Quarta puntata

 

 

 

La marcia su Roma

Il Duce ha guardato negli occhi i fedeli e con mossa rapida del capo pronuncia poche parole, secche, irrevocabili, storiche: “Scatteremo il 28 ottobre”. Balbo, De Bono, De Vecchi, Michele Bianchi formeranno il Quadrunvirato che da Perugia, situata in un punto strategico ideale, dirigerà la marcia insurrezionale. Colonne e colonne di Camicie Nere, in pieno assetto di guerra, avanzeranno su Roma dalle Marche, dall’Umbria, dall’Abruzzo, dalla campagna laziale, stringeranno la Città Eterna in un cerchio di ferro, otterranno la resa a discrezione del vecchio, inetto governo e la proclamazione del nuovo.
Le Camicie Nere romane dovranno, ad un segnale, impadronirsi rapidamente e simultaneamente delle stazioni, delle poste, degli uffici statali e comunali, dislocando manipoli veloci e ardite pattuglie sui punti di più delicata e vitale importanza.
Ordine preciso: evitare anche il minimo scontro con l’Esercito. L’Esercito è sacro, è il simbolo della Patria vittoriosa……
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…Il Duce aveva ormai in pugno le sorti della Patria. Cominciava la sua immane fatica. La benedizione di Dio scendeva sull’Urbe e sull’Italia, incamminata ormai verso il suo destino di gloria
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4 novembre 1918

L’Italia vince a Vittorio Veneto la guerra mondiale.
La Patria venera nel milite ignoto i 600.000 caduti della grande guerra, esalta nel Re Imperatore i gloriosi combattenti, e non dimentica Colui che ha saputo ridare le ali alla Vittoria Mutilata.




Le navi dei ventimila

Visione magnifica! Solcavano il mare le belle navi dell’Italia Mussoliniana, pavesate a festa, flottanti grandi volute di fumo che sembravano ornarle come immensi piumetti bersagliereschi. Erano sedici piroscafi superbi, carichi di coloni i quali partivano come Pinotto alla volta della Libia per lavorarvi la buona terra e far più prospera la Patria italiana. Sapeva, il ragazzo, che ben ventimila persone contenevano tutte quelle navi! Ventimila persone che non emigravano in terra straniera al servizio di stranieri, ma che si recavano in un lembo lontano di Patria, situata in quella che aveva sentito chiamare “la quarta sponda”.
Nel porto di Gaeta il suo cuore sussultò. Sulla plancia di comando del Vulcania aveva finalmente potuto scorgere la figura possente del Duce che rispondeva, salutando romanamente, alle invocazioni della folla accalcata sui ponti. I cannoni rombavano festosamente. Tutte le navi a bandiere spiegate sfilarono davanti al Capo. Anche il forte ragazzo piemontese gridò insieme con gli altri: Duce! Duce! E mentre le musiche e le voci intonavano “Giovinezza!”. Mentre i marinai mandavano il saluto alla voce, mentre nel sole era un continuo agitarsi di braccia, di cappelli, di bandiere tricolori, egli vide molte mamme sollevare in alto i propri bambini come una promessa di vita e di forza, e il Duce sorridere luminosamente. Sentì’allora, più che mai, la fierezza di essere un Balilla d’Italia. E il giorno dopo vide Italo Balbo, il governatore della Libia.
Era alto, giovine e bello. Con lo sguardo che aveva sfidato in voli memorabili l’immensità dell’Atlantico, sorrideva ai coloni, alle madri, e per tutti aveva una lieta parola d’augurio. La sua mano gagliarda accarezzava paternamente i bambini. Anche Pinotto aveva avuto il suo sorriso e ne era rimasto come incantato.

La madre di Littoria

…. Sembra di essere a Vittorio o a Belluno; si parla veneto da per tutto,qui; e se pure mancano le nostre montagne amiche, c’è vicino a noi il Duce, più grande di tutte le montagne della terra. Mamma, dico giusto? Giusto dici, figliolo.

Poi venne la guerra etiopica
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La guerra etiopica aveva messo nelle vene del vecchio una febbre strana. Benito Mussolini era per lui come un Dio che bisognava adorare, e quei ragazzi dall’elmetto giallo, che egli sapeva in procinto di partire per l’Africa, lo commovevano fino alle lacrime. Oh, se avesse avuto quarant’anni di meno e le gambe a posto!
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18 dicembre 1935. Giornata della Fede. Spose e madri italiane, da S.M. la Regina all’umile popolana, offrirono l’anello nuziale alla Patria in guerra contro l’Abissinia e stretta da assedio economico da 52 stati. Spettacolo di amor patrio che ebbe eco profonda in tutto il mondo.