Il giorno 5 settembre,
ad Ansedonia, sulla terrazza del ristorante Vinicio, Luigi Bellavita, ha
presentato il suo nuovo libro ad una nutrita e qualificata platea avendo come moderatore Claudio Fava, professore universitario
ed economista, e l'introduzione di Novello. E' stata una bellissima serata
con uno scenario incredibile rappresentato da un panorama sul mare al
tramonto. La partecipazione elegante e qualificata ha portato a diversi
interventi da parte di professori universitari, economisti che non hanno
lesinato critiche alla mancanza di controlli sulla finanza "creativa",
tuttora in essere, sostenendo le tesi dell'autore. Si è conclusa la serata
con un ottimo aperitivo. (Domenico Pizzi - settembre 2009)
Alcune fotografie
(cliccare sulle miniature per ingrandirle)
Il testo integrale del discorso di Luigi
Bellavita (5 settembre 2009)
Il 15 settembre
2008 una delle più prestigiose merchant bank internazionali :
“Lehman Brothers” dichiarava fallimento.
È stata la più
grande bancarotta mai sperimentata nella storia degli Stati
Uniti.
La sorpresa di
tale evento ha provocato la più grave ondata di panico mai
sperimentata negli ultimi 50 anni dei mercati finanziari
internazionali.
Le principali
motivazioni di tale reazione possono essere individuate nelle
seguenti valutazioni:
too big to
fail
terapia del
frazionamento e trasferimento dei rischi
disorientamento economisti per impossibilità di prevedere
l’ampiezza della crisi.
L’assunto troppo
grande per fallire che il mercato riteneva una solida barriera a
difesa delle società più grandi non ha confermato la sua
validità.
La terapia nella
suddivisione dei grandi rischi per frazionarli in unità di
minori dimensioni e trasferirli poi al mercato non ha
funzionato.
I danni creati
sono stati forse più gravi dei vantaggi sperati.
I professori
delle principali università e gli economisti si sono stracciati
le vesti per le imprevedibilità degli avvenimenti e si sono
subito preoccupati di dimostrare l’impossibilità di qualsiasi
previsione.
Eppure i
principali quotidiani finanziari già dai primi anni del nuovo
secolo avevano cominciato a raccogliere segnali di
preoccupazione sulle conseguenze che una larga diffusione dei
prodotti derivati avrebbe potuto provocare sui mercati
finanziari.
Tali segnali si
sono trasformati già nel corso del 2003 in insistenti richiami
sulla pericolosità che avevano raggiunto i volumi di finanza
derivata.
A supporto di
tale informazione venivano fornite alcune stime sullo sviluppo
delle diverse tipologie di prodotti derivati.
Di fronte a tale
situazione il sottoscritto iniziò a sviluppare un innovativo
percorso che avrebbe previsto l’invenzione di una macchina dalle
ruote quadrate analizzata e descritta nei “Sogni del Faraone”.
Si pensava che
un forte richiamo anche a paradossi espliciti potesse stimolare
la sensibilità degli operatori per un ritorno a condizione di
più normale sostenibilità.
Invece il
mercato ha digerito tutto senza il minimo disturbo.
Con l’aiuto di
Giuseppe che, quale vice re dell’Egitto, aveva gestito con
successo il primo ciclo economico negativo che la storia
ricordi, proviamo ad attribuire un significato alle ruote
quadrate.
La prima ruota
quadrata è stata assimilata al perfezionamento di un nuovo
sistema incentivante di remunerazione dei top manager. La parte
variabile rappresentata da premi di rendimento o da programmi di
assegnazione di stock option stava progressivamente togliendo
qualsiasi significato alla componente fissa, determinata, in
sede di assunzione, dal Consiglio di Amministrazione o
dall’Assemblea degli azionisti.
La seconda ruota
quadrata si occupava delle distorsioni che l’utilizzo dei
benchmark poteva provocare sulla performance dei principali
prodotti gestiti e sull’andamento generale dei mercati.
La
trasformazione dei prodotti derivati di copertura contro rischi
futuri, in micidiali strumenti speculativi rappresentava la
nervatura della terza ruota.
L’approccio ad
un processo di globalizzazione che, trascurando alcuni aspetti
socio economico fondamentali, si basava prevalentemente sugli
aspetti finanziari e monetari, rappresentava la funzione della
quarta ruota quadrata.
Infine il
controllo delle autorità di sorveglianza e monetarie,
incorporati nella ruota di scorta, sonnecchiavano nell’oscurità
del bagagliaio.
