Dallo spazio Facebook di Clement Benelli    

 

Anni fa', credo nel 2000,  Jj ed io facemmo un giro nello Yucatan, approfittando del fatto che vivevamo a Toronto, quindi non lontano dal Mexico. 

Arrivammo a Cancun via Miami e immediatamente partimmo per l'interno snobbando Cancun che ritenevamo troppo turistica. 

Nel viaggio verso Chich'en Itza, circa 200 km di autostrada, non vedemmo altro che poche auto: un territorio piatto, coperto da una vegetazione di bassi arbusti, gli unici che riuscivano a vegetare sul quel terreno carsico, dove l'acqua non veniva trattenuta ma filtrando nel sottosuolo creava quei fenomeni noti nella lingua locale come "Cenotes": giganteschi fori cilindrici scavati dall'acqua pluviale ove il sole in taluni casi non riesce a forare la fitta vegetazione che ne copre l'apertura in superficie. Lo Yucatan non ha fiumi ne' laghi per cui i Cenotes sono l'unica risorsa di acqua disponibile. 

Ci fermammo all'Acienda Chichen Itza, un hotel con bellissimi bungalow dal tetto di paglia, vicino al Tempio di Chich'en Itza accolti da un acquazzone tropicale di un paio d'ore.

Ripartendo facemmo rotta verso Izamal,  incuriositi dal fatto che Giovanni Paolo II l'avesse visitata nel 1993 e che fosse nota per un santuario dedicato a S.Antonio da Padova con un atrio secondo solo a quello di S.Pietro in Vaticano. Scoprimmo che Izamal e' una cittadina di sole 15mila anime e che il famoso atrio, altro non e' che un semplice porticato che circonda la chiesa francescana dedicata al "Santo" risalente alla conquista spagnola del 1500.  

Avevamo parcheggiato nell'immacabile Plaza de Armas su suggerimento di un locale posteggiatore (abusivo) a cui avevamo chiesto dove poter fare colazione. Ci porto' per le viuzze della cittadina sino ad un piccolo ristorante, peraltro chiuso, cui chiese di aprire per poterci servire con l'impegno di proseguire con lui la visita del santuario. Dopo aver consumato gli inevitabili huevos a la mexicana, scoprimmo che il posteggiatore era sparito, ma che eravamo stati "sub-appaltati" ad un suo amico con cui proseguimmo la visita.  

Facemmo tappa su Merida, la capitale, sempre piu' curiosi di capire qualcosa dell'economia locale: vi arrivammo in piena rush hour, verso il tardo pomeriggio, con centinaia di improbabili autobus vecchi di centinaia di migliaia di kilometri presi d'assalto dai contadini in cerca di un rientro verso le loro destinazioni. I fumi di scarico dei motori intorpidavano l'aria e la luce del tramonto rendendo lospettacolo ancor piu' surreale.

Decidemmo all'istante di fuggire da Merida, dirigendoci verso Uxmal un sito archeologico maya ancora poco contaminato da noi turisti benestanti. Il bellissimo complesso di Uxmal era in piena fase di restauro, condotto con criteri del tutto primitivi. Molti dei dettagli in bassorilievo delle costruzioni maya venivano interamente rifatti: la pietra calcarea utilizzata e' infatti col tempo solubile all'acqua piovana. Andammo a visitare una piramide non restaurata che era infatti costituita da una collina di pietre informi invasa dalla vegetazione: uno spettacolo lontano nel tempo e nella logica dai templi immacolatamente intatti che attirano i turisti di tutto il mondo. 

Ora andare ad attendere la fine del mondo a Xul (Yucatan)  puo' avere una sua logica: mi ricorda un film del 1959, "On The Beach" (L'ultima Spiaggia) ove un sottomarino US per fuggire alle radiazioni post-olocausto nucleare raggiunge l'Australia solo per guadagnare qualche giorno di vita in piu'.

 

Clement Benelli - 23 giugno 2011

 

 

 

 

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Piazza Scala - giugno 2011