Il regalo di natale del 1971
Dopo mesi d’inaccettabile anonimato,
qualcosa di buono era finalmente
successo. Mosso forse a pietà per lo
zelo mostrato (la sera prima, evasa
le mia pila di pratiche, con le mani
sporche di fuliggine avevo domandato
dell'altro lavoro al maestoso ed
inavvicinabile capo), il mio
funzionario mi spedì all'economato
per ritirare la dotazione mensile di
cancelleria. Trovai lì un simpatico
omarino, ben compreso nel suo ruolo
di dispensatore, che controllò il
modulo una mezza dozzina di volte.
Quanta roba, osservò, con aria
severa: una richiesta esagerata. Ci
vorrebbe il visto del condirettore.
Un sudore freddo mi discese lungo la
schiena. Per favore, mi dia quel
materiale; non posso tornare
indietro senza la dotazione, nessuno
mi ha detto di questo ulteriore
passaggio. Sono stato assunto in
banca da appena da quattro
mesi...quello lì darà la colpa a me
e mi terrà in piedi per un’ora
davanti alla scrivania a ripetermi
che la laurea non serve a niente e
che lavurà è tutta un’altra cosa. In
un angolino, si scorgeva un
alberello di Natale in plastica, con
quattro lampadine illuminate.
D’impulso, cercai di commuoverlo:
non mi faccia intossicare la festa,
azzardai con voce malferma. Il viso
dell’economo di rischiarò: va là, lo
conosco bene io, il tuo superiore:
burbero, ma non cattivo. Per questa
volta, ti accontento, ma la prossima
volta farete entrambi più
attenzione. Mi accompagnò verso un
confinante stanzone nel quale
giaceva accatastato, tra gli altri,
un cartone con sopra una fascetta
con la scritta grossa “Sconti
Incassi”. Prendilo, mi disse, e
salutami il tuo capo. Ah, quello
stanzone! Mi sembrò un forziere, la
caverna di Alì Babà. Biro a
mazzetti, forbici, timbri, gomme a
lapis, pennarelli multicolori.
Accatastata, una pila di agende
riservate alla migliore clientela
(allora s’usava). Avevo l’acquolina
in bocca. L’uomo dell’economato mi
sbirciò e disse sottovoce, con aria
complice: “vien chi, ciapa un’agenda
per te e una portala a tua madre. Mi
raccomando, non farti vedere da
nessuno!”. Ringraziai, commosso. Mi
sembrò di aver consegnato, invece
dell’arida richiesta burocratica,
una letterina di desideri, ricevendo
in cambio dal Babbo Natale/economo
una strenna tutta particolare da
parte della banca.
Vincenzo Barone |