Tutti sognavano
che mercati completamente liberi da ogni vincolo, potessero
autoregolamentarsi in modo più efficiente e tempestivo rispetto
alla più perfetta normativa elaborata dalle autorità.
Il
perfezionamento del funzionamento della prima e della terza
ruota quadrata, che ha rappresentato la principale
preoccupazione del top management, riuscirono a creare
meccanismi che si alimentavano vicendevolmente in modo perfetto.
La capacità
della finanza derivata di generare immediatamente cospicui
profitti e di spalmare sugli esercizi successivi la maggior
parte degli oneri dei contratti derivati si sposava
perfettamente con l’esigenza dei top manager di distribuire
dividendi in grado di tacitare gli azionisti e di assegnarsi
premi di rendimento e programmi di stock option in grado di
appagare le aspettative di tutti.
Tutto ciò pur in
presenza di bilanci che presentavano qualche legittimo dubbio
sulla loro solidità.
E così derivati
di dubbia copertura dei rischi, obbligazioni strutturate,
polizze vita indicizzate, mutui sub prime, operazioni di
cartolarizzazione, creazione di veicoli conduit, dove collocare
i residui di magazzino, al fine di non consolidarli nei bilanci
e peggiore così i ratios patrimoniali che diventarono l’attività
principale di ogni rispettabile istituto finanziario.
Solo quale
indicazione delle assurdità raggiunte merita di essere ricordato
il mutuo di $ 720.000 concesso in California ad un raccoglitore
di fragole messicane con un reddito di soli $ 14.000.
Oggi il mutuo
impagato si trova in contenzioso, la casa vale meno di $
400.000, l’obbligazione collaterale, venduta a 100, potrebbe
essere stimata tra il 40 ed il 50% del suo valore originario.
La banca che al
momento della stipulazione del mutuo aveva introitato un utile
stimabile del 5% per circa a 35.000 euro si trova oggi a
sopportare una perdita quantificabile in 350/400.000 euro.
L’abilità con
cui è stata portata avanti la caccia ai nuovi assets ha permesso
ai principali istituti mondiali di costruire un portafoglio di
impieghi, che rappresentava un multiplo della raccolta diretta.
Secondo alcuni osservatori, a fronte di un dato storico del
70-85% , si sarebbe pervenuti al 120%, secondo altri si sarebbe
superato il 150%.
La difficoltà di
individuare il dato effettivo è da porre in relazione al
continuo ricorso ai veicoli conduit, la cui situazione non è
monitorata da alcuno.
Il quadro
descritto ha comportato:
un deciso
peggioramento degli indici patrimoniali (Basilea 2)
una
insostenibile situazione della liquidità interna
una base
monetaria occulta a livello di sistema, non controllata e non
gestita dalle dalle autorità monetarie, che ha alimentato
fenomeni speculativi sul mercato petrolifero, quello delle
materie prime e quello immobiliare.
Le continue
sollecitazioni cui è stata sottoposta la terza ruota quadrata,
l’hanno fatta scoppiare e finire in mille pezzi. I meccanici
hanno dovuto sostituirla con la ruota di scorta, quella dei
controlli delle autorità monetarie.
Liberate dalle
tenebre del bagagliaio si è resa conto della situazione
drammatica esistente sui mercati finanziari.
Si è subito
messa a lavorare, ha svolto finora un compito egregio ed ha
contribuito in modo determinante a mantenere la vettura nella
giusta direzione.
Il top
management non è però soddisfatto di questa situazione e sta
insistendo presso i tecnici perché ricostruiscano la ruota
quadrata dei prodotti derivati per rimetterla tempestivamente al
suo posto.
I più ostinati
hanno posteggiato la loro vettura nelle aree di sosta, in attesa
di rigenerare la terza ruota. Nel frattempo si accontentano di
proporre alle loro reti di vendita i brandelli della vecchia
ruota quadrata.
L’ultimo
brandello sembra sia rappresentato dalla tentazione di Wall
Street riguardante la speculazione su vecchi e malati. Molte le
polizze riscattate per reintegrare la pensione o pagare le spese
mediche. La finanza fiuta l’affare e riparte “lo spezzatino”
delle obbligazioni in barba al G20 (Repubblica 07/09/2009).
Per i
risparmiatori è quindi opportuno adottare componenti salva vita
o meglio salva risparmio.
Dopo
constatazioni così incisive è obbligatorio esprimere un augurio
di forte speranza.
