Pubblichiamo un commento di Sergio Marini, Presidente dell'Associazione "Amici Comit - Piazza Scala", al verbale del C.d.A. dell'8 settembre u.s.  relativo alla decisione della Cassa Sanitaria di presentare appello alla recente sentenza che ha disposto l'annullamento della delibera adottata dal CDA della Cassa il 2 ottobre 2010 di concerto con il Fondo Sanitario:
 

 

Il Consiglio è stato convocato per deliberare in merito alla nota causa intentata dai quattro Consiglieri che rappresentano i Pensionati (Amici, Colace, Cobianchi e Marini), vinta con sentenza emessa dal giudice Dr. Gattari, che dispone

Da parte nostra si è insistito nell'affermare che, alla luce di quanto affermato appena poche righe prima del dispositivo finale “...per l'effetto retroattivo della pronuncia di invalidità ed in mancanza di una deliberazione dell'Assemblea, condanna i due enti convenuti ad adottare tutti gli atti necessari a ripristinare la titolarità della convenuta Cassa intesa sul patrimonio associativo risultante dal bilancio di esercizio chiuso alla data del 31/12/2010” deriva anche l' ovvia necessità di procedere allo scioglimento dell'Associazione, mediante convocazione dell'Assemblea così come previsto all'art.6 dello Statuto.
In mancanza di questo ulteriore passaggio, la mera restituzione del patrimonio ad una Associazione da estinguere non avrebbe senso logico alcuno.
La tesi, suffragata anche da considerazioni espresse dai Consiglieri Manna e Amendolagine , non ha trovato accoglimento; anche l'offerta fatta per addivenire ad un accordo fra le parti per poter azzerare gli effetti della sentenza e chiudere in tal modo ogni pendenza è stata respinta, trattandosi di ipotesi che potrebbe comportare qualche beneficio a favore dei Pensionati, possibilità questa che esula dal contesto, come ben sappiamo.
Il CdA della Cassa ha pertanto deliberato:

Nelle tre citate delibere, oltre alla nostra astensione, vi è stata quella di un Consigliere della Falcri; favorevoli tutti gli altri.

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L’applicazione della sentenza – pendenti l’appello e l’accertamento di liquidazione – porterà ovviamente ad una riduzione delle riserve presso la sezione Quiescenti del il Fondo Sanitario.
E poiché detta sezione ha facoltà di utilizzare il 10% di tali riserve per alleggerire il deficit del bilancio annuale, potrebbe in teoria verificarsi quanto già accaduto per altri organismi che aderiscono al Fondo, vale a dire la necessità di costituire “ex novo” tali riserve per i soli Iscritti provenienti dalla Cassa Intesa, in tal modo discriminandoli rispetto agli altri appartenenti alla medesima sezione (Sanpaolo ecc).
Ovvio che le controparti dispongono di ogni mezzo per evitare questo perverso effetto, disponendo, a puro titolo di esempio, una corrispettiva anticipazione a fronte di risorse destinate, con certezza, a ritornare al Fondo Sanitario volta che saranno concluse le vertenze in atto; ma non possiamo ignorare che il trattamento riservatoci sinora rende assai arduo qualsivoglia ottimismo.
Alla luce di queste considerazioni si è convenuto con il nostro Legale Avv. Iacoviello di inoltrare ai Consiglieri di Amministrazione della Cassa Sanitaria Intesa una diffida che richiami la responsabilità personale di ciascuno di essi nell’approvazione di deliberazioni non rivolte all’esclusivo interesse dell’Associazione e dei suoi iscritti.

