o "Dell'importanza della macchina da scrivere"   

 

Un giovane ventenne meridionale, come tanti altri prima e dopo di lui, lascia gli agi, gli affetti e le certezze della sua famiglia e della sua città, per cercare lavoro altrove.

E’ una scelta coraggiosa, ma ineluttabile; una scelta che spesso ha pagato, ma che altrettanto spesso, da molti, è stata pagata a un prezzo troppo alto in termini di frustrazione, sfruttamento o sradicamento.

Il tasto magico è la storia, raccontata in prima persona, di questo viaggio di iniziazione alla vita e di introduzione nel mondo del lavoro, paradigmatico per milioni di giovani che in esso si possono riconoscere.

E’ il percorso di una generazione che con i suoi dubbi, i suoi slanci, la sua intraprendenza e, spesso, con un pizzico di temerarietà, ha scritto una pagina importante dello sviluppo economico e civile del nostro Paese. E’, inoltre, un piccolo mondo di affetti rivisitato con occhi affascinati e animo commosso.

Osservatore attento e acuto della realtà circostante, Umberto Di Donato inquadra la sua storia personale nelle vicende più significative della storia nazionale e internazionale. Scorrono, pertanto, sotto gli occhi del lettore la tragedia delle Fosse Ardeatine e quella di Marcinelle, l'alluvione di Salerno e la guerra di Corea, accanto a fenomeni sociali o a decisioni che hanno trasformato il costume e la mentalità degli italiani, come l’avvento della TV e la Legge Merlin.Il tutto con uno stile fluido, avvincente e arguto che non smette mai di coinvolgere e di affascinare.

 

 

 

Piazza Scala è lieta di presentare la premessa del libro di Umberto Di Donato

 

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PREMESSA
Carissimi, una mattina, svegliandomi dopo un lungo sonno ristoratore, mi sentivo talmente rinfrancato da avvertire la forte sensazione di essere felice di esistere.
Albeggiava e pertanto decisi di rimanere ancora ran-nicchiato sotto le coltri a coltivare questa non frequente gioia, profondamente intima, mentre la mente vagava senza controllo nel tempo e nello spazio. Mi succede spesso, da quando sono entrato nell’età matura, riportarmi a riflettere sulle gioie irripe-tibili ed anche sulle inevitabili illusioni svanite e sui sogni infranti dell’età giovanile.
Stranamente oggi sono più sereno, fiducioso e soddi-sfatto del passato e per questo la memoria mi porta inconsape-volmente ad esaltare i momenti felici ed a minimizzare le sconfitte, le ansie e le amarezze di quel periodo, comunque, stupendo.
Assorto in questi pensieri mi alzai e mi fermai a riflettere davanti al grande specchio dell’armadio. Come in una moviola fissando il mio volto, vidi scorrere a ritroso le immagini di alcuni momenti salienti della mia vita.
La sequenza si fermò sul fotogramma dei miei vent’anni, in divisa da militare. Ero giovane, con i capelli neri e folti, gli occhi saettanti e luminosi e intorno a me si affollavano riflessi nello specchio i miei coetanei, commilitoni o compagni di scuola, che avevano arricchito con la loro presenza la mia esistenza giovanile.

Dall'antico e ristretto nido delle memorie posto in fondo all'anima dove avevo covato e nutrito miei più segreti ricordi, iniziarono a prendere corpo le figure, i volti, i luoghi e i fatti della mia giovinezza.
Si rafforzò così una lontana idea di narrare nei particolari i momenti più significativi di quell'esperienza. Incoraggialo anche dal positivo riscontro registrato presso alcuni di voi dal mio primo veloce tentativo autobiografico sulla adolescenza, racchiuso nel fascicoletto intitolato Più forte della vita....
Mi ritornò in mente l'incontro occasionale di alcuni anni fa con mio nipote Emilio in cui mi lasciai andare a narrargli alcuni episodi significativi della bella gioventù trascorsa in stretta simbiosi con suo padre, mio fratello ed amico, trasportato sulle ali leggere e serene dei dolci ricordi, mai sopiti.
Il giovane rimase incantato dalle mie sintetiche descrizioni della vita trascorsa e mi fece capire che avrebbe desiderato conoscere una narrazione più completa con maggiori e particolareggiati dettagli.
Sotto lo stimolo di questi incitamenti ho iniziato a frugare con mani avide nelle profondità delle mie rimembranze e mi sono messo al lavoro con l’entusiasmo che mi ha sempre caratterizzato.
Eccomi pertanto nuovamente di fronte a voi, nel secondo tentativo di trasmettere, a chi mi ama, i sentimenti, le gioie, le ansie e le trepidazioni dell’età giovanile.
A mano a mano che procedevo nella narrazione i parti-colari emergevano sorprendentemente da soli, passando da sfumati a nitidi, come nella messa a fuoco in una macchina fotografica. In più occasioni, mentre descrivevo gli avvenimenti, ho provato sulla pelle e nel cuore le medesime sensazioni di quegli anni, a volte ancora più forti e struggenti.
Inoltre alcuni elementi precisi mi sono pervenuti da un pugno di fogli dattiloscritti, ingialliti dal tempo, scritti in quegli anni, da me gelosamente conservati.
La parte più importante e consistente emergeva invece nel corso della descrizione, come in un sogno, al punto che nella fase di rilettura tutto appariva fantastico e quasi irreale dandomi la sensazione che si trattasse per alcuni eventi semplicemente d'una mia elaborazione mentale, piuttosto che di vita vissuta.