La speranza che
la resistenza dei manager non sia in grado di produrre
pericolosi ritardi nel percorrere la strada virtuosa che dovrà
prevedere:
un processo
di rifondazione delle banche
un processo
di rifondazione dei mercati
un’azione di
supporto all’economia
Dovrà essere
riscoperto il legame con il territorio e privilegiato il
rapporto con l’economia reale.
Lo scorporo
dell’attivo finanziario immobilizzato, che potrà essere gestito
separatamente, eventualmente sotto il controllo di un’apposita
autority, si presenta necessario per riappropriarsi di
un’adeguata autonomia operativa.
Il Consiglio di
Amministrazione e l’Assemblea dei Soci dovranno ritornare ad
essere il focus di tutte le decisioni aziendali più importanti.
I compiti e le
responsabilità dei Consiglieri indipendenti dovranno essere
ridisegnati, così come le deleghe ai singoli manager dovranno
essere delineate nella loro discrezionalità operativa.
Ai parametri
patrimoniali si dovranno affiancare rapporti di liquidità in
grado di monitorare costantemente la situazione finanziaria
della banca.
Consigli di
Amministrazione composti da “yes man”, che assecondano sempre le
proposte di presidenti o amministratori delegati, anche perché
frequentemente non in grado di valutarne l’operatività proposta,
sono più dannosi che inutili.
La normativa sul
prestito titoli e sui margini di garanzia potrebbero trovare
immediata applicazione.
Fenomeni
speculativi di ampia portata quali quelli che si verificano sul
mercato petrolifero e su quello delle materie prime potrebbero
essere facilmente gestiti con un tempestivo riaggiornamento
degli importi cash da versare al momento della stipula di un
contratto future.
Il prestito
titoli vieni oggi effettuato in un modo perseguibile penalmente.
Occorre un
urgente ritorno alla legalità dove i titoli dei clienti si
possono toccare solo con il loro esplicito consenso. Ciò sarebbe
inoltre in grado di normalizzare la maggior parte dell’attività
di vendita allo scoperto.
La notevole
massa monetaria occulta, creata dalle banche internazionali, a
fronte dell’operatività in prodotti derivati e strutturati dovrà
essere interamente riassorbita.
Proprio la
situazione di immobilizzo di questi prodotti concederà alle
autorità monetarie un notevole grado di flessibilità.
L’esperienza
effettuata dalla Banca d’Italia, con l’operazione di
sostituzione delle Am lire, dopo la fine della seconda guerra
mondiale, potrebbe fornire alcuni spunti interessanti.
L’economia
italiana fu infatti interessata dal maggior deterioramento del
potere d’acquisto della lira proprio nel periodo in cui le nuove
banconote furono spese dalle truppe americane e dai “falsari”.
Quando la Banca
d’Italia , iniziò la sostituzione, con il supporto del governo
americano, delle am lire, con le normali banconote le
percentuali di svalutazione rientrarono a livelli fisiologici,
in linea con quelli dei più importanti paesi europei.
L’attuale
periodo può essere assimilato a quello di sostituzione della
moneta bellica.
A supporto di
questa tesi si può ricordare che le notevoli immissioni di
liquidità, finora effettuate dalle banche centrali non hanno
provocato alcuna spinta inflativa.
Il pericolo
potrebbe essere rappresentato da un improbabile e repentino
risveglio dei titoli tossici.
Dobbiamo
coltivare una forte speranza che la nuova leadership americana
riesca a coordinare e convincere le principali potenze a
percorrere con decisione la strada virtuosa.
Di fronte ad una
crisi globale di tale portata è indispensabile che le autorità
monetarie siano affiancate e supportate dai più elevati livelli
politici dei singoli paesi.
Forse nessuno è
oggi in grado di prevedere tempi e modalità di uscita da questa
situazione di incertezza. È indispensabile che due più due torni
a fare quattro per tutti e non cinque per i venditori e 2 o 3
per gli acquirenti di tutti i numerosi prodotti “not par” che
sono stati finora collocati sui mercati. La situazione sociale
ed economica del nostro paese, ci da comunque la speranza di
farci uscire prima degli altri.
Se poi stimolati
dalla crisi medesima, riusciremo finalmente a realizzare un
sistema paese, a trasformare cioè il nostro campanile locale in
un campanile nazionale, potremo coltivare anche la speranza di
essere molto più forti di prima ai vertici della graduatoria
mondiale.