Sesta puntata
 


Il Duce
 
Pallido del pallore delle cime,
La fronte presa al testo dell’elmetto (1)
Gli occhi d’ombra armoniosi come rime
Quadrato il mento
e – più – quadrato il petto
Il passo di colonna che cammini,
La voce morde come l’acqua al getto.
 
Vien dal tugurio, nido di Destini,
Roma gli aperse la Casa sublime,
E le stelle gli schiudono i confini.
                             
                               Paolo Buzzi
 
(1) La fronte che si adatta mirabilmente alla forma dell’elmetto         


 


23 Marzo 1919 – Benito Mussolini fonda i Fasci Italiani di Combattimento

I Fasci, lasciando sul duro cammino schiere di martiri, prepararono e conclusero la Marcia su Roma. Gli squadristi formarono il primo nucleo di quella Milizia che si coprì di gloria in Libia, in Etiopia, in terra di Spagna.

 

 


Allora e oggi

- Quando penso a che cosa era ridotta l’Italia del dopoguerra! Te lo rammenti Ravasio?
- Altro se lo rammento!
- Ed eravamo riusciti a distruggere l’Impero Austro-Ungarico col sacrificio di oltre seicentomila morti!
- E la nostra vittoria – aggiunse il colonnello Benedetti – significò la vittoria anche dei nostri alleati d’allora, che ci compensarono più tardi con le sanzioni…
- Ricordate – riprese Santoro – quando da noi non si lavorava più, e gli scioperi erano all’ordine del giorno, e il grano marciva nei campi, perché i contadini non volevano raccoglierlo, sobillati com’erano dai caporioni socialisti?
- Mentre noi tornati dalle trincee – disse il colonnello – eravamo scherniti, aggrediti per le strade senza che i bei governi d’allora pensassero a difenderci!
- Si – riprese Santoro – ma poi arrivò Mussolini….
- Per fortuna.
- Egli raccolse l’Italia sfiduciata, avvilita, stanca, in pieno disordine e sull’orlo dell’abisso. Il 23 marzo 1919, nel Palazzo di Piazza San Sepolcro, qui a Milano – eravamo pochi allora – ci indicò chiaramente che dovevamo raccoglierci in un fascio d’animi decisi e pronti a tutto per salvare il Paese e ricondurre il popolo all’idea di Patria e di lavoro. Cominciò l’era del....santo manganello. Le nostre squadre affrontarono la morte e la galera, in tre anni di lotta sanguinosa, pronti a combattere e a morire ovunque e contro chiunque bestemmiasse l’Italia. I governi democratici e liberali erano falliti. Vili ed impotenti, alla mercè dei vari partiti, non erano più in grado di assicurare, non dico la prosperità del Paese, ma nemmeno la sicurezza e l’ordine pubblico. Dovevano andarsene. Mussolini squillò la diana: marceremo su Roma e li costringeremo a sloggiare. E il 28 ottobre 1922 avvenne quel che avvenne... A ripensarci oggi par di sognare. Mussolini ha fatto in vent’anni quello che nessun altro ha mai saputo fare nello spazio di secoli. Tutte le discordie scomparvero, e un’Italia compatta, laboriosa, disciplinata, fortissima negli animi e nelle armi, si formò per il genio d’un uomo che tutto il mondo c’invidia. Plaghe sterminate di terra incolta, dove regnavano la malaria e la miseria, divennero addirittura giardini benedetti di messi, le strade parvero nascere dalla terra, sorsero come per incanto scuole, opifici, ospedali, opere pubbliche imponenti. Giungemmo così alla conquista dell’Impero e la nostra marcia continua.
- Chi si ferma è perduto – ha detto il Duce – Noi non ci fermeremo!

 

 


Roma

Che cosa sia diventata la Città Eterna in pochi anni – riprese dopo una pausa l’avvocato – non è possibile dirlo. Bisogna vederla, poichè si tratta di un miracolo. Fatica veramente romana, quella del Duce. Sono risorte le colonne del tempio d’Augusto; la via dei Trionfi è un sogno; scomparsi sotto il Campidoglio i tuguri; le Terme dell’antico impero ricomparse alla luce. I monumenti di duemila anni fa sorgono ora accanto ai nuovi. Ogni anno s’innalzano fabbriche modernissime, edifici maestosi e abitazioni per i lavoratori. Tra il Tevere e i colli Roma ha ripreso il cammino verso il suo mare, cosicché Ostia, villaggio misero di pescatori, oggi è lo stupendo Lido di Roma.



Opere del Regime

Sotto la guida del Duce, l’Italia ha compiuto, durante diciassette anni di Fascismo, progressi che hanno del miracoloso in ogni campo, e ottenuto risultati e vittorie che nessuno avrebbe giudicato possibili.
La ricchezza italiana dell’acqua, il nostro “carbon bianco” sta per essere sfruttata al massimo grado per l’elettrificazione delle strade ferrate e con l’impianto di in numeri stabilimenti.
Scuole, ospedali, case popolari, autostrade, palazzi della cultura, dell’arte e della politica, edifici militari, chiese, stadi piscine, terme, statue, monumenti, vengono continuamente costruiti con un ritmo ed un’alacrità impressionanti, Si lanciano ponti, sorgono dal nulla intere cittò, si approntano navi e velivoli per la potenza militare sempre crescente della Patria, aumenta la rete preziosa degli acquedotti, si bonificano intere regioni e viene febbrilmente frugato il sottosuolo d’Italia e dell’Impero per procurare le materie prime indispensabili alla vita e al progresso della nazione. La parola d’ordine è “Autarchia”. L’Italia – ha solennemente ordinato il Duce – non deve più dipendere dall’estero né portar fuori dei confini la sua ricchezza, ma cercare e trovare – come sta mirabilmente trovando – in casa propria i mezzi di vita e di prosperità.
Prima di tutto il pane.



Arnaldo Mussolini

Ho sotto gli occhi e accanto al cuore il libro che il Duce scrisse per onorare il fratello scomparso.
E’ un libro che io so a memoria quasi per intero, tante volte l’ho letto e meditato. E’ un’immensa opera di bene, creata dalla potenza del genio unita alla maschia grandezza di un cuore.



L’Esposizione del 1942

Per quell’anno, Mussolini ha invitato il mondo all’esposizione universale. Celebrazione degna di Cesare. Ogni più ardente fantasia sarà superata dalla realtà. Tutti gli italiani potranno convergere a Roma da otto grandi strade imperiali. Sette nuovissimi ponti abbracceranno le sponde del Tevere, che sarà allargato dall’alveo al porto fluviale. L’acqua, condotta dai monti d’Abruzzo, basterà per una Roma quadruplicata. L’energia elettrica ammanterà l’Urbe in un oceano di luce dai colli al mare. Sorgerà la nuova Casa Littoria su nove piani e con milleduecento ambienti….Altre gigantesche costruzioni nasceranno e la nuova via imperiale si snoderà lungo molti chilometri, testimonianza dell’appassionata fede di tutto un popolo moderno e giovine, capace di ogni destino.