Viboldone (MI): veduta aerea del complesso abbaziale
 
L'ABBAZIA DI VIBOLDONE
Può essere la meta di una gita culturale.
E lo sarà infatti, per iniziativa della competente Sezione del nostro Circolo

 

L'Abbazia di Viboldone, che sorge presso Milano, fu iniziata nel 1176. La costruzione della chiesa andò avanti lentamente, tanto che ebbe termine solo nel 1348.
La struttura della chiesa, di impostazione romanica (pianta ampia, scarso sviluppo verticale e pilastri solidi), risente del gusto dell’architettura gotico-cistercense (archi acuti, grossi costoloni che poggiano su archi trasversali). La facciata in cotto è tipica delle chiese romaniche per l’ampio rosone in marmo bianco che sovrasta il portale di marmo, sopra il quale è posta una lunetta con Madonna e Santi di scuola campionese. Di fianco alla lunetta, in due nicchie, trovano posto le statue dei santi Pietro e Paolo ai quali è dedicata l’Abbazia. Nella parte superiore della facciata, in corrispondenza delle navate laterali, si stagliano due bifore a cielo aperto come in altre celebri chiese lombarde.
Secondo lo stile cistercense il campanile sorge sul presbiterio della chiesa, e dopo essersi alleggerito nella parte superiore con bifore e trifore,
svetta in un cono appuntito.

La celebrità dell’Abbazia è dovuta anche al fatto che essa vanta nel suo interno un bel ciclo di affreschi risalenti al secolo XIV.
Nella prima campata di sinistra si apre una cappella decorata da una affresco raffigurante la Madonna in trono fra santi; nella volta scene dell’Antico Testamento attribuite a scuola toscana. Nella navata di destra altro affresco di una Madonna in Trono con Santi, purtroppo in parte deteriorato è attribuito a Michelino da Besozzo e datato verso la fine del XIV secolo.
Nella seconda campata della navata laterale destra, nell'imbotte degli archetti laterali è affrescata la parabola evangelica delle vergini sagge e delle vergini stolte. Nell’arco maggiore busti di profeti ed i simboli dei quattro Evangelisti, tutti attribuiti alla scuola toscana. Nella penultima campata sono affrescate scene della vita di Cristo attribuite generalmente ad un anonimo lombardo. Sulla parete centrale campeggia una Crocifissione con numerosi personaggi che partecipano alla scena con tensione drammatica, mentre nella volta sono rappresentate l’Annunciazione, l’Adorazione dei Magi, la presentazione al Tempio ed il Battesimo di Gesù. Sulle pareti altre scene della Passione nonché l’Ascensione e l’apparizione agli Apostoli e a Maria nel Cenacolo.
Il ciclo più suggestivo si trova nei tiburio di fronte all’ingresso della chiesa: una Madonna in trono con i santi Nicola e Bernardo da un lato e Giovanni Battista e Michele dall’altro In ginocchio, a fianco di S. Michele, l'abate Guglielmo Villa, che commissionò gli affreschi.
Sulla parete di fronte e su quelle laterali è raffigurato il Giudizio Universale attribuito a Giusto de’ Menabuoi. Al centro della composizione Cristo giudice tra i beati ed i dannati, sulla parete laterale schiere di santi guidati da S. Giovanni Battista e sante condotte dalla Madonna. Più volte i critici hanno sottolineato le analogie di tali affreschi con il celebre Giudizio di Giotto nella padovana cappella degli Scrovegni.
L’Abbazia fu costruita dagli Umiliati, un movimento di artigiani della lana sorto nel XII secolo. In tale gruppo, dapprima costituito solo da laici, sorsero delle comunità religiose, una delle quali si installò appunto a Viboldone.
L’Abbazia ebbe il suo periodo di massimo splendore nel XIV secolo, quando numerosi artisti dipinsero il ciclo di affreschi di cui abbiamo parlato; le accumulate ricchezze portarono però alla decadenza dell’ordine monastico che l’aveva eretta, tanto che papa Pio V nel 1571 si vide costretto a sopprimerlo.
L'Abbazìa fu allora affidata ai Benedettini Olivetani, che vi dimorarono per due secoli fino a quando il monastero fu soppresso unitamente ad altri istituti religiosi.
Dal 1941 si è stabilita a Viboldone una comunità di monache benedettine che nel 1964 ha edificato un nuovo monastero disegnato dall’arch. Caccia Dominioni.

