosi, lu lignu pe'
com'č faci li brasci
letteralmente:
la gente cosė com'čfa anche le cose; il
legno a seconda della sua qualitā, fa la
brace. Assomiglia all'altro: |
'U
chiuppu non poti fari fica ottāti
letteralmente:
il pioppo non potrā mai produrre fichi 'ottāti'
(ottāto č una particolare specie di fico)
Entrambi esprimono sostanzialmente il
medesimo concetto: ognuno di noi si comporta
in base alla propria statura mentale: se
questa č elevata, anche il nostro agire vi
corrisponde; se non lo č, la nostra condotta
sarā scadente, tale e quale alla brace di un
legno di infima qualitā. |
Sali mi
nci ndi menti 'na bisazza 'a vogghia mi la
fai sempr'č cucuzza
letteralmente:
anche se la condisci con una bisaccia di
sale, resterā sempre una zucchina (cucuzza).
Notoriamente la zucchina č un ortaggio
insipido, tanto che per tentare di renderla
mangiabile e gustosa vi si aggiungono, in
cottura, altri ingredienti. Morale: se un
fesso nulla fa per migliorarsi, resterā
sempre fesso. |
'U culu
chi non vitti mai cammisa, appen'a vitti s'a
nchiappāu
letteralmente:
il culo che non ha mai avuto contatto con
una camicia appena lo ebbe l'ha sporcata. Fa
riferimento ad uno dei lati deboli della
natura umana. Un repentino cambiamento in
meglio della precedente condizione economica
provoca, se manca la misura e l'equilibrio,
comportamenti anomali, non pių autentici, da
villani arricchiti che ostentano con
arroganza il loro conquistato benessere. E
si dimenticano, purtroppo, delle origini. |
Cu
scarp'e cazetti e cu 'a scaza d'u tuttu
letteralmente:
chi con calze e scarpe e chi completamente
scalzo. C'é chi nuota nell'abbondanza e chi
nell'indigenza. |