Mi sono apparsi, invece, certi e precisi i ritratti dei miei più cari “compagni di viaggio”, che scaturivano lentamente ed inconsapevolmente dalla penna, tanto da avvertire fortemente la sensazione della loro presenza viva accanto a me.
Un altro aspetto affascinante che è emerso da questo riesame del passato è stata la coincidenza ed il collegamento, inatteso, tra personaggi storici, avvenimenti e località diverse. Mi riferisco ai rapporti tra Don Bosco, Rosmini e Papa Pio IX, alla corrispondenza tra le luminose cittadine della Costiera Amalfitana e le lussureggianti località del Lago Maggiore. Alla connessione della caserma di Gaeta sita in prossimità del luogo dove avevano soggiornato Papa Pio IX e il suo amico Antonio Rosmini, grande filosofo cattolico.
Cito anche l’accostamento della mia passione per le opere liriche ed in particolare per l'Andrea Chénier e la lunga sosta del treno alla stazione della città di Baveno, residenza elettiva di Umberto Giordano. Ed infine il fortunato ritrovamento, per me dilettante numismatico, delle tre monete di “epoca romana” nei pressi del Passo Saas o di Antrona.
Rivedo anche come estremo segno delle imperscrutabili coincidenze della vita il ripetersi degli incontri, dopo lunghi periodi di oblio, con amici e persone che i fatti della vita avevano fatalmente allontanato. Le circostanze e le occasioni casuali o ricercate, in molti casi hanno favorito il ricongiungimento felice con alcuni di loro. Altri, invece, ahimè, sono “spariti nel nulla”, magicamente, così come erano apparsi. Anche questi, però, sono tuttora indelebilmente incisi nel mio animo e nei miei ricordi.
Un saluto affettuoso va da me indirizzato a quelli che sono riuscito a ricontattare ed a rivedere, quasi a riprova che non si trattava di puro frutto della mia fantasia, ma soprattutto rivolgo un pensiero caro agli altri, quelli che non ho più incrociato, nella riposta speranza di vederli apparire un giorno, improvvisamente, aprendo l’uscio di casa ad un ignoto visitatore.

 

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UMBERTO DI DONATO

E' nato a Casanova di Carinola, il 5 giugno 1935, ma è vissuto, dall'età di tre anni, a Caserta, che porta sempre nel cuore, dove ha conseguito il diploma di Ragioniere.
Dopo il diploma ha prestato servizio per tre anni nel Corpo della Guardia di Finanza; ha poi lavorato per 30 anni a Milano, alla Banca Commerciale Italiana, e, successivamente, per un innato attaccamento al lavoro, ha avviato uno studio professionale, a cui si è associato il suo primogenito. Ancora oggi dedica molte ore della sua vita e molte energie a questa attività.
Nel 2005, al compimento del suo settantesimo anno, ha stampato una autobiografia dell'infanzia, denominata Più forte della vita..scritta per rivivere il dolce ricordo del fratello Pio, mancato all'età di 29 anni, e proporre all'attenzione di parenti ed amici una nutrita raccolta di racconti e poesie, inedite, scritte dallo stesso.
"Il tasto magico" raccoglie i ricordi degli anni 1955-56.
Dal 1973 ha cominciato a dipingere su tela vedute alpine, calette marine e spiagge assolate.
Attualmente si sta dedicando, con la passione e l'entusiasmo che lo caratterizzano, alla sistemazione museografica della sua importante collezione di macchine da scrivere.
 

 

 

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Piazza Scala - agosto 2014