Quando
era arrivato dalla Filiale più grande tutti l’avevano
guardato con una certa curiosità ed apprensione.
Era già anziano, per la media, non aveva laurea ed in vista
di una pensione relativamente imminente, avutane
l’occasione, aveva solo cercato di avvicinarsi a casa.
Nella Sede di prima era in Segreteria e rimase perciò in
forza alla Segreteria anche nella Filiale in arrivo con la
sola differenza che, venendo dal di fuori ed essendo più
anziano degli altri componenti l’Ufficio, godette di quel
diritto di anzianità e di quella presunta super capacità che
viene sempre riconosciuta agli altri che non a quelli
locali.
Divenne perciò Capufficio.
Tutti i colleghi si aspettarono e pretesero qualcosa di
nuovo, un più attivo incremento, una rivoluzionaria
impostazione del lavoro, dettata dagli anni di proficua
esperienza.
Nessuno dunque prese più iniziativa nel settore, dal momento
che c’era un capo, dal momento che la Direzione aveva dato
un segno così tangibile di considerazione.
Era pertanto guardato a vista, soppesato a vista,
intimamente odiato perchè non si è mai tanto scontenti degli
altri quanto non lo si è con se stessi per la imparzialità
considerata settaria, per l’inferiorità subita, per lo
scavalcamento.
Il nuovo capo della Segreteria era invece un uomo altamente
pacifico. Capo, suo malgrado, o almeno senza averne fatto
richiesta, non voleva cambiar niente dell’usuale andazzo
appunto per non urtare nessuno ed anche perchè per vent’anni
e più aveva fatto quel lavoro solo in attesa della pensione,
attesa che aveva iniziato quando era entrato nell’istituto.
Cosicché la forza dell’andamento al tran tran imposto,
studiato, mantenuto fu tale da irretire qualsiasi volontà ma
tale anche da dare una completa, assoluta, totale,
indiscussa « competenza specifica ».
Forse in quel solo settore, al di fuori del quale regnava il
buio completo.
Noi sappiamo che un uomo può vivere senza aria solo per
pochi minuti, può stare senza acqua per due o forse anche
per tre settimane e può non mangiare per un tempo anche
maggiore, ma forse nessuno si è mai accorto che può vivere
senza un pensiero nuovo per un numero illimitato di anni.
Così succedeva al nostro Capufficio che di idee nuove non ne
aveva, non ne voleva, non ne studiava. Certo che il suo
lavoro lo conosceva bene ma, essendo in un ambiente nuovo
ove si avevano altre abitudini ed altre valutazioni, si
ritirò pian piano in se stesso alzando molta polvere ma
evitando ogni strada.
Evidentemente non lo si poteva criticare, non vi poteva
essere osservazione a suo carico perchè le critiche si
possono evitare non dicendo nulla, non facendo nulla ed
anche non essendo nulla.
La sommatoria di queste doti ne faceva dunque un impiegato
modello agli occhi di chi non poteva trovar critiche o di
chi anche non voleva trovarne, anche per via di quel suo Zio
Monsignore che aveva tanto raccomandato che sia lui che il
nipote fossero lasciati in pace a compiere serenamente il
loro ultimo turno di lavoro senile.
Trovato però il punto debole, le termiti dell'Ufficio
cominciarono il loro lavoro metodico di distruzione: la
parola giusta al momento giusto al Vice Direttore, il
commento acido al Procuratore che esigeva una certa pratica
non condotta a termine, la smorfia espressiva di un parere
richiesto. La situazione si faceva pesante ed era pertanto
giusto che chi godeva la qualifica di « preciso nel lavoro »
meritasse un premio e fosse d’esempio e sprone alla gioventù
pretenziosa dei tempi moderni, critica e con-testataria, che
assurgesse a modello nei gradi direzionali.
Così, alla prima riunione del Consiglio di Amministrazione
dell’istituto di Credito, il solerte segretario Capufficio
fu elevato al grado di Funzionario e, come tale, entrò a
testa alta nel salone del pubblico ove maggiormente ferveva
la battaglia del denaro.
Iniziò con una certa paura questa nuova vita che lo metteva
a contatto col pubblico, il quale stranamente non riusciva
mai ad abbordarlo e lo vedeva passare nell’ampio salone con
passo inso-litamente svelto, il viso sempre serio, gli
occhiali con le stanghette d’oro ben piantati sul naso
aquilino.
Certamente tutte le pratiche bancarie pesavano su di lui e
questa era la impressione generale.
All’impiegato che gli chiedeva una firma, al cassiere che
gli chiedeva un piccolo visto sull’assegno da cambiare
all’ottimo cliente, la risposta era immancabilmente che in
quel momento egli doveva senza illazioni uscire e perciò si
rivolgessero al collega più vicino, come ad un distributore
di benzina.
L’uscire gli faceva bene: era l’unica occasione in cui, sul
limitare della porta, si poteva notare un tenue sorriso di
contrastato dominio sulle pratiche in corso che altri
avrebbe portato a termine. Il corso delle sue pratiche
era... Corso Dante.
La propaganda, il caffè, la raccolta erano senz’altro il suo
forte: spendeva qualcosa per i caffè, è vero, ma era tempo
guadagnato su qualche pratica sbrigata dagli altri.
Così la gente si era abituata al suo ritmo, come al simbolo
del bancario che, in ufficio, lavora sempre a testa bassa,
forse per non vedere la clientela da servire.
La clientela a sua volta, se doveva salutarlo per deferenza,
lo faceva con signorile discrezione dicendo timidamente
sottovoce: « Buongiorno, dottore! », non rompendo in tal
modo l’incantesimo del lavoro.
Venne poi un tempo, col classico andar del tempo, che alla
gente abituale sembrò che qualcosa fosse cambiato nella
Filiale che frequentava.
Il rubicondo salumiere aveva un nipote ragioniere e viveva
costantemente nella speranza delle promesse che vincolavano
i suoi capitali nella Filiale. L’occhio abituato a scrutare
tutto e tutti ed i pesi della bilancia, lo portarono ad
accorgersi per primo che il « dottore » non c’era più.
Chiamò il Capo Contabile, con cui era in confidenza per via
degli estratti conti che egli non capiva e che quello gli
spiegava in continuazione, per chiedere notizie.
« Ah, il dottore? Non, non c’è più. È stato trasferito ad
altra Filiale ».
« Ah, si? e dica... — commentò il salumiere sparando una
delle frasi che aveva udito ad una conferenza televisiva —
il suo vuoto è già stato riempito? »
Il Capo Contabile prese la sigaretta che il cliente
gentilmente gli offriva e, gratificandolo di un suo
tranquillo sorriso, gli precisò: « No, signor Dadi... non è
stato sostituito. Vede,... non ha lasciato alcun vuoto... »
* * *
PENSIERO DI UN FUNZIONARIO
Arrivare ad essere Direttori di Sede di un grande Istituto
non è tutto nella vita... ma è sempre meglio che diventare
Vice Direttori di Succursale.
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