PRIMA PUNTATA

In un tardo pomeriggio di un giorno fine agosto 2007, caratterizzato da una forte e pungente aria di tramontana (ricordo questo aspetto meteo perché sono stato costretto all’acquisto urgente di un costoso Kappaway per proteggermi da sicura polmonite), mi trovavo a Pieve di Cadore, in provincia di Belluno.  Fin qua, nulla di strano, direte. Ed allora ?

Succede che, guardando casualmente una locandina incollata sui vetri del negozio ove ho acquistato detto indumento,  leggo che c’era la presentazione di un libro scritto da un certo Gastone Pisoni.

Lì per lì, abituato come ero a presentare qualche mio libro ed anche di altri, oltre che partecipare agli inviti, quasi settimanali, che ricevo da parte di diversi autori anche oggi, non ho metabolizzato più di tanto il nome, stante il fatto che, in questo periodo di scarso dialogo sociale,  ci sono tante persone che scrivono, forse ancor di più rispetto a quelli che leggono… tanto da imputare proprio a questo il calo delle vendite dei  quotidiani, dei periodici  e di  quant’altro. 

Ma qui, come leggerete in appresso,  l’autore-scrittore era diverso, sia come personaggio che come valenza: voglio dire che non si trattava dei soliti…. Bruno Vespa, G. Antonio Stella o Marco Travaglio, seppur rispettabilissimi…  ma… ormai quasi obsoleti per il loro solito contenuto, sovente unidirezionale.

Dico subito che al momento, non badai al nome letto nella locandina, ma privilegiai l’aspetto avvenente della commessa del negozio che  azzeccò in pieno, forse a causa della mia inflessione veneta, che ero un veneziano.  “Come quelli –  disse allora la stessa commessa,  (sempre più accattivante nell’esprimersi, ma purtroppo… solo per vendere il prodotto)  – che stanno presentando il libro, La laguna di Marzial ,  di un certo  Gastone Pisoni “.  

Come per incanto, metabolizzai il tutto e mi detti una mossa:   Gastone Pisoni era un mio collega di banca, personaggio di sensibilità e gentilezza uniche che non vedevo ormai da una trentina d’anni circa, se non di più. 

Pagai in fretta e, di lì a qualche minuto, mi trovai abbracciato a Gastone con tanto di libro e dedica in mano, in una prestigiosa sala della Magnifica Comunità Cadorina, ove, fra tanti veneziani, c’era anche qualche altro collega, come Francesco Fahrni, già Direttore della Filiale di Venezia.
 

La copertina del libro di G. Pisoni con questa prefazione.
Un romanzo intriso dei colori e degli umori della laguna veneta, in un passato non troppo lontano. Schivo e di poche parole, Marzial ha ereditato dal padre il mestiere ed una barca con cui affrontare il mare per potersi garantire da vivere. Pescatore di Burano che affronta sempre ogni cosa a viso aperto – Marzial non nutre timori verso alcuno –  evitando parole non necessarie. Sussurri e storie si rincorrono, tra i campielli e nelle calli dell’isola di Burano, dove protagonisti assoluti sono uomini e donne che conducono con sagacia il duro mestiere di vivere. Senza retorica, abbracciando la vita per intero. Una storia indimenticabile insieme allo scenario incantevole di brume e silenzi della laguna


Presi posto con mia moglie nelle prime file e, mentre il presentatore sosteneva il suo ruolo commentando alcuni stralci di questo magnifico libro, ho provato una  sensazione che prima di allora, vale a dire durante la presentazione di tanti altri libri, non avevo mai provato.  Mi pareva infatti, dalla naturalezza e freschezza dei racconti,  non solo di vivere nelle isolette di Venezia, come Burano, Murano. Torcello ecc.ecc., ma addirittura di respirare l’aria  pseudo-dolce-salmastra di quei posti, sentendo persino quel classico rumore che si produce quando il remo di una barca affonda nell’acqua per spingere questi vecchi ma sempre attuali mezzi di trasporto via mare..

Insomma, per dirla tutta ed in breve,  mentre ero seduto in una comoda poltroncina della Magnifica Comunità,  mi è venuta spontanea quasi una seconda prefazione, questa volta non scritta, in aggiunta a quella già inserita nel libro di Pisoni. 

