Piazza Scala

 

     presentiamo il primo dei pezzi ricavati da materiale inviato dal collega Ferdinando Pagani    
 
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Disavventure che potrebbero accadere a un visitatore della capitale in auto (il visitatore), narrate da un romano de Roma, CESARE SCOLARI e illustrate da un milanese che c'è stato, FERDINANDO PAGANI

ringraziamo il collega  Ferdinando Pagani che ha collaborato per anni con il Notiziario e che  ci ha inviato anche una serie di  sue vignette che pubblicheremo gradualmente sul sito.
Piazza Scala - settembre 2011

 

Disavventure che potrebbero accadere a un visitatore della capitale in auto (il visitatore), narrate da un romano de Roma, CESARE SCOLARI
e illustrate da un milanese che c'è stato, FERDINANDO PAGANI

 

 

Se un giorno doveste decidere di venire a Roma (e  veniteci, è così bella! ) per un fine settimana, insomma per un vado e torno, state attenti a quello che fate. Treno o aereo si, auto no. I romani, vedete, hanno uno strano modo di guidare: impetuoso, scanzonato, un pò  bullesco.

Quanto poi alle norme del codice stradale e alle indicazioni della segnaletica, essi  le interpretano in modo tutto particolare. Per loro, ad esempio, lo stop vuol dire: parola inglese equivalente alla frase italiana "chi si ferma è perduto";  la doppia striscia al centro della carreggiata significa: "segno che deve essere costantemente sorvegliato dal finestrino destro della vettura" (e se no i sorpassi come li fai?);  i passaggi zebrati  "assembramento pedonale da disperdere in qualsiasi modo".

Perciò, se voleste ostinarvi a circolare per Roma con la vostra auto immettendola nel flusso (si fa per dire, non scorre niente! ) di altre settecentomila vetture, aspettatevi un sacco di guai.

Lasciata l'autostrada, cominciate a dirigervi verso il centro, ma, non essendo pratici della città, procedete lentamente cercando di orientarvi sulla carta topografica per poter raggiungere l'albergo consigliatovi da vostro zio che è stato a Roma due anni fa. Illusi! Non farete molta strada che vi imbatterete in un cartello "amo da pesca": o a destra o a sinistra, diritto non si può. Non fatevi allora problemi di scelta, tanto il risultato sarà lo stesso: dopo aver percorso una serie di sensi unici, seguito circolazioni rotatorie e sottostato ad altre diavolerie ideate dall'assessore al traffico, vi ritroverete certamente ai punto di partenza.

Rallentate un po' per cercare di riflettere e un assordante suono di clacson vi fa sobbalzare: il veicolo che segue vi informa che siete d'intralcio.

Accendete allora l'indicatore di direzione tentando di accostarvi al marciapiede, ma, appena avete iniziato la manovra, una, due, tre macchine vi sfilano sulla destra costringendovi a sterzare verso il centro della strada.  A questo punto l'unica macchina che intendeva superarvi da sinistra vi aggancia e vi ammacca il paraurti. Voi scendete per constatare i danni;  e l'investitore, sarcastico: "io vorrebbe sape' chi è stato l'arbitro che t'ha dato la patente! "; oppure: "anvedi ch'ha combinato questo cò 'sta petroliera!"

Frasi simili a voi che guidate da dieci anni senza aver avuto mai incidenti! Azzardate una protesta, ma quello, indicando la vostra auto, con aria di sufficienza vi dirà: "guardi ...."  Guardate. Il lampeggiatore, rimasto acceso ad indicare la vostra primitiva, legittima, giustificatissima intenzione di poggiare sulla destra, è divenuto l'amico del giaguaro.

Rapida decisione: proseguirete a piedi. Riuscite, non si sa come, a trovare un posticino per parcheggiare (avanti-dietro . .  beh, ci riuscite). Ma state appena per allontanarvi che un vigile, comparso dal nulla per magia, vi prende gli estremi della targa.

—  Perché? Che ho fatto?
—  Lei non ha esposto il disco orario - dice quello calcando la voce su lei e su disco.
—  Ma qui non c'è nessun cartello che lo impone.
— Cosa! ? Non sa che il centro è tutta zona disco? - e questa volta calca la voce su tutta.
Voi non lo sapete ma lui la contravvenzione ve la fa lo stesso.

Pagate; poi riprendete la vostra auto e - tremando, sudando anche se è inverno - percorrete le vie di Roma caput mundi, I monumenti, le piazze, le fontane, tutte le bellezze della città più bella del mondo vi sfilano davanti senza che riusciate a vederle, perché il vostro sguardo è attirato dai fanali di coda dell'auto che vi precede, che si accendono e spengono in continuazione, a causa di quelle rapide inchiodate senza alcuna ragione, né apparente né sostanziale.

Arrivate al vostro albergo.
—  Una stanza per favore.
Sorriso di compatimento:
—  Tutto occupato signore.

E così vi tocca andare da un albergo all'altro, in pellegrinaggio, anche se non è l'Anno Santo. "E se me ne tornassi a casa? ". Fame? stanchezza? sonno? L'idea improvvisa non trova ostacoli, la via della ritirata è una via larga come l'autostrada               

Forse ho esagerato. Ma se venite a Roma (e  veniteci perché è bella davvero) accettate due consigli.
Primo: appena giunti sistemate la vostra auto da qualche parte e per girare la città utilizzate i mezzi pubblici. Lasciate che a togliere per voi le castagne dal fuoco ci pensino gli autisti romani. Oltretutto ne sentirete da vicino, senza esserne bersaglio, la fioritura di commenti.
Secondo: prenotate per tempo una stanza in albergo, o andate a dormire - specie se siete in molti - in casa di amici. Pensate, quando vi vedranno arrivare all'improvviso in cinque o sei, come saranno contenti. . .
—  E questi chi so'? A Waltere, vie' n' po' a vede…….!


 

 

testo di Cesare Scolari - vignette di Ferdinando Pagani

 

 

 

 

17 settembre 2011 a Milano:COLORI, MUSICA E RIFLESSIONI
mostra personale di Ferdinando Pagani
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Piazza Scala - settembre