LAMPEDUSA AMORE MIO......
di Rosario La Delfa
seconda parte, seconda sezione: i signori

SI PROSEGUE 

Più avanti  si presentò ai nostri occhi la baia  antistante l’Isola dei Conigli. Non era prevista alcuna sosta. Gli organizzatori ci spiegarono che non valeva la pena fermarci in quanto   sicuramente  la spiaggia era  già  conosciuta, apprezzata   e   meta    di  visite precedenti    personali   continue e prolungate.   Ne parleremo.
Si procedeva a velocità più sostenuta .   Ammirammo gran parte delle  scogliere   le cui  pareti  a strapiombo  sul mare  non ne  consentono  l’accesso da terra.
Poco prima di doppiare il capo  ovest   dell’isola  il comandante ci fece vedere il punto esatto dove erano caduti, inesplosi,  i due missili di cui    il colonnello Gheddafi ci aveva fatto generoso omaggio.
La navigazione continuò inframmezzata  con  le solite  soste  nell’altrettanto bellissimo mare verso  ovest  fino al porto.  

PERPLESSITA’ E SORPRESA 

Dopo lo sbarco un breve riposo  e poi   nasce  spontanea la domanda: questa sera  si mangia? E cosa?
Il Direttore non dava cenni  di  preoccupazione ,  si limitava a dire:  apparecchiate  e poi si vedrà.
Verso l’ora di cena  - come sempre non prima delle  21 -  disse:  vado in paese a cercare qualcosa.
Dopo circa mezz’ora  tornò  tutto eccitato.  Ci aveva fatto la sorpresa.
Dal portapacchi   della macchina  emergeva  una enorme  pentola , di quelle utilizzate dai  lampedusani    per la preparazione delle  conserve di pomodoro.
La pentola conteneva    una grande    quantità  di  “ Cous cous di pesce alla pantesca “ ( pantesca  sta per Pantelleria)  preparato dalla “zia Peppina” sorella di zia Angelina . La materia prima, semola di grano duro,    lavorata facendola roteare sotto la pianta della mano    era perfetta ( niente a  che vedere  con quella  che si acquista già  pronta   ) .  Altri  ingredienti:  abbondante  varietà di tanti    pesci  , verdure varie: peperoni rossi e gialli, zucchine,  melanzane, patate, piselli, concentrato di pomodoro, prezzemolo, peperoncino, aglio, sale e pepe. Infine tramite    la “couscusera”  che serve alla cottura a vapore  della semola  e  che  ne   fa aumentare  il  volume fino a tre volte , si conclude  la preparazione.
Il cous cous venne servito   in  tavola    su   due   enormi  piatti di terracotta smaltata ,  caratteristici della Sicilia.  (Caltagirone).
Al centro e nei bordi  alcuni   variopinti disegni    raffiguravano  uno   “l’opera  dei pupi” ,   dell’era di Carlo Magno, e  l’altro  coloratissime figure con “carretti” siciliani .
Quella sera non apprezzammo  le artistiche immagini. Figurarsi!!  Ce ne accorgemmo  l’indomani quando li lavammo e li riconsegnammo alla proprietaria.
Ne mangiammo fino alla nausea. 

FINALMENTE !    L’ISOLA DEI CONIGLI 

L’argomento necessita di tanto spazio. Chiedo scusa se vado per le lunghe.
Ci troviamo davanti a un fenomeno della natura, più  unico che raro.
A un tratto, arrivando  dall’alto della scogliera , con l’auto,   ti affacci  sul mare  e  resti senza fiato.
Situata  leggermente sulla sinistra  vedi  l’isola dei Conigli. Una lingua di terra   di pochi metri attraversata   dal  mare, profondo non più di mezzo metro  la separa dalla terraferma formando   un    istmo  naturale. 
Sulla destra  puoi ammirare la   spiaggia,  famosa in tutto il mondo, che prende il nome dall’isola.
La baia a forma di semicerchio  è lunga tremila e settecento  metri. E’ ricoperta di una sabbia finissima dorata.
Di fronte un mare  che cambia colore continuamente: un tenue  verde vicino la  battigia   si trasforma più avanti  in  un verde più intenso ,  un tratto  azzurro come il cielo   si trasforma in indaco,  quindi un blu cobalto  che  passa  a un blu più intenso,  fino a un blu scuro;  si ritorna a un verde cupo  e in certi tratti, data la limpidezza dell’acqua, riflette il fondo sabbioso assumendo uno strano colore chiaro. Uno spettacolo. 

