PARTE SECONDA (storico/ricostruttiva)


d) mappa di Mercator
Di analogo sviluppo è la molto simile mappa disegnata dal più famoso cartografo del sedicesimo secolo Gerard Kremer, altrimenti noto come Mercator, che nel suo mappamondo rappresentò l’allora sconosciuto continente Antartico con dovizia di riferimenti cartografici (baie, promontori, isole e coste) che non erano altrettanto evidenti nell’opera del Fineo:
 

 


e) mappa di Calopodio
Altrettanto può dirsi di un’altra mappa, meno famosa, ma non meno interessante, tratta da più carte sorgente e prodotta nel 1537 d.c. dal geografo cretese Giorgio Calopodio, nella quale l’Antartide appare disegnata con sufficiente precisione:

 

 


f) mappa di Hamy King

 


Questa carta del 1502 si basa in parte sulla ben più antica mappa mediterranea tolemaica, in parte sulle tradizioni dei portolani dai quali la sezione dell’Europa è tratta con accuratezza. L’intera carta mostra numerose zone geografiche, riprodotte dalle mappe sorgente utilizzate per disegnarla. É molto interessante notare che il cartografo, nel posizionarne il centro nell’Oceano Indiano, fece il possibile per costruire un mappamondo che abbracciasse tutta l’Europa, l’Asia, l’Africa e parte dell’America, parte quest’ultima che si ritrova nella mappa di Piri Reis. L’esame del manufatto rivela due aspetti molto interessanti: il primo è che esso è orientato sul polo magnetico del pianeta, il secondo è che la Penisola Indiana appare spezzata in due parti, una delle quali diventa un’isola, quella che nella tradizione letteraria dei già citati “Rig Veda” è chiamata “Isola Dravidia”.
Insieme alla carta tolemaica ed ai vari portolani, è molto probabile che l’autore abbia consultato antiche mappe sorgente, diversamente non si spiegherebbero i suesposti due particolari aspetti del documento.

 


Riassumendo, prese nel loro insieme queste mappe denotano particolari analoghi:
1) anzitutto danno la netta impressione che le carte sorgente, dalle quali vennero tratte, evidenziassero un rilevamento del continente australe nell’arco di qualche migliaio d’anni, mentre la calotta di ghiaccio si espandeva inesorabilmente dall’interno verso l’esterno, aumentando la sua morsa con il passare d’ogni millennio, ma arrivando ad inghiottire tutte le coste del continente solo intorno al 4000 a.c.;
2) le proiezioni delle carte sorgente erano tra loro diverse, per questo motivo gli estensori sopra indicati hanno riportato dimensioni del continente australe che appaiono sproporzionate. Tuttavia
occorre anche tener conto che, se queste diverse carte sorgente indicate da Fineo, Mercator, Calopodio ed altri sono autentiche (e non si vede perchè studiosi seri e preparati avrebbero dovuto barare o prendere un tale abbaglio collettivo), a quel tempo il livello dei mari era in progressiva crescita e, in conseguenza, l’ampiezza delle terre emerse era diversa dall’attuale sviluppo delle coste antartiche ricoperte dai ghiacci;
3) la sconosciuta esistenza di questo continente, scoperto (come detto a pagina 13 nel 1818 d.c.), poneva i cartografi di cui sopra in serio imbarazzo, sia per l’uso dei metodi di proiezione, sia per la comprensione delle dimensioni della terra emersa sulle carte sorgente, sia infine per l’impossibilità di misurare la longitudine (come ricordato, solo dalla metà del diciottesimo secolo fu possibile).
Per concludere il capitolo sulle mappe, è necessario ricordare che non furono soltanto gli europei ed i mediorientali a tracciarne, poiché molte antiche carte furono compilate (o incise su stele di pietra) anche nell’antica Cina, come quella di Yu-Chi-Fu del 1137 d.c. che evidenzia contorni di terre del tutto sconosciute ai geografi del sedicesimo secolo. Queste ultime mappe, non solo sono di difficile interpretazione, ma, rispetto a quelle sopra menzionate, non portano indicazione alcuna in ordine a carte sorgente consultate e utilizzate per la loro compilazione.
 

(continua)

 

 

     

 

Piazza Scala - luglio 2010