Quarta parte - 1900: gli anni 80/90
Dopo un decennio schiacciato dalla chiusura di memorie, fatto di anni violenti, anni di piombo, sebbene innovativi nell’impegno politico, entriamo negli Anni ’80-90. La giovane cantante Gianna Nannini (Bello e impossibile, Meravigliosa creatura) subito venne definita cantautrice d’avanguardia. Le sue canzoni trasgressive, parlano di aborto, di masturbazione ma anche di malinconia e di tristezza. Diventa in poco tempo una rockstar affermata. Insieme a lei il giovane Lorenzo Cherubini in arte Jovanotti possiamo dire che è il rappresentante della generazione Anni Ottanta-Novanta, prototipo dei teen-ager: indumenti sportivi, espressioni in gergo, movimenti da dance-music, segue soprattutto la stessa linea del rap americano, del ritmo afroamericano, della cultura hip-hop, senza però lasciare la canzone. Ci pare giusto affermare che dagli anni Ottanta-Novanta in poi la canzone italiana, tipo San Remo (ma anche la canzone d’autore) si è trasformata, si è indirizzata ormai verso la canzone “pop”, vuole arrivare al mercato internazionale, con il pericolo però di perdere le caratteristiche prettamente italiane. Eros Ramazzotti riuscirà, mescolando folk e soul, ad avere grande successo in Italia e fuori d’Italia. Così Giorgia che nel 1994 vince a San Remo con E poi e l’anno dopo con Come saprei. Appartengono ancora al rock italiano il chitarrista cantautore Ivan Graziani, il cantautore Enrico Ruggeri rocker pop influenzato dal punk ed Eugenio Finardi cantautore raffinato. Sono riusciti a mescolare ritmo rock e melodia. Enrico Ruggeri, Umberto Tozzi e Gianni Morandi cantano insieme e vincono il Festival di San Remo con Si può dare di più. I fiorentini Liftiba negli anni Novanta producono, con album come Desparecido, Eneide, Pirata, un rock più immediato con la voce di Pelù. Luciano Ligabue rocchettaro all’italiana mette insieme rock, canzone d’autore e ritmo che arriva dagli Stati Uniti e Pierangelo Bertoli utilizzerà due sue canzoni. Nello stesso tempo Gabriella Ferri dimostra al Bagaglino di Roma le sue capacità nell’antica tradizione della macchietta con Ciccio formaggio, Zazà e ridà vita a un mondo che sembrava superato in Chitarra romana, La pansè, Rosamunda, Quanto sei bella Roma, ‘A casciaforte. Molti autori come Francesco Salvi, Giorgio Faletti, Claudio Bisio, Paolo Rossi, il gruppo Elio e le storie tese, i Pitura Freska hanno seguito la strada della canzone comica, surreale già percorsa da Petrolini, Totò, Jannacci. Anche David Riondino con Sabina Guzzanti ha intrapreso la stessa strada ma mescolando folk e politica. I nuovi teen-idol della canzone d’autore degli anni Novanta sono Gianluca Grignani, Massimo Di Cataldo, Niccolò Fabi, Biagio Antonacci, Max Pezzali che utilizza il ritmo della dance e il linguaggio dei fumetti (Hanno ucciso l’uomo ragno, Sei un mito) Max Gazzè che mescola pop e canzone cabarettistica (La favola di Adamo ed Eva) e Alex Britti che invece mescola ballata e canto parlato del rap (Oggi sono io). Attraverso il Premio Città di Recanati si sono fatti conoscere: gli Avion Travel, Ambrogio Sparagna, Carmen Consoli, Mau Mau. La canzone pop italiana riesce a uscire dai confini nazionali con Laura Pausini rappresentante del latin pop, un pop che non è in lingua inglese! Fiorella Mannoia con la sua voce grintosa e insieme drammatica o commovente, ha interpretato il meglio della produzione dei nuovi autori italiani: E. Ruggeri, I. Fossati, F. De Gregori, Avion Travel, e anche stranieri: Caetano Veloso, Chico Buarque de Hollanda. Tutto questo mentre negli Stati Uniti il pop-rock trionfa con lo stile di Michael Jackson (cantante, ballerino, cantautore, musicista, arrangiatore e produttore discografico) che, dopo aver iniziato la sua carriera formando con i fratelli un gruppo i Five Jackson, verrà presto considerato il Vero Re del Rock e del Pop.
In questi ultimi anni la nostra canzone, che ormai segue sempre più linee musicali internazionali, ha perduto in parte la memoria, la ricchezza della sua tradizione e le sue qualità poetiche. Siamo lontani dalla bellezza melodica, dalla poesia seduttiva delle antiche canzoni napoletane, o anche in lingua, che tutt’ora vengono cantate anche dai giovani. Nella millenaria storia della cultura italiana la memoria musicale comunque definisce, al pari di letteratura, pittura, scultura, il ruolo della canzone italiana: l’aver diffuso in ogni paese della terra, la poesia melodica e l’eleganza del gusto italiano.
L’ascolto dei nostri gioielli
musicali ci porta a rammentare le parole che
Marcel Proust pronuncia nel suo elogio della
cattiva musica: “…Uno spartito di mediocri
romanze, consumato per aver troppo servito, ci
deve commuovere come un cimitero o come un
villaggio (…). Da questa polvere può levarsi un
volo (…) lo storno delle anime recanti nel becco
il sogno ancora verde che faceva loro
presentire l’altro mondo e lo induceva a gioire
o a piangere in questo”.
Mariella Di Pasquale
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