Finalmente un grande, straordinario concertatore e
direttore d'orchestra ha permesso che il sinfonismo
delle "giornate" wagneriane, si scrollasse la fuliggine
di trascorse interpretazioni, offrendo una nuova musica:
Thielemann è il suo nome. Con lui sul podio, e sotto il
proscenio, dato che a Bayreuth l'orchestra non si vede,
anche i Maestri sono tornati ad essere grandissimi
esecutori e la compagine, una delle più importanti al
mondo per questo repertorio. Manca il Gotterdammerung:
nulla lascia credere che domenica qualcosa cambi. Il
percorso interpretativo del maestro berlinese Christian Thielemann che è un artista intelligente oltre che
musicista d´indiscusso talento, ha colto l'essenza di un
problema che si trascinava da anni: egli ha capito che
nel panorama dei grandi interpreti c'era un vuoto da
colmare. Che dai tempi di Karajan, dalla fine degli anni
Ottanta, la tradizione germanica, ma direi, quella
wagneriana in particolare, si era fermata, inaridita,
aveva perso lo slancio che avevano saputo donarle
Furtwangler e Clemence Kraus, antesignano della
concettualità sulla bellezza e limpidezza del suono ad
esempio e della filosofia di Karajan. Non erano più
comparsi sul podio direttori d´orchestra tedeschi in
grado di prendere il posto dei grandi, anche se si era
sperato in ambito non tedesco in Sinopoli, mancato
troppo presto, in Gatti, che ha deluso, in Baremboin o
in altri pur bravissimi che non avevano però saputo o
potuto far volare le aquile germaniche. Nessuno più di
Thielemann ha scritto pagine indimenticabili, già
storiche. Egli ha scolpito nella storia della direzione
wagneriana quella difficilissima miscela di romanticismo
e di eroismo, sublimato dal pensiero pangermanico.
(Anche universale: unità di popoli e di lingua, di
cultura; l'essenza dell'Europa che non c'è).
Nikisch, Mahler, Furtwängler, Celibidache e Karajan: ora
Thielemann che unisce questi straordinari interpreti con
l'incarnazione del nuovo cantore o interprete dell'anima
tedesca. Ecco la grandezza che emerge.
Come per Verdi, occorre che vi sia un direttore la cui
pelle, e la cui sensibilità, nasca tra le nebbie della
val Padana, tra i vini rossi di quella terra e le
cantilene delle nonne contadine che sapevano far da
mangiare, cucinando cibi poveri, lentamente e con
infinita saggezza e pazienza, pur con altrettante
numerose contraddizioni, così non c'è spirito nazionale,
(non nazionalistico), se non si porta nel sangue l'odore
del bosco, l'umidità del legno nella brughiera, il
profumo dei fumi delle case tra i lecci, là dove gli
inni erano tutti importanti, cantati senza peccato, con
orgogliosa disciplina, ma anche con immenso romanticismo
che strappa l'anima e lacera il cuore.
Thielemann possiede tutte le caratteristiche che lo
fanno essere un grande, giovanissimo, importante ed
insostituibile concertatore wagneriano. E' già la
storia, quella che continua.
Sono criticate invece le voci di molti interpreti. Pochi
mesi fa nel settembre del 2009 scrissi un pezzo dal
titolo :" Le grandi voci di oggi" e specificavo che le
grandi voci wagneriane non c'erano più. Non tutti i miei
interlocutori furono d'accordo. Forse oggi, dopo questo
Festival 2010, nonostante Thielemann, rivedrebbero le
loro posizioni. Porto qualche esempio.
Solo il 31 luglio 1974, un Gotterdammerung presentava:
Brünnhilde Gwyneth Jones, Siegfried Jean Cox, Hagen Karl
Ridderbusch, Waltraute Anna Reynolds, Gutrune Eva
Randova, Gunther Franz Mazura, Alberich Klaus Hirte,
Erste Norn Marga Hoeffgen, Zweite Norn Anna Reynolds,
Dritte Norn Marita Napier, Woglinde Yoko Kawahara,
Wellgunde Ursula Rhein, Flosshilde Ilse Köhler.
Direttore: Horst Stein.
10 anni dopo gli interpreti erano: Siegfried Manfred
Jung, Brünnhilde Hildegard Behrens. Gunther Franz Mazura,
Gutrune Sophia Larson, Hagen Aage Haugland, Alberich
Hermann Becht, Waltraute Hanna Schwarz, Woglinde Agnes
Habereder, Wellgunde Jane Turner, Flosshilde Birgitta
Svenden, Erste Norn Anne Gjevang, Zweite Norn Anne
Wilkens, Dritte Norn Anne Evans.
Direttore: Peter Schneider
Nel 1989 c’erano sul palcoscenico Jerusalem, Anne Evans,
Philip Kang, e Waltraud Meier nella parte di Waltraute,
per non citare tutti. Dirigeva Baremboin.
Nel 1965, Thomas Stewart, Anja Silja, William Olvis,
Josef Greindl, Herman Winkler e Lili Chookasian,
cantarono il 25 luglio, l’Olandese volante.
Potrebbe apparire evidente che dal 1965 in poi, a parte
qualche caso particolarmente fortunato, le voci
wagneriane che c’erano, (non mi soffermo volutamente su
quelle “storiche”), sono diminuite di numero; neppure
sfioro Domingo e la Meier che nella Walkure, ma anche in
altre occasioni, sebbene con qualche distinguo, per me
hanno scritto e reinterpretato in modo straordinario
alcuni eroi ed eroine del Maestro.
Non ho scritto di grandi voci o di cantanti dalla voce
grande: i concetti sono diversi. In questo caso,
cambiando l’ordine degli addendi, il prodotto non è lo
stesso.
Se s’intende una voce grande, anche oggi ce ne sono, ma
non sempre la voce grande è una grande voce. A Bayreuth
ed un poco ovunque oggi cantano delle voci grandi, in
qualche caso al limite dell’urlo, ma mancano i grandi
interpreti vocali. Quest'anno però c'erano anche alcuni
grandi cantanti. Tecnicamente eccellenti. Dohmen e la
Fujimura per esempio; Ryan Lance esordiente nella parte
di Sigfried. Anche Botha. Che si possa sperare in una
rinascita della scuola vocale wagneriana?
Un'ultima considerazione: nonostante quel che si crede a
Bayreuth non si celebra solo un rito. Wagner è il
musicista, gli interpreti sono lo strumento, il tempio
voluto dall'Autore è il luogo dove c’è il dovere morale,
culturale, l'esaltazione dell’etica storico-musicale e
la summa "teologica" , nonostante le incomprensioni, del
rapporto tra Friedrich Wilhelm Nietzsche e Wolfang
Wagner, incontro nato prima che il filosofo diventasse
professore universitario a Basilea. Sotto tutti i punti
di vista. Sul versante vocale ripeto mancano le grandi
voci wagneriane. Peccato, perchè quella del 2010 avrebbe
potuto essere del Ring una delle edizioni storiche tra
le prime tre di ogni tempo.
Maurizio Dania - agosto 2010 |