Piazza Scala News
  aprile 2009

 

GITA A FRASCATI
(Quarta ed ultima parte)

Cosa vuol dire  accontentare il marito che,
per una semplice e breve gita fuori porta,
preferisce il trenino locale piuttosto che la
comoda macchina.

ROMA - Domenica 31 maggio 2000 – h 7,30

"E' proprio sadico" - pensa Luisa
La navetta non arriva.
- E va bene – acconsente Luisa – scendiamo a piedi, tanto è discesa.
Fatta la discesa allegramente, si fa per dire, Giacomo, naturalmente sempre avanti di 10 metri, ad un bivio invece che proseguire dritto svolta tranquillamente verso destra per un’altra discesa, e Luisa dietro come una scema. Il cartello d’indicazione di Villa Lancellotti non si vede.
« Molto strano - pensa Luisa - Io me lo ricordo il cartello quando siamo saliti in navetta. Ma lui dice che la strada è giusta, lui va a naso!»
Dopo trecento metri della seconda discesa fatta sempre allegramente, Luisa si gira indietro e vede in alto la navetta, proveniente da Villa Falconieri, la navetta cioè che loro prima aspettavano, che sta scendendo e supera il bivio senza svoltare a destra verso di loro.
- Ma… Eh no, non gira verso di noi, quella va diritto! Oh Dio!
a) non l’abbiamo vista salire
b) non viene verso di noi;
c) ergo: non fa la nostra strada;
d) ergo: noi abbiamo sbagliato strada!!! Dovevamo andare diritto, non per la seconda discesa a destra.
Benissimo! Come si poteva vedere mai il cartello di Villa Lancellotti?
Altro che cartello di Villa Lancellotti, appaiono invece cartelli che indicano l’approssimarsi dell’autostrada! Non è possibile! Stiamo andando fuori Frascati!
Un pietoso passante finalmente (perché nessuno per quella strada camminava a piedi) indica la direzione giusta per endare a Piazza Marconi. Ma ormai è tardi. Addio Villa Lancellotti. A piedi, fra strade sconosciute e secondarie di Frascati arrivano distrutti a Piazza Marconi.
- Stai calma … - dice Giacomo.
- Noooo, non sono nervosa, sono stravolta!
«Perché l’ho seguito? E dire che lo so che lui va a naso, così dice sempre, e sbaglia! In qualche breve viaggio da sposetti nelle varie città, sempre a naso è andato, senza seguire un itinerario prestabilito, con cartine in mano. No, niente. A naso. E io stupida (ai tempi ero più stupida e forse anche oggi…) lo seguivo e così invece di belle chiese o monumenti o che so io, vedevamo strade secondarie e anonimi e orribili monumenti ai caduti! Cerchiamo di calmarci».
Lui è incavolatissimo perché naturalmente Luisa ha cominciato anche ad alzare la voce .
Cerchiamo di calmarci.
Luisa si siede al bar e lui no: da bravo masochista se ne sta lì in piedi sotto il sole incavolato nero. Luisa gli indica la bottiglia d’acqua per dirgli di venire a bere qualcosa. Le fa pena a vederlo là sotto il sole. Per giunta, non si è scelto nemmeno un posto all’ombra. Niente, è nero, non si vuole sedere con Luisa. Perché naturalmente quello che ha ragione è lui, lui si è sacrificato ad andare a Frascati per accontentarla. «Che sarà mai – pensa Giacomo - abbiamo sbagliato strada. Tutto qua.»
Dopo venti minuti Luisa, anche se è ancora presto per il treno, invece di attendere bella seduta comoda al bar, si alza perché le dispiace vederlo là in piedi.
- Beh, andiamo alla stazione, aspettiamo là il treno, almeno ti siedi.
(Ingenua. Pensava che ci si potesse sedere da qualche parte al fresco).
Sono le h 16,30.
E via, sempre lui avanti e Luisa dietro.
Scalinata di 225 gradini, erta sterrata, unico binario, marciapiede assolatissimo. Unica panchina bollente sotto il sole.
Luisa si siede. Calore sopra e calore sotto. Non c’è un angolo d’ombra.
Anche dei ragazzi aspettano il treno.
«Sfigati come noi – pensa Luisa - Però almeno sono giovani e ridono e scherzano.
H 17 . Il treno naturalmente fa ritardo e non arriva.
H 17,30. Un’ora d’attesa sotto il sole. Da disperazione.
Ai ragazzi, visto che il treno non arriva, viene un dubbio. Era ora. Vanno a guardare un orario affisso al muro. Ci va anche Giacomo.
Il giusto treno, che comunque ancora non era arrivato, intanto sarebbe dovuto partire da Frascati per Roma alle h 17,25 e non alle h 17. Altro errore del mio consorte. Alle h17 invece sarebbe dovuto partire un treno sì, ma come ultima meta, Ciampino. In ogni caso neanche l’ombra di un treno.
- E noi stiamo qui buttati a bivaccare al caldo!
Bene. Aspetteremo quello delle h17,25 anche se sono già le h17,45!
I ragazzi continuano a leggere l’orario… Guarda guarda…
Pare che il treno delle h17,25 lo aspetteremo molto ma mooolto a lungo, perchè funziona solo nei giorni feriali!
Insomma il treno giusto per Roma è alle h 18,28! NON E’ POSSIBILE !!!
- Vorrei urlare come una pazza – pensa Luisa - ma non ne ho nemmeno la forza. Dalle quattro e mezza del meriggio assolato che siamo buttati qua al caldo, in questa stazioncina del cavolo!
Il tempo passa molto lentamente fra una sigaretta e l’altra, Le sigarette del condannato a morte. Finalmente, come Dio vuole, alle 18,30 i due salgono su un maledettissimo e sporchissimo treno.
Sulla tendina rigida abbassata davanti al vetro del finestrino per ripararci dal sole, Luisa vede scritto con un pennarello e a lettere cubitali: PRESERVATIVO ROTTO! AUGURI!
Arrivo a Roma alle h 19.
Fine della piacevolissima gita. Binario 25. Naturalmente.

P.S. A proposito. Vi ricordate di quel leggerissimo e ragionevolissimo dubbio che era venuto a Luisa riguardo il treno dell h10,30 e l’errore nell’orario come aveva detto il marito? Eh si. Aveva ragione ad avere il dubbio L’indomani Luisa ha guardato l’orario. Non era sbagliato l’orario. Il marito aveva proprio guardato male. Aveva proprio sbagliato. - Vai a farglielo riconoscere. Non sia mai!

Mariella Di Pasquale

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