Testimonianze
Si trascrive qui integralmente l’articolo del senatore Giovanni Spadolini uscito sul settimanale “Epoca” il 19 agosto 1973 a pochi giorni dalla scomparsa di Raffaele Mattioli, il 18 luglio.
Archivio Storico IntesaSanpaolo
ottobre 2015

È morto Raffaele Mattioli. Un mondo, un certo mondo milanese e non solo milanese, si è chiuso. Si volta pagina; ed è sempre  peggio.

Grande banchiere umanista; finanziere corretto dalla prudenza della storia; uomo dai larghissimi interessi culturali, nutrito da una religione, che era poi la religione del Risorgimento (respirata nel suo Abruzzo, rivissuta nel sodalizio con Croce).

Il meglio di sé stesso Mattioli lo ha lasciato nella conversazione: un po’ come un liberale della vecchia scuola altrettanto amico  di Croce, Alessandro Casati. Gran lettore e raccoglitore di libri, Mattioli; e perciò pudico, rattenuto, quasi perplesso davanti alla pagina bianca. Non molti manoscritti inediti; forse il testo più piccante, più rivelatore, sarà quell’ampio saggio di interpretazione e di scavo manzoniano sulla figura di don Ferrante cui stava lavorando da anni.

L’ho rivelato a Perugia, inaugurando, con l’amico Valitutti, l’anno accademico dell’Università per stranieri; il tema è stato ripreso da Mario Soldati, sul Giorno, con altri toccanti particolari, sui colloqui dello scomparso col prefetto della Biblioteca Ambrosiana,

sulla sua fame di documenti e di testi.

Singolare assonanza fra il laico crociano e il grande cattolico liberale!

Quasi una vita trascorsa da Mattioli nel palazzo della Banca Commerciale che guarda sui giardini della leggendaria casa di Alessandro Manzoni, la casa che si affaccia sulla piazza Belgioioso. Una comunanza di ispirazioni, di letture, di esperienze. Una frequentazione, col mondo dei Promessi Sposi, in cui tornava sovrano il gusto dell’antiretorica dominante in tutta l’opera manzoniana, il senso geloso e riservato del rapporto fra la coscienza e Dio, la fuga da ogni ostentazione.

Raffaele Mattioli ha portato con sé nella tomba i progetti e i propositi di studi manzoniani; ma lo spirito della sua lezione  sopravvive alla scomparsa dell’uomo, in quella vicinanza non solo geografica ma anche spirituale che unì il senatore di via

Morone al banchiere di via Morone, nel rispetto del mondo dei padri. Lo stesso mondo faceva dire a don Benedetto: “Io sono di coloro che si riaprono alla gioia quando trovano anche nel nuovo la compagnia dei padri e degli avoli”.

 


l'entrata Comit in P.zza Belgioioso

la tomba di Raffaele Mattioli (Abbazia di Chiaravalle)

 

 

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Piazza Scala - novembre 2015