Alle ultime battute la costituzione del nuovo Fondo Sanitario Intesa Sanpaolo

 

 

In un recente  passato vi avevamo parlato delle vicende della Cassa Sanitaria Intesa Sanpaolo e del suo passaggio - a partire dal 2011 - alla nuova denominazione di Fondo Sanitario.
Nonostante l'ovvietà dell'argomento le Fonti Istitutive (banca e sindacati) non avevano voluto accettare il principio di solidarietà pieno (vigente nelle nazioni civili) fra personale in servizio (destinato a far registrare sostanziosi avanzi) e personale in quiescenza (più bisognoso di assistenza e quindi presumibilmente  destinato al deficit). Ne era scaturito un iniquo meccanismo che potrebbe obbligare i pensionati a mettere mano al portafoglio per coprire le perdite del comparto in presenza di cospicui avanza degli attivi (del resto è una ruota che gira: prima o poi questi ultimi si troveranno nella posizione opposta). Non si riesce a capire cosa spinga Banca e OO.SS. ad ostinarsi ad un atteggiamento del genere quando i fondi potrebbero venire utilizzati globalmente senza penalizzazioni per nessuna delle categorie.

Abbiamo appreso che le tre Associazioni dei pensionati ex Comit (UNPComit e ANPECOMIT) e ex Cariplo (che raccolgono il maggior numero di iscritti) hanno inviato alla Banca ed alle OO.SS: (DIRCREDITO, FABI, FIBA-CISL, FISAC-CGIL, FALCRI, SILCEA, SINFUB, UGL e UILCA) la lettera che di seguito trascriviamo:

 

Milano, 28 ottobre 2010
 

               Con riferimento alla discussione intervenuta durante la riunione del 18 ottobre scorso del Consiglio di Amministrazione della Cassa Sanitaria del Gruppo Intesa, siamo stati relazionati dai Consiglieri di espressione degli iscritti in quiescenza  circa l’accordo intervenuto fra le cosiddette “Fonti Istitutive” per la costituzione del nuovo Fondo Sanitario di Gruppo.

                In generale, riteniamo di poter assolutamente condividere le eccezioni sollevate e messe a verbale dai nostri Consiglieri relative alla assai dubbia legittimità delle decisioni inopinatamente assunte dall’organo amministrativo della predetta Cassa Sanitaria sul punto, decisioni che ci riserviamo, a qualsiasi fine, di esaminare più approfonditamente.

                In particolare, osserviamo che l’accordo in parola afferma la necessità di raggiungere, in ciascun esercizio contabile, l’equilibrio economico-finanziario delle due costituende “autonome evidenze” (iscritti in attività e iscritti in quiescenza) e, allo scopo, prevede interventi, a vario titolo, per il ripianamento degli eventuali disavanzi.

                Tuttavia, i noti – e, nello stesso tempo, discutibili - principi che hanno ispirato la succitata divisione, unitamente alle rilevazioni contabili operate in funzione statistica, riferite alla gestione corrente, inducono a ritenere che, anche con i correttivi di asserita solidarietà contemplati nell’accordo in discorso, la categoria degli “iscritti in quiescenza” potrà essere chiamata a sopportare, anno per anno, ulteriori gravami allo stato non conosciuti ma, quel che più preoccupa, nemmeno prevedibili.

Ciò deriva dall’assoluta mancanza di un accurato piano industriale   sulla base del quale poter ipotizzare, in termini quantomeno di approssimazione, il possibile andamento, a regime, del rapporto contributi-costi del nuovo Fondo, riferito ad ambedue le sezioni ed al risultato  finale complessivo.

                Alla luce delle considerazioni che precedono – e che auspichiamo  condivise – ed al fine di avere piena consapevolezza della possibile lievitazione dei gravami,  proponiamo di intervenire sulle norme transitorie  e sullo statuto del nuovo ente, modificandoli nei seguenti termini:

-     nel primo biennio di attività, l’eventuale disavanzo riguardante la gestione della componente degli iscritti in quiescenza viene coperto con il trasferimento delle disponibilità presenti nella gestione degli iscritti in servizio, sino a concorrenza;

-     al termine del biennio, sulla base dell’analisi dell’andamento della gestione del periodo, vengono introdotti correttivi idonei a riequilibrare le risultanze, ai fini di una gestione più stabile ed equilibrata per gli esercizi successivi.

Restiamo in attesa di ricevere un tempestivo riscontro circa la Vostra disponibilità ad accogliere la suestesa proposta o, quantomeno, ad un incontro per discuterla, e, certi che potrà essere apprezzata la nostra volontà di collaborazione per la ricerca di un punto di equilibrio di reciproca soddisfazione, con l’occasione, porgiamo i migliori saluti.


La lettera, sottoscritta da Cobianchi, Catenaccio e Marini per conto delle tre associazioni, è stata stilata con attenzione per far capire alle Fonti Istitutive che i pensionati non intendono accettare passivamente le modalità del passaggio della Cassa nel Fondo, per il quale non è sufficiente una delibera consiliare ma occorre un vero referendum.

Piazza Scala - ottobre 2010

 

 

 

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