Sergio Marini
Milano, 9 settembre 2014
 

 

 

 

Il testo dell'intervento di Sergio Marini al C.d.A. del giorno 17 giugno 2014 e repliche


Esame e approvazione bilancio consuntivo al 31.12/2013.
Dichiaro voto contrario, anche a nome dei consiglieri Amici, Cobianchi e Manara, ritenendo la delibera in violazione di due norme statutarie e, per l’esattezza:
• dell’art. 20 comma h dello Statuto che prevede che “..il Consiglio di Amministrazione predispone e presenta all’approvazione dell’Assemblea dei Soci il rendiconto annuale nonché la relazione generale attinente alla situazione finanziaria e all’attività svolta e programmata”;
• dell’art 18 dello Statuto che prevede al primo capoverso che “...l’Assemblea dei Soci approva il rendiconto annuale e le relazioni del Consiglio di Amministrazione e del Collegio dei Revisori”... e, all’ultimo capoverso, che “...la deliberazione relativa all’approvazione del Rendiconto annuale e delle relazioni del Consiglio di
Amministrazione e del Collegio dei Revisori è valida con il voto favorevole del 50% + 1 dei votanti”.
Concludo il mio intervento affermando che il Consiglio di Amministrazione della Cassa Sanitaria Intesa, con l’approvazione in via definitiva del Bilancio 2013, esercita un potere che non gli è stato attribuito dallo Statuto.
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Riferisco in merito alle proteste emerse dal settore degli iscritti pensionati relative alla confluenza dalla Cassa al Fondo Sanitario Integrativo del Gruppo Intesa Sanpaolo. Dichiaro al riguardo che le previsioni molto pessimistiche sono state ampiamente confermate e questo significa, come è scritto nel bilancio del Fondo Sanitario, che un collega su quattro quando va in pensione cancella la sua posizione presso il Fondo; è un risultato negativo che rappresenta un’operazione di antiselezione perché chi decide di non mantenere l'iscrizione al Fondo gode, solitamente, di buona salute.
Rilevo che ci sono stati peggioramenti molto pesanti sulle prestazioni che portano la percentuale di rimborso al 60% tenendo conto della mancata liquidazione della franchigia e delle quote differite; per contro rilevo che gli attivi accantonano circa 11 milioni di euro quale avanzo del 2013. Quanto sia opportuno questo fatto e cioè che i pensionati vengano costretti a queste situazioni molto difficili dall’altro lato si vede un accantonamento incredibile a fronte di non si sa cosa, che si aggiunge a consistenti riserve già presenti; sorge la domanda del perché c’è un fondo sanitario unico, dove questa unicità si realizza solo nel bilancio; in realtà siamo davanti a due gestioni completamente separate che non si parlano, pur essendoci qualche travaso da una parte all’altra e ci si riferisce alla quota del 4% e al passaggio delle quote di riserva accumulate dai colleghi che vanno in pensione, destinate alla sezione “pensionati”. Il futuro di questo fondo, per la sezione pensionati, è esattamente quello che ci si aspettava e che già si era realizzato nel vecchio Fondo del San Paolo di Torino, dove invece si iscriveva – al momento del pensionamento -un solo Collega su quattro.
Si è molto timorosi per la fine di questo anno, quando per la scadenza del periodo triennale dell’obbligo di iscrizione al Fondo, si assisterà ad un probabile esodo massiccio dei pensionati. Se questo è l’obbiettivo prefissato non si capisce come mai, per la parte degli attivi, invece di continuare a ad accantonare cifre rilevanti, non si procede almeno alla diminuzione dei contributi a carico degli stessi.
Dichiaro di essere consapevole che che le mie osservazioni non serviranno a molto, ma credo che il senso di responsabilità di chi siede a questo tavolo possa indurre a qualche meditazione. Ricordo inoltre, in merito alla vertenza giudiziaria, che era stata avanzata una proposta conciliativa già alla prima udienza consistente nella richiesta di ripianare il passivo prevedibile della sezione pensionati sino a concorrenza - e non oltre - a cura degli attivi e questa offerta - che rimane sempre valida - non la si è voluta accettare; ogni anno si fa qualche piccola elemosina che è sempre gradita, però non è questo che si voleva.
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La Consigliera Ordasso ritiene che il Consigliere Marini non sia informato su quanto ha deliberato il Fondo Sanitario Integrativo del Gruppo Intesa Sanpaolo sull’iniziativa di prevenzione per cui sarà utilizzata una parte delle riserve disponibili; inoltre sottolinea come le valutazioni del Consigliere Marini siano legate alla sua visione personale del Fondo e non tengano conto invece (se non per sentito dire) di quanto discusso dal Consiglio di tale ente sanitario. Il Fondo sta infatti agendo in modo assolutamente coerente con le disposizioni statutarie e non ritiene sia cosa negativa la disponibilità di determinate somme che per la gestione oculata, anche del personale in servizio, si possono accantonare in favore di tutti gli iscritti al Fondo Sanitario per dar corso ad iniziative di prevenzione per tutti gli iscritti al Fondo Sanitario indipendentemente dalla sezione di appartenenza.
Il Consigliere De Sarlo sottolinea come l’equilibrio di un fondo sanitario, dopo l’esperienza fatta in questi anni, non si può valutare su un singolo esercizio; invece il Fondo Sanitario Integrativo del Gruppo Intesa Sanpaolo si è avvalso di uno studio attuariale che, nella sua relazione, evidenziati i trend demografici e le dinamiche della spesa sanitaria, ha dimostrato come l’equilibrio finanziario nei prossimi cinquant’anni non può reggere sull’importo ad oggi accantonato.
Il Consigliere Filosomi sottolinea che, fatta salva la buona fede, la logica adottata dal Consigliere Marini non è più attuale; rileva che il gruppo Intesa Sanpaolo, in questi ultimi 7 anni, con tutte le difficoltà del caso, ha comunque trovato con le Organizzazioni Sindacali dei Lavoratori dei percorsi e delle soluzioni che hanno avuto la capacità di rispondere alle esigenze dei lavoratori in servizio ed in quiescenza tenendo conto del difficile quadro di compatibilità economiche; nota che anche di recente il welfare di Intesa Sanpaolo ed in particolare il Fondo Sanitario è stato considerato da osservatori esterni il migliore d’Italia e ritiene che questa valutazione non possa non essere tenuta in debita considerazione.

