ANTICHE CONOSCENZE SUMERE ED ODIERNI
RISCONTRI
di Giorgio Nobis
Su molti antichi
sigilli cilindrici gli archeologi hanno osservato, insieme con altre
figure o scritte
cuneiformi, delle rappresentazioni molto evidenti di corpi celesti del
sistema solare. Una tavola, del
III millennio a.c. (conservata al Museo di Stato di Berlino e catalogata
con la sigla VA/243) raffigura
i corpi celesti del sistema solare come undici globi intorno ad una
grande stella a raggi; si tratta di
una raffigurazione del sistema stesso così come lo concepivano i sumeri
e da loro descritto nel ricordato
“EN.UMA.EL.ISH” e in altre tavole che trattano di astronomia:
Se questa mappa
celeste fosse stata scoperta e correttamente interpretata tre secoli fa,
gli astronomi
del tempo avrebbero concluso che i Sumeri erano assolutamente
disinformati, tanto da immaginare
addirittura che esistessero altri pianeti di là di Saturno. Oggi, però,
sappiano che tali pianeti (Urano,
Nettuno e Plutone) non solo esistono realmente, ma addirittura le
immagini e le analisi spettrografiche
delle sonde Voyager 1 e 2 hanno fornito una visione di questi pianeti (e
della loro struttura fisica)
del tutto simile a quella descritta dai Sumeri. E non solo, ma anche gli
stessi nomi di tali corpi
celesti sono di per sé sintomatici di queste antiche conoscenze: ANU
(Urano), azzurro signore;
NU.DIM.MUD. o EA.(Nettuno) verde creatore di vita; US.MI o GA.GA
(Plutone), quello che mostra
la vita.
Tornando alla formazione del sistema solare, sorprende leggere nel Libro
di Giobbe (26, 7-13) i seguenti
versetti:
Il bracciale cesellato Egli distese nel luogo di Tehom .
La Terra sospese nel vuoto.
Radunò in un recinto le acque raddensandole,
senza che si formasse nuvola alcuna.
I Suoi Poteri arrestarono le acque.
La Sua Energia spaccò in due l’Arrogante.
Il Suo vento distribuì il Bracciale cesellato.
Al riguardo, così si esprimevano i Sumeri nella prima tavola della
citata Epica della Creazione:
L’altra metà di lei alzò come un paravento nei cieli.
Schiacciata piegò la sua coda sino a formare la
Grande Fascia, simile ad un bracciale posto
a guardia dei cieli…
Il testo sumero e la versione biblica nella “Genesi”, Giobbe ed anche
altri Profeti sono precisi e solenni
quando parlano della formazione della fascia degli asteroidi ed
insistono che questo “bracciale”
esiste ed orbita tra Marte e Giove. Ma i nostri astronomi non lo
scoprirono che nel diciannovesimo
secolo (Giuseppe Piazzi scoperse Cerere nel 1801, poi nel 1807 fu la
volta di Pallade, Giunone e Vesta).
Oggi si sono individuati più di duemila asteroidi di dimensioni
superiori al chilometro di diametro
(composti per lo più di ghiaccio e roccia, come rilevato dalle sonde
Mariner e Viking), ma gli astrofisici
calcolano il che numero complessivo di tutti frammenti in orbita sia
dell’ordine di miliardi. Si è oggi peraltro certi che la loro massa
complessiva non è tale da poter aver avuto in passato le dimensioni
di un pianeta, confermando, di fatto, quanto descritto dai Sumeri e
nella Bibbia.
Vediamo, pertanto, come queste genti rappresentavano il sistema solare,
come chiamavano i suoi
principali corpi celesti e come li posizionavano nello spazio:
AP.SU (Sole) - quello che esiste dal
principio
MUM.MU (Mercurio) - quello che è nato per primo
LAH.AMU (Venere) - signora delle battaglie
TI.AMAT (Terra) - fanciulla della vita
KIN.GU o DUG.GA.E (Luna) - vaso di piombo
LAH.MU (Marte) - signore della guerra
KI.SHAR (Giove) - dominatore delle terre
AN.SHAR (Saturno) - dominatore dei cieli
ANU (Urano) - azzurro signore
NU.DIM.MUD. o EA (Nettuno) - verde creatore di vita
GA.GA o US.MI (Plutone) - quello che mostra la vita
NI.BI.RU o MAR.DUK ( ? ) - quello che attraversa
In questo schema è riassunta la
graduale formazione del sistema solare, secondo quanto è descritto
nella ricordata prima tavola dell’Epica della Creazione:
Consideriamo ora il corpo celeste che oggi meglio conosciamo:
Le più recenti scoperte indicano che
la Luna ha subito, agli albori del sistema solare (circa 4.5 miliardi
d’anni fa), un impatto catastrofico che ha ridotto sensibilmente la
densità della sua massa.
Sebbene esternamente la Luna (come tutti i corpi celesti di una certa
dimensione) mostri una forma
sferica, il suo nucleo interno ha la forma di una “zucca”, com’è
evidenziato nelle studio computerizzato
della NASA a seguito di approfondite analisi spettrografiche.
Inoltre le indagini svolte dalle missioni “Apollo” hanno posto in luce
che i primi metri della crosta
lunare sono insolitamente ricchi di “piombo orfano”, derivante dal
decadimento d’elementi radioattivi
quali uranio e radon.
Questi elementi diventano piombo orfano nella fase finale del loro
processo di decadimento; in quale
modo la Luna abbia acquisito questi elementi radioattivi è un mistero
ancora irrisolto, ma è peraltro
evidente che essi si sono trasformati in “piombo orfano”.
Sicché l’affermazione dei Sumeri, secondo i quali KIN.GU fu “percosso” e
trasformato in
DUG.GA.E (vaso di piombo), si rivela un’affermazione scientifica molto
accurata.
(continua)