PERCHE’ ISOLA DEI CONIGLI ? 

Ci sono varie risposte.
In una carta nautica dell’Ammiragliato britannico  del 1824  si legge : Rabit Island.
Il nome arabo “rabit”  ( che tradotto vuol dire “legame”  “ che collega” ) si riferisce  all’istmo che esiste tra la costa e l’isola.
Forse la  più probabile  è quella riferita dai nativi:  una colonia di conigli  raggiunse l‘ isolotto  nel momento in cui   era collegato alla terraferma . Quando il ponte di sabbia sparì i conigli intrappolati  si moltiplicarono così numerosi  da far chiamare l’isola  “ dei Conigli ” .
Sull’isola nidificano, solo lì, circa 100  coppie di gabbiani reali   molto rari.  Abbiamo anche  visto vicino agli   scogli  una particolare rarissima  specie di lucertola  che ( ci siamo documentati)   viene chiamata  dagli scienziati  “psammodromus algirus.  Facile  da ricordare. No? 

LA TARTARUGA  “CARETTA,CARETTA”  

La spiaggia ha una caratteristica non comune.  Pare che sia l’unica in Italia  dove ritorna a nidificare  la tartaruga marina  chiamata  “ Caretta Caretta “.  Queste tartarughe, che raggiungono anche  il peso di oltre 130 chili, dopo migrazioni di migliaia di chilometri, nonostante siano   trascorsi  25 anni  e più ,   conservano la memoria  del nido  dove sono nate  e tornano  sulla stessa spiaggia  che le ha viste nascere  per nidificare a loro volta. Si dice che  alla nascita siano capaci di immagazzinare le coordinate terrestri  del nido  forse a causa del magnetismo terrestre   e altre caratteristiche ambientali  che le  guideranno poi    sulla  via del ritorno.  Lo dicono gli esperti e gli studiosi, naturalmente con le dovute riserve.
La deposizione delle uova, circa 100, grandi come  palline da ping  pong,   avviene  tra maggio e agosto.  L’incubazione dura dai sessanta ai novanta giorni.
Alla nascita le tartarughine  forano il guscio dell’uovo con un  piccolo rostro particolare ( che poi scompare)  e corrono immediatamente verso il mare.
Ci chiediamo:  come fa  un animale privo di  intelligenza , senza  bussola ( diremmo noi)  a individuare  un punto infinitesimale  del  mare Mediterraneo  per approdare  esattamente nel luogo dove era  nato ?
Risposta scontata:  l’istinto,  la natura.  Termini  astratti  che non dicono  niente.  Coniati  dagli uomini forse   per negare l’evidenza  dell’esistenza di un Dio Creatore.  Amor che “ move “ tutte le cose, e non  solo    -  come dice il Poeta -   “…….. il sole e l’altre  stelle “.  

