È
tra sièlo e mar, tra pittura e poesia che si rimane sospesi di
fronte alle opere di Roberto Cardone.
Una visione potente, che rimescola il reale e reinventa accentuati
cromatismi, ci trasporta in un mondo fatto di aria e acqua nel quale
gli uomini e le cose, pesanti retaggi di matericità, si collocano a
fatica.
Artista che assomma due sensibilità, quella di poeta e quella di
pittore, Cardone usa i colori e le forme come pura poesia e le
parole, scelte e accostate una dopo l’altra come pennellate, per
creare immagini.
L’oraziano ut pictura poësis ben si addice quindi ad una mostra in
cui non solo l’artista padroneggia i due linguaggi artistici della
pittura e della poesia,
ma
dove un continuo scambio tra i mezzi espressivi che usa di volta in
volta ci rende i suoi ricordi, la sua visione della realtà, filtrata
dalla sua sensibilità di pittore e di poeta.
Le pennellate lente e meditate si posano sulla tela in campiture
piatte, secondo un ordine che ha in sé qualcosa di cosmico e di
universale, restituiscono agli occhi dello spettatore nature morte,
nudi, paesaggi e poi il tema che più fortemente caratterizza
l’artista, forse quello a lui più caro: il lavoro dei pescatori.
Lo sguardo sulla realtà si allarga all’orizzonte e traccia i profili
noti delle architetture o la vegetazione del litorale mossa dal
vento, resa con tale immediatezza che sembra di respirare l’aria
salmastra.
La luce dello sfondo, riflessa dal mare dall’acqua quasi bianca,
permea di sé tutte le cose e liquefà i lineamenti, filamentosa
pervade l’aria umida e fruga dove la materia si raggruma: le pieghe
dei panneggi, gli attrezzi da lavoro, le carni.
Gli occhi restano abbacinati, come quando dalle nuvole esce
improvviso un raggio accecante di sole.
Non è solo pittura di paesaggio, dove lo sguardo incantato sul reale
viene restituito dalla tela agli occhi dello spettatore e che pure è
un tema che deve farci riflettere sull’importanza della tutela delle
bellezze paesaggistiche del nostro Paese, vere opere d’arte della
Natura, che costituiscono una grande risorsa da proteggere e
valorizzare.
Nell’arte di Cardone entra prepotente il tema del lavoro, purtroppo
così attuale, nelle curve figure di pescatori, rassegnate alla
fatica quotidiana, che dipinte a colori vivaci si stagliano
nettamente dal fondo nebbioso dai colori lattiginosi e lividi, dal
sentore di fumo e nebbia, quasi a simboleggiare la lotta dell’uomo
con la natura a cui strappa ogni giorno il necessario sostentamento.
Come in istantanee colorate all’anilina un pescatore rammenda le
reti, altri sollevano le cassette con il pescato ed ecco che un
semplice, stanco gesto riesce a rendere la poesia della vita
quotidiana.
Il pittore e poeta non si distacca però dalla realtà per isolarsi in
un mondo di poesia, ma il suo sguardo sul reale, pur filtrato dalla
sensibilità che lo rende lirico, non tralascia di approfondire la
riflessione sulla condizione umana e sul suo rapporto con la natura,
che è contrasto, tensione.
La pittura colta dell’artista si colloca nel solco della tradizione
della pittura tonale veneziana, che priva di chiaroscuro, ottiene la
profondità e il volume attraverso la modulazione dell’intensità
cromatica ed è proprio il colore non naturalistico che aiuta a farci
partecipare del suo mondo fantastico: la gamma cromatica di toni
freddi blu e grigi, sostenuta dal disegno appena accennato, rende
l’idea del distacco, dell’infelicità, della malinconia, il contrasto
cromatico degli squarci di arancio e verde simboleggia la lotta
incessante dell’uomo.
L’ Assessorato alla Cultura del Comune di Trieste può farsi merito
di aver realizzato un’importante iniziativa culturale: una mostra
fortemente legata alla realtà del territorio, le cui opere ci
conducono in luoghi, sospesi nello spazio e nel tempo, che ci
aiutano ad essere più consapevoli di noi stessi e che la fanno
diventare portatrice di valori universali.
Sen. Sandro Bondi
Ministro per i Beni e le Attività Culturali |