UN UOMO E LA SUA AMANTE  

 

A cavallo tra il ventesimo e il ventunesimo secolo, un'epoca caratterizzata da una disperata necessità di apparire, viveva un uomo, riservato e apparentemente irreprensibile. Svolgeva un lavoro come tanti, amava la moglie, adorava i figli, si impegnava sul lavoro. 

Ma quell'uomo celava un segreto: aveva una relazione intima, intensa e sordida con una donna che nessuno conosceva, a parte lui. Lei era la sua schiava, sempre disponibile, pronta a stargli accanto quando lui la desiderava, pronta ad accompagnarlo in qualsiasi luogo. Talvolta si presentava, improvvisamente, senza che lui l'avesse chiamata. In quelle occasioni lui la maltrattava, faceva di tutto per non considerarla, finché lei, rassegnata, se ne andava. Potevano passare mesi senza che si incontrassero, ma lui finiva sempre col ricercarla, perché non poteva fare a meno di lei, perché quando stava con lei era spensierato, ed era libero; solo a lei poteva confessare i suoi desideri più nascosti, i suoi pensieri più meschini, le sue più scellerate fantasie. 

Quando quell'uomo morì, lei era con lui. Un maledetto giorno l'auto su cui viaggiavano precipitò lungo una scarpata. Lui venne rinvenuto senza vita mentre di lei non fu trovata alcuna traccia. Così neanche in quell'occasione venne scoperta la loro relazione segreta. 

Ancora oggi, chi si reca presso la sua tomba ricorda lui e la sua normale esistenza. Nessuno sa, né sospetta, né immagina che, in realtà, in quella tomba non giace da solo quell'uomo. In quella tomba sono sepolti quell'uomo e la sua amante: la sua solitudine. Solitudine non è essere soli, è amare gli altri inutilmente, é ascoltare il vento senza volerlo raccontare a nessuno. 
 

Post Scriptum: La solitudine non è mica una follia, è indispensabile per star bene in compagnia. (Giorgio Gaber).

 

Massimo Messa

 

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Piazza Scala - dicembre 2014