Alcuni giorni fa abbiamo pubblicato un divertente racconto di Giacomo Morandi dal titolo IMPRENDITORE FUNERARIO (visualizza). Arnaldo De Porti, grande amico di Giacomo al quale è fra l'altro accomunato dal fatto di essere entrambi giornalisti e dalla profonda ammirazione per il nostro Premier......., ha deciso di rispondergli con un'altrettanto divertente pezzo sul tema.
Provate a leggerlo!
Piazza Scala - novembre 2009

 

Leggo su “Piazza Scala” , pur senza mettere in atto movimenti scaramantici di rito, come normalmente si fa per casi della specie, la anamnesi del Collega Giacomo Morandi di Piacenza, in relazione alle “obsolete” imprese di trasporto all’ultima dimora, come le chiamava il famoso Gilberto Govi nelle sue comiche performances.
Dico subito che il direttore del nostro sito on-line, Alfredo Izeta, al quale va un forte plauso per la fatica e soprattutto per la professionalità con cui ci intrattiene tutti, più o meno direttamente, mi ha chiesto quale fosse la mia sensazione prima di pubblicare il pezzo in quanto temeva di determinare un po’ di…tristezza (chiamiamola così) fra noi anziani che, di certo, non siamo più alla ricerca del primo…lavoro, ma che invece preghiamo ogni giorno - stante il continuo aumento del debito pubblico del governo Berlusconi - che l’INPS non vada a rotoli…
Ebbene, fatto questo preambolo, aggiungendo qualche mia argomentazione se vuoi anche non pertinente con quanto scrive Giacomo, ma sicuramente riconducibile al tema, vorrei commentare, mettendoci del mio, come in appresso.
Primo, per sgomberare il campo da dubbi, il pezzo di Giacomo mi è piaciuto, non solo perché l’ho capito forse meglio degli altri in quanto sono in linea, pressappoco con la sua età (e qui un purtroppo ci vuole !), ma anche perché al mio paese allora vigevano le stesse ritualità.
Anzitutto confermo che allora i funerali erano di prima, seconda e terza classe, così come lo erano gli scompartimenti delle FF.SS., forse perché il fascismo aveva fatto metabolizzare una traccia comune anche per i morti…(ma questa è una battuta).
Quanto alle vedove inconsolabili che seguono il feretro, di cui una “ufficiale”, non ho capito bene se Giacomo volesse alludere al fatto che il morto, oltre alla moglie “legittima”, avesse più donne in qualche modo legate a lui… Mi chiedo, anche qui a mo’ di boutade, avuto riguardo alla posizionatura delle vedove ufficiali o non durante il corteo funebre, a chi delle stesse, sfortunatamente capitasse di calpestare i depositi verdognoli dei cavalli che, secondo me, dovevano essere sulla stessa traiettoria della vedova ufficiale, presumibilmente più vicina, anche per una certa forma, al povero trasportato… almeno così mi sforzo di concepire la scena per carpire il buon umore.
Quanto all’uomo in camicia bianca che dirigeva il corteo, una sorta di cerimoniere insomma, verso il quale Giacomo mostrava allora una certa versatilità per quando sarebbe diventato più grande, mi sono venuti in mente i cerimonieri di Palazzo Chigi e Palazzo Madama, i quali, vestiti di tutto punto, guadagnano senza fare un granché…
Se poi .- come dice Giacomo - si ricordano le varie associazioni funebri di categoria, come l’Unione Democratica Operatori Funerari, la Confraternita del Sereno Trapasso, l’Associazione Becchini Cattolici ecc. ecc., allora si ha un transfert immediato verso gli enti inutili che ancora esistono, profumatamente retribuiti anche ora… se non addirittura ai partitini della politica attuale
Commentato questo alla carlona chiedendo scusa a Giacomo, vorrei aggiungere del mio, come anticipavo prima.
Ebbene, mio padre, negli anni 30-35, era impiegato presso un’impresa trasporti (di cui parlava spesso tanto che ricordo anche ora il nome: la ditta Campesan di Mestre-Venezia). Allora non c’erano le lussuose Mercedes “accompagnadefunti” di adesso, ma cavalli, cavalli e solo cavalli. Erano di colore diverso. C’erano quelli bianchi che servivano in occasione dei matrimoni e delle Cresime-Comunioni, quelli neri, austeri, eleganti al massimo, al punto da incutere un certo timore reverenziale, utilizzati per il trasporto dei morti verso l’ultima dimora.
Nota curiosa: succedeva spesso che, quando un cavallo era ammalato o una cavalla era gravida, si poneva rimedio alla sostituzione con cavalli di diverso colore, esattamente come si fa per la…posa in opera delle piastrelle (mi è venuto spontaneo l’accostamento peraltro non del tutto pertinente) perché proprio mentre scrivo, una rottura dei tubi dell’acqua all’interno di salotto e cucina della mia casa, mi ha costretto a sistemare i pavimenti facendo di necessità virtù, con le piastrelle che avevo di riserva… Ah. Dimenticavo, che questi cavalli servivano sia i morti che i vivi…
In apertura di questo pezzo ho detto che, non essendo del tutto pertinente il mio commento con quanto ha scritto Giacomo, ma sicuramente riconducibile al tema, vorrei raccontare un fatterello, piuttosto ilare, o meglio, fra il serio ed il faceto.
Ebbene, ad un mio caro Collega, Livio Raimondi, funzionario di Mestre, Venezia, Trento ed altre sedi che non ricordo, un giorno gli dissi che, durante la settimana, avrei visitato, per sviluppo, tutte le impresi di pompe funebri della mia zona in quanto - era noto – non mancavano di liquidità e neanche di lavoro..
Fu un successo enorme per la raccolta dell’Istituto. Ricordo che Raimondi, quando parlavo delle imprese di pompe funebri, si metteva sempre le mani in quella parte che prende avvio dopo il termine della la pancia…e non c’era solo una componente scaramantica in questo, ma per Raimondi, lo si capiva benissimo, nasceva una sorta di intensa e ossessiva paura… quasi una patologia di natura psicologica. Ebbene, un giorno, (non ricordo se gliela chiesi io come… “campione” o mi fu regalata) un certo Leonildo Sartori, il più grande impresario di pompe funebri della zona, mi fece dono di una cassa da morto in miniatura (5 cm x 10 cm) . Cosa pensai al momento di farne ?
Pensai subito a Raimondi. Quando tornai in banca dopo la mia visita al cliente, dissi a Livio: “Questo è un omaggio che ti fa, nella tua veste di settorista, il signor Sartori che ti prega di metterla sopra la tua scrivania, raccomandando di fargli pubblicità, anche in funzione della raccolta della banca, non solo, ma egli mi ha anche detto che, in caso di bisogno, ti avrebbe fatto prezzi buoni.....
Questa volta, Livio andò fuori di senno (si fa per dire), tanto da essere costretto a toccarsi dal vivo…

Arnaldo De Porti - 2 novembre 2009