TORNIAMO AL NOSTRO RACCONTO 

Dopo aver ammirato lo  spettacolo  torniamo  con i piedi per terra  e iniziamo la discesa verso il mare . Una stradina ( si fa per dire) di terra battuta , larga pochi metri,  parallela alla spiaggia, ci conduce  in basso  verso la battigia.
Si sceglie un posto tranquillo  -  figuriamoci : saremmo stati  circa 200 in una spiaggia di 4 chilometri  -  si scaricano i bagagli : ombrelloni ( il sole picchia e se non te li  porti da casa finisci arrosto ) , acqua in abbondanza, vettovaglie, frutta   e quant’altro.
C’è una novità.  Troviamo  disseminati sulla spiaggia  dei piccoli cumuli di sabbia  recintati  con   una griglia metallica,  alta circa un metro,  sulla quale svetta un cartello  che ci avverte : attenzione  nido di uova di tartaruga.  I giovani di Legambiente e Wwf   ( gestori delle riserve naturali ) hanno fatto bene il loro lavoro e tutti ne   rispettiamo  l’avvertimento  ponendoci  in zona di  sicurezza.  
Iniziano  bagni da favola. 

TUTTI AL.……….. BAR

Il bar,  si fa per dire,  unico in tutta la spiaggia,  non era altro che una barca a remi   ormeggiata sulla riva.
Un  sagace nativo dell’isola aveva avuto l’idea  di  vendere,  agli incauti turisti  sprovveduti,  bottiglie di acqua fresca, frutta e qualche  ghiacciolo per i bambini. Stop. Frigorifero?  Si,  pezzi di  ghiaccio in vasche. 

E’ FACILE  FARSI BELLI 

A una certa ora  io  il Direttore e alcune delle nostre donne ci avviammo  a  perlustrare  il paesaggio interno dell’isola.
Attraversato l’istmo  notammo  che i gusci di  alcune bellissime conchiglie già  pietrificati    erano attaccati   al tufo   fra le   rocce di fronte a noi. Nel tentativo di rimuoverli provammo a bagnarli con l’acqua del mare. Sorpresa. Il tufo appena bagnato  si era trasformato in una sottilissima  polvere impalpabile  che aveva  assunto,  asciugandosi, un bel  colore ocra.   
Fu un attimo , ci guardammo col Direttore   e scattò immediatamente la sce- m- eggiata.
Bagnammo il tufo e con una conchiglia   ne grattammo la polvere.
Il passo successivo fu semplice. Stendemmo  sul viso  la polvere appena bagnata e  le nostre facce  si trasformarono  subito  in una maschera chiara tipo quelle che alle donne vengono applicate negli istituti  di bellezza.    Con   ostentazione  ritornammo  verso i nostri ombrelloni.  Durante il percorso  i bagnanti ( erano presenti  anche  degli   stranieri )   ci chiedevano il perché di quella mascherata.  Risposta: ( con meraviglia)  come non lo sapete?   Tutte le migliori case nazionali ed estere   di prodotti dermatologici  per la cura della bellezza utilizzano come base per  le  loro costosissime  creme  questa  miracolosa  mistura  fornita qui  in abbondanza  dalla natura.
La richiesta è molto alta.  Noi quando  veniamo  a Lampedusa ne approfittiamo  sempre  per farci belli  gratis.
Dopo meno di un’ ora tutta la spiaggia pullulava  di donne e anche uomini  che si erano impiastricciati il viso come noi. Forza della suggestione!  La sostanza era innocua e con un poco di acqua si scioglieva e spariva.
Lascio immaginare  le  nostre risate  e  la grande  soddisfazione  che ci procurò  la zingarata. 