 

 

 

Il testo dell'intervento di Sergio Marini al C.d.A. del giorno 8 settembre 2014

 

CDA CASSA SANITARIA - 8 settembre 2014 – SENTENZA EMESSA DAL GIUDICE GATTARI IN DATA 27 GIUGNO 2014
La sentenza indica chiaramente l'effetto retroattivo provocato dall'avvenuto
annullamento della delibera del 18 ottobre 2010, riportando di fatto la situazione
della Cassa all'epoca antecedente tale data.
Il nostro Consiglio è quindi chiamato ad adottare “...le delibere conseguenti allo scioglimento
della“Cassa”, fra cui quelle relative alla devoluzione del patrimonio residuo, volta che
l’associazione sia stata sciolta dalla maggioranza dei soci (art. 6)”.
Di conseguenza occorre:
- sottoporre all'Assemblea degli Iscritti - all'epoca presenti in anagrafe - lo scioglimento della Cassa Sanitaria;
- acquisire immediatamente il patrimonio, nel frattempo trasferito al Fondo Sanitario, in attesa del risultato dell'Assemblea;
- trasferire nuovamente il patrimonio al Fondo Sanitario, volta che l'Assemblea abbia deliberato col consenso del 50%+1 degli Iscritti.
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Da parte dei Consiglieri ricorrenti si è peraltro individuato un percorso alternativo, che potrebbe consistere nel raggiungimento di un formale accordo fra Attori (i Consiglieri) ed i Convenuti (Cassa e Fondo) che possa comportare – con reciproco vantaggio - la definitiva chiusura di ogni pendenza.
A tale proposito ci dichiariamo sin d'ora disponibili ad esplorare questa possibilità nell'ambito di un ristretto gruppo di lavoro, evitando nel frattempo di sollecitare l'immediata esecuzione della sentenza.
Sergio Marini

 

 

 

 

 

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Piazza Scala - settembre 2014