La
propaganda è l’anima del commercio, da non confondere con il
film di Noschese, il furto è l’anima del commercio.
La Banca commercia soldi, ogni operazione che fa è un
guadagno e più l’operazione è grossa e maggiore il guadagno.
Guadagnare calcolando tutto, dal giorno di valuta all’ora
straordinaria non retribuita, con quell’arte ebraica del
furto legalizzato per cui nessun Istituto di Credito
dovrebbe mai fallire, mentre il favorito, colui che con le
dovute abbondanti garanzie è riuscito ad avere un prestito o
un accordato, è sicuro di poter vivere... con l’interesse
dei debiti.
Il meccanismo del dare ed avere s’inceppa se non si riesce
però ad introitare tanto da poter poi altrettanto prestare a
legale usura, in genere a quelli che non ne hanno bisogno
secondo il noto adagio di prestare l’ombrello quando non
piove.
Questa operazione di questua si chiama « raccolta », come
quella dei frati francescani, scalzi, che troviamo nei
fioretti dei tempi passati, col classico sacco e
moltiplicazione delle noci.
Senza dubbio la raccolta è una cosa importante: i clienti
potenziali, le nuove Ditte, i nuovi negozi, sono assediati
dai raccoglitori, funzionari o apprendisti funzionari di
segreteria, che lottano per le diverse bandiere, offrendo
sottobanchi di interessi in barba al cartello bancario e a
tutti gli accordi ufficiali, pur di assicurare all’istituto
un introito da commerciare.
I sistemi più vari, le facilitazioni più strane, tesserine,
libretti, eccetera, tentano di interessare il pubblico sulla
maggiore efficienza dell’istituto, a parte il fatto che
tutte le facilitazioni poi verranno addebitate al cliente.
Un esperto in materia di propaganda consigliava di abolire
ogni forma dispendiosa e dipendere soltanto da quanto di
meglio madre natura ci fornisce: « La miglior propaganda?
Mettete agli sportelli delle belle figliole!! »
Essendo dunque la propaganda uno dei perni del meccanismo
della grande ruota bancaria è logico che venga esercitata
anche sulla massa impiegatizia una pressione più o meno
ponderata per l’acquisizione di nuova clientela, che si
risolve in genere in un maggior utile di bilancio per
l’istituto e in un maggior lavoro per l’impiegato, del quale
lavoro però non si deve tener conto perchè è lento e
progressivo e non se ne accorge se non al momento dello
scoppio... dell’impiegato.
La propaganda, l’attirare il cliente ad ogni costo per
strapparlo alla concorrenza si risolve molto spesso in un
calar di braghe dei propagandisti, il che corrisponde spesso
al servilismo più pietoso per la Banca che perde la sua B
maiuscola e non è più l’austero, serio, granitico custode
del pubblico denaro, ma il cacciatore interessato che mette
nel carniere la lepre grassoccia come il passerotto magro e
striminzito, pensando che, con la polenta, possono essere
appetitosi anche gli ossicini ben arrostiti.
Tutto questo si ripercuote sugli sportellisti bancari. Il
cliente è diventato più che tabù, non gli si può più fare la
minima osservazione, dare un consiglio, esigere una
regolarità. Egli ha diritto di fare come vuole o di non fare
come dovrebbe, di venire fuori orario per prassi o di
lasciare il malloppo sul tavolone perchè altri completino,
tornando magari dopo otto giorni per dire che l’importo
accreditato non era esatto.
A tutto questo non si deve obiettare e la flautata voce del
propagandista sarà sempre pronta a dire:
« Non si preoccupi, completiamo noi, facciamo noi, venga
quando vuole, provvediamo noi... » dove quel noi
naturalmente è sempre un altro...
Ci mancano solo gli altoparlanti che trasmettano dischi di
reclamizzazione dei servizi bancari nei giorni di mercato,
alternandoli magari col « Raggio di sole », il noto cibo per
suini, oppure la bella sfilata degli automezzi pubblicitari
coi cartelloni dimostranti di come fare i versamenti e la
distribuzione di fac simili di biglietti da 50 o 100 mila,
da permettere ai bambini di trasformare il Monopoli in un
gioco quasi reale.
Potrebbe essere tutto questo una idea da tenere in
considerazione. Vi era ad esempio un Capo Contabile che,
nella ridda immensa dei compiti spettantigli, era stato
esortato, come tutti i suoi colleghi, a svolgere attività di
raccolta. Il poverino stava in Banca fino ad ore impossibili
e vedeva casa sua come un discreto albergo dove mangiare in
fretta, dormire sonni agitati, tanto da non aver la minima
voglia alla Domenica, incontrando amici, di invitarli a
versare i loro soldi al suo Istituto. Una volta glielo aveva
detto e si reputava coscientemente a posto. La richiesta e
pressione direzionale però continuava: allora trovò un
sistema brillante.
Pagò tutti i fornitori, per qualsiasi importo con libretti
di risparmio. Questa gara di convincimenti in fondo è
un’utile palestra per lo sviluppo delle doti personali e
della dialettica, specialmente quando l’abbordato è un poco
sprovveduto. Talvolta l’insistenza, la battuta di spirito,
il largo sorriso compiacente vincono le esitazioni. Mi
sovviene la tattica di propaganda di un funzionario che
abbordando la Marchesa proprietaria di molti beni immobili
ma con poco contante disponibile, suggeriva con il più
candido sorriso: « Risparmi, signora Marchesa, faccia un bel
libretto e forse un giorno potrà pagarsi le tasse in una
sola rata! ! »
« Certo — rispose l’arguta signora — lei ha pienamente
ragione di pensare che tutti abbiano soldi da far circolare,
ma deve anche tener conto che i soldi... tutti li devono a
qualcun altro... »
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PENSIERO DI MARK TWEIN
Ogni uomo è una luna, con una faccia misteriosa che non
mostra mai a nessuno.
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