Ricordo
abbastanza spesso la veduta che avevo quando, a Milano, dall’Ufficio
Relazioni Estere della Banca Commerciale Italiana nel quale lavoravo,
indirizzavo lo sguardo verso Piazza Scala, Palazzo Marino e la Galleria
Vittorio Emanuele, istituzioni che facevano insieme un tutt’uno con il
magnifico, oserei dire unico, Teatro La Scala.
Non succedeva spesso di poterlo fare in quanto il lavoro non permetteva
certo di perdere del tempo, tra l’altro in un momento in cui – come tutti
noi – davamo fuoco alle cartucce per andare avanti nella nostra professione.
Il ricordo è però rimasto intatto come se tutto ciò fosse una
rappresentazione di adesso con la sola differenza, peraltro non
trascurabile, che allora la giovane età faceva da padrona e ci si poteva
permettere questo e tante altre cose che forse è meglio scordare…
Di certo, ora non sarei più in grado di affrontare una simile realtà che,
anche senza dover lavorare, mi si dovesse porre nuovamente di fronte agli
occhi, in quanto sarebbe come alimentare tristezza riveniente da ricordi
bellissimi ed indelebili. A prescindere dalle risorse psico-fisiche di
adesso.
Detto questo, vorrei per un attimo, rovesciare la medaglia dando spazio alla
realtà nella quale, da… diversamente giovane, mi trovo ora a vivere e che,
sicuramente, anzi senza ombra di dubbio, mi è più congeniale, ma soprattutto
necessaria ed imprescindibile per affrontare ciò che rimane della mia
esistenza dopo quell’inizio fragoroso ed effervescente al massimo che ha
caratterizzato appunto certe visioni dal lato ovest degli Uffici di Piazza
Scala (di fronte alla Piazza c’erano i Direttori Centrali e gli AA.DD.
mentre l’abitazione dell’allora Presidente Raffaele Mattioli era nel
“cortiletto alberato” accanto all’Ufficio Relazioni Estere, se ricordo
bene..)
Ora vivo nel silenzio, nel verde, ossigenato da un’aria finissima delle
montagne, preso anche dalla meditazione esistenziale. Circostanza
quest’ultima che mi fa avvertire ancor di più la bellissima realtà
precedente, ma non per questo migliore dell’attuale in quanto, ogni età, ha
bisogno di spazi che ognuno di noi si costruisce man mano, con l’età
appunto, quando avverte che c’è bisogno di stare un po’… tranquilli.
Ed il mio spazio, che ora vedo non dalle finestre di Piazza Scala, ma da
quelle del mio modesto studio, in veste di “bancario senza scrivania”, è
quello rappresentato dalle foto scattate pochi minuti fa, in attesa che il
P.C. si collegasse in rete.
Buona giornata a tutti, con questo mio pensiero.
Arnaldo De Porti - Feltre
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