Piazza Scala

 

 

Mauro Rai, su Libertà del 5 novembre, scrive un lungo ed accorato articolo, che condivido, sul grande evento del secolo scorso, voluto da papa Giovanni XXIII sorprendendo con la sua iniziativa,  il mondo cristiano e la stessa gerarchia della Chiesa Cattolica, a quasi ottant’anni dal precedente frettoloso Concilio Vaticano I e dopo quattro secoli dal cruciale Concilio di Trento che durò diciotto anni e fu definito Concilio della Controriforma perché costruì un argine tradizionalista alla dilagante diaspora protestante.

Penso che l’evento riguardi anche noi laici, molti anche non credenti o poco credenti, perché non solo la religione, ma soprattutto la forte e diffusa presenza della Chiesa in molti aspetti della nostra società incidono nella vita quotidiana di noi cittadini. Per questo ci sentiamo di esprimerci, peraltro senza pretese.

Concordo con il pensiero dell’amico Rai che il Vaticano II sia stato un grande, importantissimo evento per tutta la cristianità, dopo secoli di sostanziale immobilismo, di pratica religiosa partecipata dai fedeli senza convinzione, senza comprendere bene che cosa significassero la fede, i precetti, i dogmi, la liturgia, in un atteggiamento distratto, supino, acritico. Il Vaticano II ha favorito una maggiore comprensione del proprio sentimento religioso da parte dei credenti veri ma ha indotto anche molti credenti/indifferenti a fare un proprio esame di coscienza e ad astenersi da finte pratiche religiose e da ipocrite frequentazioni dei riti religiosi. Ha avvicinato la Chiesa alle coscienze e al proprio popolo ed ha giustamente allontanato, senza volerlo, alcuni fedeli  conservatori.

La nuova liturgia nelle lingue vive nazionali ha permesso ai fedeli di partecipare, di capire, ha trasformato le preghiere recitate come ignote filastrocche in orazioni comprensibili e significative.

Le timide aperture verso le altre Chiese cristiane, protestanti e ortodosse con centinaia di milioni di membri, hanno avvicinato popoli che da secoli si combattevano, spesso anche  con le armi.

Una maggiore collegialità nella conduzione della Chiesa ha responsabilizzato di più le gerarchie intermedie e il clero a tutti i livelli. Un’interpretazione un po’ più “morbida” di certi obblighi e perfino di alcuni sacramenti ne è poi conseguita, provocando anche qualche ribellione più o meno palese qua e là, la più vistosa quella del vescovo Lefebvre e della sua organizzazione, inizialmente scomunicati, poi in parte rientrata.

Detto ciò, io sono tuttavia convinto che la scomparsa improvvisa e prematura di Giovanni XXIII abbia in parte interrotto un processo che sembrava avviato, per istanza di una parte cospicua di padri conciliari verso una riforma più profonda per avvicinare ancora di più la Chiesa Cattolica, in un vero ecumenismo, alle altre chiese cristiane, alcune delle quali disposte a fare a loro volta un mezzo passo indietro. Il problema del celibato dei preti, causa non secondaria della scarsità di vocazioni, quello del sacerdozio femminile, l’atteggiamento verso i divorziati e le coppie di fatto (ricordo l’anatema di un vescovo toscano “pubblici concubini” addirittura nei confronti di una coppia che si sposava in Comune), l’interpretazione un po’ più libera e tollerante delle Scritture, una maggiore democratizzazione (parola ignota alla Chiesa) e collegialità all’interno. L’ammorbidimento o addirittura, in certi casi, la repressione di certe vecchie pratiche con qualche  aspetto quasi pagano, non approvate dagli altri cristiani. La semplificazione di certe cerimonie pompose (e dispendiose) e di certi riti.

Del resto, alcune di queste istanze si sono realizzate di fatto e i fatti stessi lo hanno imposto, nel bene e nel male. Io penso che un Concilio Vaticano III che riesca ad introdurre riforme più coraggiose ed incisive, non solo riavvicinerebbe fra loro la maggior parte dei cristiani nel mondo, ma potrebbe riportare alla Chiesa molti credenti ora tiepidi, magari perdendo per strada un certo numero di tradizionalisti irriducibili..

 

Giacomo Morandi 
Novembre 2012

 

                                                                     

 

 

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Piazza Scala - novembre 2012