Perché ho voluto ricordare questo fatto ? Semplicemente perché, oltre ad essere un personaggio di prestigio della COMIT, Direttore di varie Filiali, nonché eccellente scrittore,  vorrei che anche Gastone Pisoni, facesse parte della nostra famiglia, tenuta in piedi  in maniera ineccepibile da “Piazza Scala”,  retta dal Alfredo Izeta.  

Chi è Pisoni? Un veneziano, nato a Venezia nello stesso anno in cui sono nato io (così nessuno lo sa...)  che ha trascorso l’infanzia ed adolescenza a Burano, vale a dire in un’isoletta di poche anime in cui regna una specie di silenzio assordante che induce alla riflessione,  e che provoca una particolare sensazione:   la società, le istituzioni, lo stato, la guerra  sembrano non esistere. Tutto pare autoregolamentato da madre natura, senza alcun governo degli uomini... tanto da poter immaginare che oggi il bene comune sarebbe regolamentato meglio se non ci fossero gli uomini, per di più, facenti parte di questa politica moderna… (ma questa è una mia boutade)..

Il lavoro letterario di Pisoni, a titolo “La laguna di Marzial”  di cui finora non ho parlato, è incentrato sulla figura di un certo Marzial, noto pescatore di Burano che conduce una vita dura, schiva di questa società, fisiologicamente serio, che pratica una sua personale filosofia secondo cui…

” ricordare l’età  ai vecchi significa farli morire prima…”

“ se mi guardi o ti piaccio o ti faccio paura… “

“ chi parla tanto di quest’altro lavoro (atto sessuale ndr) non sa farlo…” ecc.ecc.   

La  vita quotidiana di quest’uomo iniziava con il prepararsi  il caffé con la “cogoma”, le “sarde in saor” per il pasto di mezzogiorno,  per finire col bucato della biancheria intima già a mollo nel mastello da tre giorni…

Mentre attendeva di rovesciare la “cogoma” perché si mescolasse l’acqua bollente alla miscela del caffè,  egli si metteva in piedi di fronte alla fiamma alta del “fogher”, si calava i mutandoni di cotone per riscaldare chiappe e schiena per poi vestirsi definitivamente per affrontare la giornata.

Quanti anni aveva Marzial ? Più di 70 forse, e meno di ottanta di sicuro. La Mantica  (che deve essere stata una sua fidata anche nei momenti di…) sapeva tutto di lui perché era depositaria di tutte le sue carte, del libretto cooperativa pescatori, carta del battesimo, carta militare e le fotografie che aveva  lasciato suo padre…che ogni tanto soleva nominare. Di sua madre nessuno gli aveva mai parlato; ad una sua domanda  precisa di Marzial rivolta dopo molte trepidazioni al parroco, questi aveva risposto : “ Non so… E’ morta da tanto tempo. Lascia perdere”

In seguito Marzial  non aveva più insistito sull’argomento. 

Dicono che quest’uomo fosse ben voluto, anche se a volte deriso per il suo stile di vita. Non era di certo neanche ateo se sentiva il bisogno di andare in chiesa, come faceva  ogni tanto dopo aver preparato da mangiare per mezzogiorno. Succedeva che, prima di andare a Messa, attraversando il prato davanti casa andasse a sentire se la biancheria che aveva lavato due ore prima  si era asciugata. Ma ogni volta, la trovava ancora dura e gelata come il baccalà, segno evidente che si era ben sotto lo zero a causa del “garbin”.

Dicevo prima che Marzial aveva rispetto per tutti, anche se a volte deriso. Sapeva anche pregare, sia pur a suo modo, specie quando ricordava i morti. La preghiera  veniva detta pressappoco a questo modo :

 

Rechie, ineterna

donidomine lusperpetua

luciatei rechiscantin

pacenamen

 

Ma non era il caso di correggere la lingua latina in quanto Lassù avrebbero capito lo stesso… 

 

Arnaldo De Porti - febbraio 2010

 

(continua)

 


 

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Piazza Scala - marzo 2010