Banca – Territorio – Sviluppo
(Cariplo e Mediocredito Lombardo: testimonianza di straordinarie
realtà)
Terza ed ultima puntata
Conclusioni
La lunga, intensa e fortunata esperienza vissuta in organismi
veramente vocati al territorio ed alle sue molteplici e ricche
realtà umane, aziendali, sociali e istituzionali mi porta a
trarre alcune considerazioni finali.
Ogni organismo per avere una vita degna e raggiungere i migliori
risultati ha bisogno di un‟anima.
Questa si forma se vi siano grandi ideali e grandi principi da
cui discendono motivazioni e propositi, che scaturiscano
sostanzialmente da una forte cultura dell‟appartenenza e della
responsabilità non già da bonus e stock option.
Le buone regole e le soluzioni organizzative ed operative più
efficaci ed i comportamenti più efficienti e corretti non
possono da ciò prescindere.
Centralità del cliente e del territorio significa saperli
conoscere e soddisfare nelle loro esigenze nei termini più utili
e opportuni con valutazioni complessive e prospettiche e con
azioni concrete, mirate e coerenti, al di là delle enunciazioni
“di marketing”.
C‟è da chiedersi se il disegno del Legislatore e delle Autorità
centrali di integrare di ogni funzione finanziaria e creditizia
in organismi “universali” e di stimolare la concentrazione di
tante realtà bancarie, anche molto diverse tra loro (ciò in
Italia come in Europa, sul modello anglosassone) abbia
effettivamente aiutato lo sviluppo e il sostegno del sistema
produttivo.
Occorrerà ancora del tempo per formulare un giudizio fondato, e
mancherà comunque la controprova.
Una considerazione obiettiva ritengo si possa fare per quanto
riguarda il nostro paese: in Italia la percentuale degli
occupati in imprese fino a 250 dipendenti, rispetto all‟occupazione
totale dello stesso settore, è il doppio rispetto alla Germania,
il triplo rispetto alla Francia e il quadruplo rispetto alla
Gran Bretagna; però i primi 6 gruppi bancari italiani
rappresentano oggi i ¾ dei mezzi amministrati e la loro
struttura valutativa e decisionale centralizzata è sempre più
lontana dalla realtà dei rapporti che è chiamata a governare.
È questa una dicotomia grave di cui sentiamo le conseguenze
soprattutto in questa fase così critica.
La globalizzazione richiedeva senza dubbio strutture bancarie
altrettanto globalizzate che non potevano prescindere dalle
dimensioni, ma forse ciò avrebbe dovuto realizzarsi attraverso
aggregazione di soggetti più omogenei senza snaturare realtà
bancarie particolarmente dedite al territorio. La Germania ad
esempio lo ha fatto.
Il passato potrebbe magari insegnare a tutti ancora qualche cosa
anche se determinate esperienze sono ormai irripetibili.
Pierluigi Novello
Fine
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