L’ 8 SETTEMBRE 

Si festeggia  il 34°  anniversario  di matrimonio  di Saro e Giacoma.
Lo stesso giorno  a Lampedusa si festeggia la Patrona dell’isola: Maria SS. di Porto Salvo che non mancammo di venerare  con una visita in Chiesa.
Fu un duro colpo per il Direttore. Aveva pensato di farci una sorpresa,  coronare  la serata  a suon di musica. La concomitanza della festa in paese non gli diede la possibilità  di  reperire  una piccola  orchestra/banda  di musicanti in quanto tutti erano impegnati. Si prodigò tanto  ma  non ci fu niente da fare. Ci rimase male. La festa andò  bene lo stesso. Cena degna dei migliori ristoranti a 5 stelle: antipasti misti, insalata di mare, polipetti in guazzetto, tagliolini al sugo di cernia (Giovanna) e  spaghettini   “ all’acqua pazza “  (Franca) .  Per acqua pazza s’intende  un condimento in bianco  di pesce per zuppa cotto assieme ad  acqua di  mare .  A seguire dentice ai ferri  e “ zuccuru” ( dice il Direttore)  di  calamari fritti, con contorni vari. Solita frutta, solito vino  e sorbetto al limone.
Puntuale dopo le  23,30  dalla rinomata “ Eden della Pasticceria”  arrivò il furgoncino del pasticciere  con i dolci e  le preziose stoviglie.    
Una enorme cassata gelata  con in cima   una coppia di “giovani”  sposi    (  di zucchero)   troneggiava sulla tavola. Cannoli, pasticcini e gelati speciali  siciliani   facevano bella mostra di sé. 
La cassata fu servita  in artistici antichi  piatti  di ceramica di Caltagirone ( vanto del proprietario )  e forchettine d’argento.
 Al  brindisi   saltarono fuori due bottiglie  di “bollicine”  della Franciacorta , provenienti dalla  rinomata cantina   “Bellavista”, che i festeggiati si erano portate da Brescia .  Flutes   di finissimo cristallo di Boemia    fecero sentire il loro tintinnio   al momento  degli auguri.   Non si badò a spese.  

CALA CALANDRA    -    “ MARE MORTO 

Una sera il Direttore  ci disse:  domani vi porto a mare morto.
Ci trasferimmo con le auto  sulla parte opposta dell’isola   rispetto alla nostra zona.
Lasciata la strada asfaltata,  attraverso un sentiero sterrato,   ci dirigemmo  verso il mare che ancora non si vedeva. In pochi minuti , scendendo verso   gli scogli ,   improvvisamente,  si aprì ai nostri occhi   “mare morto”.
Per la tranquillità delle sue acque, gl’isolani gli hanno dato questo secondo  nome.  Un incanto.
Il posto ( noi ex barboni)  già lo conoscevamo, non finiva mai di stupirci. Approdammo su uno scoglio proteso verso il mare alto circa  due  metri; al  centro  una provvidenziale  piattaforma naturale   consentiva un facile  accesso  e  la possibilità    di  sistemare  i bagagli , un  ombrellone  e  stendere  teli da spiaggia.
Sulla sinistra una conca d’acqua  cristallina . Di fronte a noi  alla distanza di  20/30 metri  un altro  scoglio isolato  in mezzo al mare   a forma di mezza luna,  parallelo al nostro, costituiva  una specie di canale dove la debole corrente faceva entrare e  uscire l’acqua sempre in leggero   movimento. Vi assicuro che in quel mare ho fatto i  bagni più belli della mia vita. A   destra  si erano formate delle  piscine naturali alcune piccole altre più  grandi , la profondità  dell’acqua variava   da diversi   centimetri a non più di un metro.   Si alimentavano lentamente  tra di loro con il flusso proveniente   dal mare mantenendo  sempre  il medesimo livello.  L’ultima era dentro una grotta naturale  al coperto.
Della bellezza del mare di Lampedusa ne ho parlato a lungo. Qui  voglio  descrivere    le particolarità   di queste bellissime   piscine . La flora   era una delle principali  attrattive.   Sul fondo e sulle pareti ondeggiavano, seguendo  il fluire  di un’acqua limpidissima, ciuffi  d’erba, piccoli steli, fiorellini  di  forme  diverse,   ( mai visti sulla terraferma)  che rubavano all’arcobaleno tutti i suoi colori.
Una parte  delle  rocce  che costituivano il fondo  era rivestita di un muschio (“lippu”)  particolare, multicolore   simile al nostro  velluto.  Macchie  a chiazze di colori diversi  dal rosso porpora  al blu cielo  al verde  sottobosco     completavano l’insieme. Probabilmente certe varietà   di  molluschi  vissuti in ere geologiche  precedenti,  pietrificandosi,  hanno  lasciato  le loro tracce.
In mezzo a questa  lussuosa flora  poteva mancare la  vita ?
Numerosissimi piccoli pesciolini  coloratissimi   assieme  a piccoli granchi  e   minuscole  spugne   guazzavano rincorrendosi   in quell’acqua  cristallina . Io e mia moglie seduti ai bordi di una piscina  piccola ci godevamo lo spettacolo. A un tratto…… 

