UN EVENTO STORICO-RELIGIOSO A FELTRE, A COMMEMORAZIONE DEI SANTI
VITTORE E CORONA

 

    Un articolo di Arnaldo De Porti   

 

La Città di Feltre ha onorato oggi, 15 maggio 2011, il suo Patrono nel Santuario dei Santi Vittore e Corona, retto sino al 1992 dal Parroco Mons. Giulio Gaio, deceduto a 105 anni di età.
Migliaia e migliaia di persone si sono recate presso il suddetto Santuario che si trova abbarbicato sul Monte Miesna, solo ad un paio di chilometri da Feltre, per onorare i Santi che da secoli proteggono la vallata.
L'Arcivescovo emerito, Mons. Pietro Brollo, durante l’omelia, ha detto: " I feltrini sentono di avere radici speciali ed il santuario è un punto di riferimento. Senza punti di riferimento la società non si costruisce e questo incontro festoso conferma la volontà di crescere, anche nella fede". Alle parole di Mons. Brollo, sono seguite quelle dell'attuale Mons. Giuseppe Andrich, il quale, pure lui, si è espresso con sentite e calorose parole di circostanza, ricordando ai presenti l'indulgenza plenaria , correlata a questo evento, pregando secondo le intenzioni del Papa.
Il Santuario era gremito di fedeli, anche provenienti da lontano. Per questa cerimonia, è arrivato da Praga il decano del Capitolo della cattedrale di San Vito, Jirì Svoboda insieme con il decano emerito Jan Matejka, che hanno portato nel Santuario la reliquia della testa di San Vittore giunta appunto dalla cattedrale di Praga, reliquia prestata dal Capitolo metropolitano della città della Repubblica Ceca, e che rimarrà per un anno a Feltre.
Durante la cerimonia è stato ricordato Mons. Giulio Gaio, già parroco del Santuario deceduto a 105 anni nel 1992, di cui mi onoro di aver fatto l'ultima intervista nel suo lettino, quando le sue forze ormai stavano venendo meno, come da foto in calce.
Ma vengo sommariamente al resoconto della serata precedente, ossia quella dell’arrivo della reliquia.
Il primo contatto con il cranio di San Vittore, contenuto in un cofanetto, giunto appositamente da Praga dov'era custodito in uno degli altari della cattedrale di san Vito, è avvenuto la sera precedente.
Numerosissimi fedeli hanno percorso il tragitto a piedi fino al santuario dove la reliquia era stata posizionata per l'ostensione all'altezza dell'arcata su un basamento formato da tre angeli.
La processione è stata molto partecipata: a guidarla il sindaco di Feltre, sen G.Vaccari e il rettore del Santuario, don Sergio Dalla Rosa, che in assenza del vescovo Giuseppe Andrich, ha avuto il compito di officiare le varie fasi religiose della serata a cominciare dalla lettura della preghiera che il vescovo Andrich ha composto proprio per il patrono di Feltre.
Sempre al duomo poi c’è stata la lettura della bolla di apertura del Giubileo e il decreto della Penitenzieria del vaticano che concede l'indulgenza plenaria ai pellegrini che visiteranno da oggi la reliquia e pregheranno nel santuario. Ospiti d'onore, come detto dianzi, il decano emerito del Capitolo di Praga, Jan Matejka, e Vàclav Soukup che stanno curando gli interscambi turistici con Feltre.
Presenti, per l’occasione, gli Sbandieratori Città di Feltre in rappresentanza di tutto il famoso Palio di Feltre. Il cranio del santo è stato trasportato su una antica portantina recuperata nella chiesa della Valle di Seren, sotto il Monte Grappa, e custodita in una teca speciale . A reggerne il peso alcune squadre di giovani del Rugby Feltre, dell'Enal Sport Villaga, dell'Us San Vittore e del Giro delle Mura. Ad accogliere la processione c’è stata la banda Città di Feltre che ha eseguito brani di musica classica.
Come ha fatto il Vescovo di Belluno-Feltre, Mons. Giuseppe Andrich, vorrei anch’io ricordare, con un aneddoto un po’ singolare, questo personaggio, Rettore per moltissimi lustri del Santuario S. Vittore e Corona, che fino a pochi anni prima della morte, raggiungeva detto Santuario con la sua “Balilla”.
Un giorno la sua Fiat-Balilla, regalatagli dalla comunità, andò fuori strada durante l’arrampicata piuttosto impervia per raggiungere la sommità del Miesna e ciò - parole di don Giulio – fu un segnale del “Paron grando”, come lui chiamava Dio, che gli diceva di smettere. E naturalmente, non andò contro le parole del “Paron”… Anche di tutti noi.
Le foto che seguono saranno certamente più significative ed eloquenti di quanto precede.

 

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Piazza Scala - giugno 2011