il folklore salentino narrato da Fernando Mazzotta    

 

Nel marzo 2009, nel mio articolo “Tradizioni linguistiche”, pubblicato da Piazza Scala, è stata trattata l’origine della storica parte del Salento definita “Grecìa Salentina”, un’isola linguistica di nove comuni in cui si parla un antico idioma di origine greca – quello di Omero, per intenderci – noto come il “griko”.

Melpignano (Lipignana in griko) è tra questi nove comuni: uno splendido paesino di poco più di duemila abitanti che fa parte del Club dei Borghi Autentici d’Italia e dell’Associazione dei Comuni Virtuosi, ma è celebre in quanto a fine agosto, da 14 anni, ospita il concertone finale del Festival della Notte della Taranta.

Questo villaggio nel cuore della Grecìa  Salentina in questa occasione si espande come una fisarmonica, fino a raggiungere tra musica, canti e balli oltre centomila “tarantolati”. La gente accorre per partecipare a questo evento per cancellare i malesseri, i malumori e le inquietudini che si accumulano nella quotidianità del vivere contemporaneo. La kermesse dura tutta la notte e i “tarantolati”, turisti che giungono nel cuore del Salento da ogni parte d’Italia e dall’estero, ballano fino a tarda ora sulle note della “pizzica” salentina o “taranta-dance”, miscela di tradizione e modernità, recupero della memoria e riscatto del presente. Le esibizioni vengono aperte dai gruppi della tradizione locale e di varie etnie, poi sul grande palcoscenico si esibiscono, per il concertone finale, i grandi nomi della scena internazionale con le loro reinterpretazioni del patrimonio musicale salentino.

Quest’anno, la Notte della Taranta ha dedicato anche una piccola celebrazione ai 150 anni dell’Unità d’Italia proiettando sul grande schermo “Le unità degli italiani” un video costruito con le immagini dei grandi archivi cinetelevisivi d’Italia che ha ripercorso la storia d’Italia dal 1861 ai giorni nostri.

In questi anni si sono alternati maestri concertatori di notevole spessore artistico come Piero Milesi, Joe Zawinul, Stewart Copeland, Ambrogio Sparagna, Mauro Pagani e nel 2010 e 2011 Ludovico Einaudi.

Sul palco si sono avvicendati ospiti del calibro di Noa, Teresa De Sio, Franco Battiato, Gianna Nannini, De Gregori, Dalla, Piero Pelù, Giovanna Marini, Buena Vista Social Club, Carmen Consoli, Massimo Ranieri, Vinicio Capossela, Radiodervish, Z-Star, Angélique Kidjo, Cristicchi, Finardi, Mira Awad e tanti altri. Per non citare poi i numerosi gruppi etnici dai Balcani all’Africa.

La “pizzica” è una danza popolare praticata in alcune regioni meridionali, ma nella sua forma più tradizionale è particolarmente attribuita al Salento come danza ludica dei momenti di festa e di convivialità sociale. Si hanno notizie che sin dal XIV secolo musici e tarantolati hanno adoperato la pizzica durante i rituali terapeutici dai morsicati (“pizzicati”) dalla tarantola (Lycosa tarantula).

In realtà il “tarantismo” è considerato un fenomeno isterico convulsivo provocato, in base ad antiche credenze, dal morso dei ragni. Secondo la tradizione popolare, si ritiene che alcuni musicanti fossero in grado con la musica di guarire o almeno lenire lo stato di “pizzicato”, realizzando un vero e proprio esorcismo musicale. 

In genere, i sintomi del tarantismo si riscontravano più frequentemente in giovani nubili in età da matrimonio, in periodo estivo, durante la mietitura quando era più facile subire il morso di un ragno o di uno scorpione.

E come spesso accade per rituali a carattere magico e superstizioso, anche a questa tradizione si cercò di attribuire una “etichetta” cristiana. Questo spiega il ruolo di San Paolo, ritenuto il santo protettore di coloro i quali sono stati “pizzicati” da un animale velenoso, capace di guarire per effetto della sua grazia. La scelta di questo santo non è stata casuale poiché nel libro degli Atti degli Apostoli si narra come San Paolo sia sopravvissuto al veleno di un serpente sull’isola di Malta.

Ma questo tentativo di cristianizzazione non è completamente riuscito in quanto le donne tarantate durante la trance esibivano dei comportamenti di natura considerata oscena, mostrando le parti intime, mimando rapporti sessuali o addirittura orinando sugli altari. Per questi motivi la chiesa di San Paolo a Galatina nel Salento, dove le tarantate venivano condotte a bere l’acqua sacra del pozzo della cappella, venne sconsacrata e San Paolo, da santo protettore dei “pizzicati”, cominciò a essere ricordato come il santo della sessualità. Ancora oggi si compie il rito della messa-esorcismo del 29 giugno nella chiesa sconsacrata di San Paolo a Galatina. Al suono incalzante della musica (tamburello, violino, cupa-cupa [un tamburello strisciante], armonica a bocca o fisarmonica) il tarantato comincia a scatenarsi in una danza sfrenata attratto dai vestiti delle persone da cui è circondato (fazzoletti colorati) il cui colore dovrebbe corrispondere al colore della taranta che ha iniettato il veleno. Inizia quindi la fase del ballo tradizionale vero e proprio in cui il tarantato evidenzia dei sintomi di possessione di diversa natura. Durante questa fase si abbandona a convulsioni, assume posture particolari e atteggiamenti con cui si identifica nella taranta stessa. Il rituale termina quando il tarantato calpesta simbolicamente la taranta per sottolineare la sua guarigione dalla malattia.

Il Festival della “Notte della Taranta” altro non è che la rappresentazione teatralizzata e rievocativa di questa danza, ma non ha niente a che vedere con il rito del tarantismo e tutto ciò che nelle campagne salentine e intorno alla cappella di San Paolo a Galatina per lunghissimo tempo si è consumato. E’ una grande festa di suoni e di gente, è il più grande Festival musicale dedicato al recupero della pizzica salentina e alla sua fusione con altri linguaggi musicali che vanno dalla world music al rock, dal jazz alla sinfonica. Gli interpreti più noti di questo linguaggio musicale sono i Sud Sound System, precursori del raggamuffin italiano, una band che ha realizzato un “sound” di musica dance hall reggae che combina ritmi giamaicani e sonorità salentine con l’uso del dialetto salentino e le ballate di pizzica, affrontando temi legati alla realtà sociale, politica ed economica del meridione. I SSS hanno avuto la capacità di entrare nel cuore delle persone, grazie alla ritmica giamaicana reinterpretata in modo originale attraverso il dialetto salentino. Anche quest’anno è stata questa band a chiudere il concertone finale e, probabilmente, il prossimo anno il Festival della Notte della Taranta sbarcherà nientemeno che a New York.

L’evento sarà, intanto, preceduto dal tour americano di un’altra storica presenza del Festival, la band Canzoniere Grecanico Salentino – altro noto gruppo italiano di world music - che volerà in America in questi giorni per esibirsi a New York nell’ambito del Gipsy Festival, Chicago, Boston, Washington e Philadelphia e, infine, Toronto e Montreal.

 

Fernando Mazzotta - settembre 2011

 

Intorno al palco (clicca sulle immagini per ingrandirle)

 

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Piazza Scala - settembre 2011