ESPERIENZA UNICA IRRIPETIBILE 

ci venne l’idea  di sbriciolare un  cracker  nell’acqua.  Immediatamente   i   pesciolini  presenti  nella vasca   si lanciarono  sulle briciole e banchettarono alla grande.
Ci venne un’altra idea più bella.  Sbriciolammo   i crackers    sulle  nostre   mani  e le immergemmo  a pelo d’acqua. I pesciolini per nulla  intimoriti   vennero a mangiare lo stesso sulle palme delle  nostre mani .
 Nel  contendersi  i bocconi   pizzicavano leggermente  anche la pelle .   Fu una sensazione che non si può immaginare.  Solo  provare.   

SI O NO ? 

Il rientro era previsto per il primo pomeriggio. E però  nessuno  voleva lasciare quel paradiso .Ci chiedemmo: si va  via o si  resta?  Fu trovata una soluzione salomonica. L’idea di  una bella spaghettata  in riva al mare, in fin dei conti,   non era  da  buttare . L’opzione spaghetti, per motivi pratici,   fu scartata e  sostituita  con una bella:  “maccheronata”.
Il Direttore e le cuoche  si avviarono immediatamente, in auto,  verso le nostre case, per cucinare.
Nella fretta dimenticarono  di portare  la chiave  della  casa-madre-dispensa-cambusa   per cui  dovettero  forzare una piccola finestra sul retro  e il Direttore in quell’occasione  fece anche il contorsionista.
Dopo circa un’ora  fecero ritorno  con provviste e bevande. La famosa pentola,   tanto  per intenderci quella del cous cous ,  era piena  di maccheroni al pomodoro. Ne mangiammo a sazietà.   Piatti e bicchieri  erano  di plastica però  almeno   questa volta  le forchette erano di metallo.  

RITORNO

La partenza è vicina e si  fanno i primi bilanci.
Abbiamo passato giornate indimenticabili. Abbiamo  avuto la consapevolezza   e dimostrato     di essere una famiglia molto unita.  Lo stare assieme ci ha reso veramente  felici.   Unico rimpianto gli assenti.  Non eravamo tutti. 
Fu chiaro anche  che  con una spesa collettiva molto, molto  modesta  e  a  90 minuti circa  di  volo dalle nostre città  abbiamo raggiunto  e  soggiornato    contemporaneamente  ai Caraibi, alle isole Mauritius, alle Hawai, alle isole dell’Oceano Indiano, nei  posti più belli del mondo.
Lampedusa è  ( era) tutto questo messo assieme.
Arriva il momento della partenza  e con rimpianto rientriamo nelle   nostre case.
I soliti   saluti (alla siciliana)  baci  abbracci  e lacrimucce .  Appuntamento per il 1993 

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La storia finisce qui, ma il suo  epilogo è amaro.                              

Il 1995 segnò, per noi, la fine di Lampedusa.
A novembre, tra la costernazione  generale , il Direttore, il mio amatissimo fratello  ci lasciò.
Quando ci rivedremo lo rimprovererò :  Rodolfo  perché fumavi così tanto?
Lampedusa mi è rimasta nella mente e nel cuore.  Non l’ho  mai più rivista. Troppi ricordi.

Brescia, estate 2014

ROSARIO LA DELFA