Dopo l'articolo di Giacomo Morandi e le ulteriori osservazioni di Gino Luciani, si cimenta sull'argomento una nostra vecchia conoscenza, l'amico Arnaldo De Porti: di seguito pubblichiamo due sue lettere aperte ai colleghi.

 

A caldo, magari con qualche imperfezione essendo solito scrivere di botto e senza rileggere, voglio dire che anch’io condivido le considerazioni di Giacomo Morandi. Come potrebbe essere diversamente? Il fatto è che, per il debito pubblico, non esistono più le capacità di rimborso e che, anche se si volesse in qualche modo mettere in cantiere un qualche ipotetico piano di rimborso, non basterebbero lacrime e sangue.
Ho provato a fare dei conti, scrivendoli tempo fa anche in questo nostro on-line, ed ho appurato che una vita non basterebbe per ripianare il debito che, tra l’altro, è in continua ascesa. Non per niente ormai il debito cresce da anni, incollato alle spalle delle nuove generazioni !
Come fare? Tagliare salari e pensioni? Come hanno tentato di fare in Grecia? Certamente no perché i consumi andrebbero (è proprio il caso di dirlo) a… Patrasso. Ed allora? Se si tien conto che circa il 50% della ricchezza italiana è nelle mani di un 10% della popolazione italiana si arriva inevitabilmente a questa conclusione: a quel 90% (nella percentuale ci sono dentro anche coloro che non hanno lavoro) non si possono tagliare salari e pensioni non solo perché non potrebbero arrivare alla seconda settimana del mese, ma anche perché, come detto prima, con pochi soldi da spendere calano i consumi e quindi l’economia va oltre… Patrasso; mentre per quanto riguarda l’altra fascia, quella del 10 % a cui appartiene il 50% per cento della ricchezza italiana, quest’ultima non sarà mai disponibile ad essere tassata più degli stipendi e delle pensioni, anche se è vergognosamente scandaloso che le rendite parassitarie paghino, di tasse, se non meno, come stipendi e pensioni!
Ed allora ? Guardando le cose dal punto di vista bancario, l’Italia dovrebbe portare i libri in.... Tribunale, dopo la materializzazione di macroscopici incagli.
E siamo vicini a questo.
Altra via non c’è, anche se cambierà il governo che, a mio avviso, non giova a questa situazione, anzi!, atteso che un Ministro del Pdl ha apertamente affermato che si guarderà bene dal diminuire il debito per non far fare bella figura a chi verrà dopo.
La realtà è che bisogna tirar fuori a breve, su input EU, 40-50 miliardi di euro per ripianare in parte. Dove si trovano ? Qui sta il vero pericolo ! Si corre il rischio di una guerra civile ! Questo non è terrorismo mediatico, ma guardare oggettivamente la realtà.

 

Su Piazza Scala avete parlato di debito pubblico, argomento che in questi giorni ho trattato pure io. Mi sono tenuto sulle generali, dicendo che il ripianamento mi pare impossibile e che il Paese è in uno stato fallimentare. Ovviamente, ho parlato a spanne, senza dati oggettivi, in chiave giornalistica.
Ebbene, ora voglio cimentarmi con le cifre:
Premesso che il debito pubblico in questi giorni è pari a 1.890.000.000.000 di euro e  che un punto di PIL è pari a 16.000.000.000 di euro ciò sta a significare che 1.890.000.000.000 di euro rappresentano 118 punti di PIL. O sbaglio ?
Premesso che il Paese cresce di un punto scarso, diciamo uno, anche meno, ciò sta a significare che: con questa crescita irrisoria non si risolve nulla; con un 2%, come ha detto ieri sera a Ballarò Giuliano Amato, si riuscirebbe appena appena ad invertire la tendenza, ma solo ad invertire la tendenza, ma in una proiezione, con riferimento ai termini di rimborso, oscillante fra i 20-30-40-50 anni
Per questo io penso che per incominciare a ripianare davvero ci vorrebbe minimo minimo un 6% di crescita, evento che non si presenterà mai, anche perché si deve tener conto dei cicli economici, degli alti e bassi insomma, come si usa dire in gergo.....
In tutti i casi, sarebbero non solo i figli, ma anche i nipoti a ripianare, insomma il ripianamento richiederebbe il tempo di due generazioni.
Detto questo, posto che i miei dati non siano sbagliati, credo che non sia lontano il momento di decretare il fallimento del Paese, anche perché le famiglie stanno erodendo i loro risparmi e la famosa tenuta dei conti  costituisce un pretesto, con la conseguenza di nessuna crescita del PIL.
Sono curioso di sapere da dove tireranno fuori i soldi per la imminente manovra di 45 miliardi di Euro. Qui cascherà l’asino… ma anche l’Italia. Mi auguro di sbagliare. Fate voi i conti e sarei felice se mi diceste che ho sbagliato tutto.
 

 

Arnaldo De Porti - giugno 2011
 

 

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