GITA A
FRASCATI
(Quarta ed ultima parte)
Cosa vuol
dire accontentare il marito che,
per una semplice e breve gita fuori porta,
preferisce il trenino locale piuttosto che la
comoda macchina.
ROMA -
Domenica 31 maggio 2000 – h 7,30
"E' proprio sadico" - pensa Luisa
La navetta non arriva.
- E va bene – acconsente Luisa – scendiamo a piedi, tanto è discesa.
Fatta la discesa allegramente, si fa per dire, Giacomo, naturalmente
sempre avanti di 10 metri, ad un bivio invece che proseguire dritto
svolta tranquillamente verso destra per un’altra discesa, e Luisa dietro
come una scema. Il cartello d’indicazione di Villa Lancellotti non si
vede.
« Molto strano - pensa Luisa - Io me lo ricordo il cartello quando siamo
saliti in navetta. Ma lui dice che la strada è giusta, lui va a naso!»
Dopo trecento metri della seconda discesa fatta sempre allegramente,
Luisa si gira indietro e vede in alto la navetta, proveniente da Villa
Falconieri, la navetta cioè che loro prima aspettavano, che sta
scendendo e supera il bivio senza svoltare a destra verso di loro.
- Ma… Eh no, non gira verso di noi, quella va diritto! Oh Dio!
a) non l’abbiamo vista salire
b) non viene verso di noi;
c) ergo: non fa la nostra strada;
d) ergo: noi abbiamo sbagliato strada!!! Dovevamo andare diritto, non
per la seconda discesa a destra.
Benissimo! Come si poteva vedere mai il cartello di Villa Lancellotti?
Altro che cartello di Villa Lancellotti, appaiono invece cartelli che
indicano l’approssimarsi dell’autostrada! Non è possibile! Stiamo
andando fuori Frascati!
Un pietoso passante finalmente (perché nessuno per quella strada
camminava a piedi) indica la direzione giusta per endare a Piazza
Marconi. Ma ormai è tardi. Addio Villa Lancellotti. A piedi, fra strade
sconosciute e secondarie di Frascati arrivano distrutti a Piazza
Marconi.
- Stai calma … - dice Giacomo.
- Noooo, non sono nervosa, sono stravolta!
«Perché l’ho seguito? E dire che lo so che lui va a naso, così dice
sempre, e sbaglia! In qualche breve viaggio da sposetti nelle varie
città, sempre a naso è andato, senza seguire un itinerario prestabilito,
con cartine in mano. No, niente. A naso. E io stupida (ai tempi ero più
stupida e forse anche oggi…) lo seguivo e così invece di belle chiese o
monumenti o che so io, vedevamo strade secondarie e anonimi e orribili
monumenti ai caduti! Cerchiamo di calmarci».
Lui è incavolatissimo perché naturalmente Luisa ha cominciato anche ad
alzare la voce .
Cerchiamo di calmarci.
Luisa si siede al bar e lui no: da bravo masochista se ne sta lì in
piedi sotto il sole incavolato nero. Luisa gli indica la bottiglia
d’acqua per dirgli di venire a bere qualcosa. Le fa pena a vederlo là
sotto il sole. Per giunta, non si è scelto nemmeno un posto all’ombra.
Niente, è nero, non si vuole sedere con Luisa. Perché naturalmente
quello che ha ragione è lui, lui si è sacrificato ad andare a Frascati
per accontentarla. «Che sarà mai – pensa Giacomo - abbiamo sbagliato
strada. Tutto qua.»
Dopo venti minuti Luisa, anche se è ancora presto per il treno, invece
di attendere bella seduta comoda al bar, si alza perché le dispiace
vederlo là in piedi.
- Beh, andiamo alla stazione, aspettiamo là il treno, almeno ti siedi.
(Ingenua. Pensava che ci si potesse sedere da qualche parte al fresco).
Sono le h 16,30.
E via, sempre lui avanti e Luisa dietro.
Scalinata di 225 gradini, erta sterrata, unico binario, marciapiede
assolatissimo. Unica panchina bollente sotto il sole.
Luisa si siede. Calore sopra e calore sotto. Non c’è un angolo d’ombra.
Anche dei ragazzi aspettano il treno.
«Sfigati come noi – pensa Luisa - Però almeno sono giovani e ridono e
scherzano.
H 17 . Il treno naturalmente fa ritardo e non arriva.
H 17,30. Un’ora d’attesa sotto il sole. Da disperazione.
Ai ragazzi, visto che il treno non arriva, viene un dubbio. Era ora.
Vanno a guardare un orario affisso al muro. Ci va anche Giacomo.
Il giusto treno, che comunque ancora non era arrivato, intanto sarebbe
dovuto partire da Frascati per
Roma alle h 17,25 e non alle h 17. Altro errore del mio consorte. Alle
h17 invece sarebbe dovuto partire un treno sì, ma come ultima meta,
Ciampino. In ogni caso neanche l’ombra di un treno.
- E noi stiamo qui buttati a bivaccare al caldo!
Bene. Aspetteremo quello delle h17,25 anche se sono già le h17,45!
I ragazzi continuano a leggere l’orario… Guarda guarda…
Pare che il treno delle h17,25 lo aspetteremo molto ma mooolto a lungo,
perchè funziona solo nei giorni feriali!
Insomma il treno giusto per Roma è alle h 18,28! NON E’ POSSIBILE !!!
- Vorrei urlare come una pazza – pensa Luisa - ma non ne ho nemmeno la
forza. Dalle quattro e mezza del meriggio assolato che siamo buttati qua
al caldo, in questa stazioncina del cavolo!
Il tempo passa molto lentamente fra una sigaretta e l’altra, Le
sigarette del condannato a morte. Finalmente, come Dio vuole, alle 18,30
i due salgono su un maledettissimo e sporchissimo treno.
Sulla tendina rigida abbassata davanti al vetro del finestrino per
ripararci dal sole, Luisa vede scritto con un pennarello e a lettere
cubitali: PRESERVATIVO ROTTO! AUGURI!
Arrivo a Roma alle h 19.
Fine della piacevolissima gita. Binario 25. Naturalmente.
P.S. A proposito. Vi ricordate di quel leggerissimo e ragionevolissimo
dubbio che era venuto a Luisa riguardo il treno dell h10,30 e l’errore
nell’orario come aveva detto il marito? Eh si. Aveva ragione ad avere il
dubbio L’indomani Luisa ha guardato l’orario. Non era sbagliato
l’orario. Il marito aveva proprio guardato male. Aveva proprio
sbagliato. - Vai a farglielo riconoscere. Non sia mai!
Mariella Di Pasquale