Una suggestiva pubblicazione
Di recente il complesso abbaziale è stato oggetto di interessanti ricerche da parte di qualificati storici, ricerche confluite in un bellissimo volume curato da Giorgio Picasso, “L’Abbazia di Viboldone”, pubblicato dalla Silvana Editoriale.
Nel primo studio Mauro Tagliabue rivolge l’attenzione alle origini dell’ordine Umiliato alla fine del secolo XII, sì sofferma sulla figura carismatica di Guido di Porta Orientale, che ne fu il principale esponente e promotore, e illustra le forme di vita che animavano la comunità monastica. Dopo aver ricordato la graduale evoluzione del patrimonio dell’Abbazia, il Taglia bue si sofferma sulla figura di Guglielmo Villa al quale si deve la realizzazione della facciata e di un importante ciclo d’affreschi, e passa in rassegna agli ultimi preposti della Abbazia, fino alla soppressione dell’ordine decretata il 7 febbraio 1571.
Lo studio di Valerio Cattana è dedicato all’introduzione dei monaci benedettini di Monte Olivete a Viboidone ed all’esame dei rapporti giuridici ed economici della nuova comunità con i monasteri della stessa regola. La ricerca termina con le drammatiche vicende della soppressione del monastero nel 1773.
Giorgio Picasso descrive l’arrivo a Viboldone delle monache benedettine della Comunità di madre Margherita Marchi nel maggio 1941, la favorevole accoglienza della diocesi milanese guidata allora dal cardinale Schuster, monaco benedettino, ed i problemi connessi con la precarietà della sede fino alla costruzione del nuovo monastero disegnato dall’architetto Caccia Dominioni e inaugurato nel 1964.
Rosa Auletta Marrucci prende in esame nel suo studio l’influenza di Viboldone sul territorio a sud di Milano attraverso la sistematica gestione del suolo e lo sfruttamento delle risorse idriche; si sofferma quindi sull’ordine e sullo sviluppo del complesso abbaziale dal secolo XII ai giorni nostri e sull’evoluzione del suo patrimonio. L’ultima parte della ricerca è dedicata alle varie fasi di costruzione e ristrutturazione della chiesa dei SS. Pietro e Paolo ed alle recenti opere di restauro.
In un lungo ed affascinante studio ricco di documentazione Maria Luisa Gatti Perrer affronta il problema dei cicli degli affreschi trecenteschi di Viboldone. Descritto minuziosamente il percorso critico e lo stato attuale degli studi sui celebri affreschi, si sofferma sulle vicende del loro scoprimento e dei successivi restauri individuando come committenti tre personalità di alto rilievo culturale e politico dell’epoca: Guglielmo Villa, Tiberio da Parma ed Andrea Visconti. Unitario, secondo Gatti Perer, è il progetto iconografico degli affreschi, realizzato per mano di artisti che rinnovarono in Lombardia il linguaggio pittorico secondo modi europei.
Nell’ultima ricerca Marco Rossi illustra le decorazioni cinquecentesche della Casa del Priore (1509) tra cui spiccano la celebre Sala della Musica e le decorazioni paesaggistiche dello studiolo. La seconda parte dello studio è dedicata alle tele degli altari laterali (fine del 1600), strettamente collegate alla devozione dei monaci Olivetani.
Alla comprensione dei problemi storici ed artistici posti dall’Abbazia giovano moltissimo le 200 belle fotografie dovute per la quasi totalità a Marco e Piero Carrieri.
L’Abbazia sarà meta di una gita della Sezione Attività Culturali del Circolo Comit di Milano il prossimo sabato 9 novembre.

 

Nota:
L’edificio, il cui primo impianto risale al 1176, subì in seguito due importanti interventi di modifica: un ampliamento nei primi decenni del XIII secolo e un altro intorno alla metà del XIV, quando fu costruita la torre campanaria e, ridefinito lo spazio interno, venne realizzato il ciclo di affreschi.

 

Giuseppe Bardone
articolo estratto dal NOTIZIARIO

numero 149/1991 anno XXVII
Circolo per il Personale della
Banca Commerciale Italiana Milano

 

 

 

 

quattro diapositive di Massimo Messa scansite che rappresentano il Giudizio Universale di Giusto de' Menabuoi (allievo di Giotto)


alcune fotografie dell'8 ottobre 2015 (subito dopo la pizzata di Comazzo)

 

 

 

 

 

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Piazza Scala - ottobre 2015