ANTICHE CONOSCENZE SUMERE ED ODIERNI
RISCONTRI
di Giorgio Nobis
Nel corso del
ventesimo secolo abbiamo avuto uno stupefacente sviluppo del sapere
umano, con enormi progressi in ogni campo della scienza e della
tecnologia. Pur tuttavia è mai possibile che l'umanità abbia generato
l'illuminismo, abbia prodotto la rivoluzione industriale, sia entrata
poi nell'era dell'ingegneria genetica, dell'alta tecnologia e dei voli
spaziali, sostanzialmente per "rilanciare" la conoscenza degli antichi?
É quanto vedremo in questa sede, con la precisazione che gli argomenti
addotti sono basati su accurate indagini archeologico/scientifiche
(protrattesi per più di cento anni, con una crescente accelerazione
negli ultimi trent'anni del secolo appena trascorso), su studi
approfonditi di un centinaio d'eminenti scienziati delle più importanti
università tedesche, inglesi, americane e russe che, in questo lungo
periodo, si sono via via passati il testimone, nonché sul paziente
lavoro spesso oscuro di una più folta schiera di fisici, cosmologi,
teologi, astronomi, geologi, climatologi, linguisti, ecc.
Occorre anche precisare che il tutto partì (tra il 1880 ed il 1915) dal
desiderio di verificare l'attendibilità storica e geografica dei luoghi
e dei fatti narrati nel Pentateuco. Seppure con le difficoltà ed i
lunghi periodi di stasi, dovuti ai tragici eventi che segnarono il corso
del '900, verso la fine degli anni '70 si delineò con assoluta
precisione e rigore scientifico un panorama che non è esagerato definire
sconvolgente.
In questa sede daremo un quadro alquanto sintetico dell'argomento di cui
al titolo, limitando l'esposizione ad un "flash" sulla civiltà sumera
(ritenuta dagli storici più conservatori, che peraltro si basano sui
reperti e sulle conclusioni storico/archeologiche della prima metà del
XX secolo, la primigenia e madre di tutte le civiltà che via via sono
apparse sul nostro pianeta), sulla cosmogonia sumera (ovverosia
sull'origine dell'universo da loro rappresentata), sul tema del
Paradiso Terrestre e del Diluvio Universale (come essi li
hanno accuratamente descritti su una delle tavole di argilla di quella
che è stata definita la loro Bibbia).
Il tutto è frutto di un lungo e paziente lavoro di ricomposizione e di
traduzione di oltre 300.000 tavole, scritte in cuneiforme, dissepolte in
più siti archeologici sumeri, accadici e babilonesi; per queste due
ultime civiltà, ben posteriori a quella sumera, è interessante notare
che ogni tavola porta inciso alla fine del testo il nome dello scriba e
l'indicazione che il testo stesso è trascritto da originali sumeri,
quando relativo ad avvenimenti di tale civiltà.
I Sumeri, quindi, registravano su tavole d'argilla le loro transazioni
commerciali e legali, le loro conoscenze e le loro storie, nonché le
loro credenze. Ed è appunto su sette di questi manufatti, portati alla
luce nei primi anni del secolo scorso, che è descritta la loro storia
della Creazione ed il loro rapporto con il Creatore.
L'enorme importanza che questi reperti rivestono, sia dal punto di vista
storico/archeologico, sia in senso civile e religioso, risiede nella
complessità e profondità del pensiero di questo popolo, nella
stupefacente dimensione del suo sapere, nel tentativo di dare una
risposta al grande mistero che presiede alla Creazione.
Quanto si legge in queste sette tavole di quella che, come detto, è
stata molto appropriatamente definita la loro Bibbia (chiamata "EN.UMA.EL.ISH"
dalle prime parole del suo testo) rivela però con certezza una totale
umanizzazione del divino, pur presentato come concetto superiore,
padrone dei destini degli umani.
É tuttavia emozionante leggere dopo tanti millenni quanto ampia è stata
la sapienza di queste genti e quanto elevata la loro sensibilità
spirituale. Ma altrettanto interessate è scoprire che i Sumeri avevano
creato opere letterarie sacre che, non solo precedevano di alcuni
millenni il testo biblico della GENESI, ma addirittura anticipavano in
larga misura quanto in esso descritto.
Tale testo inizia, come noto, con la creazione del cielo e della terra,
con la separazione della luce dalle tenebre, con la distinzione tra la
terra emersa e le acque, con il popolamento del pianeta con piante e
animali e, infine, con la creazione dell'uomo e della donna ("Genesi" 1,
1-31):
Il testo mesopotamico è, invece, una vera cosmogonia che tratta
diffusamente eventi primordiali e che ci porta dal principio dei tempi
sino alla creazione del genere umano da parte degli Dei discesi sul
pianeta.
Ecco alcuni passaggi della loro Epica della Creazione, tratti dalle
ricordate tavole:
EN.UMA.EL.ISH LA NABU SHA.MAMU
SHA.PLITU AMMA.TUM SHU.MA LA ZA.KRAT ... ovvero...
Quando nell'alto il cielo non aveva ancora un nome
e in basso anche il duro suolo non aveva un nome
nulla esisteva, eccetto il primordiale AP.SU (il Sole),
genitore di MUM.MU (Mercurio) e di TI.AMAT (il
nucleo primordiale dal quale ebbe origine la Terra e
altri corpi celesti del sistema solare), che li partorì tutti.
Le loro acque erano mescolate (è il caos primordiale),
non esistevano ancora canneti, né paludi.
Nessuno degli altri dei (i pianeti) era stato ancora creato.
Nessuno aveva un nome e i loro destini erano incerti.
Fu allora che in mezzo a loro presero forma gli dei.
Le loro acque si rimescolarono e gli dei si formarono.
Nacquero il dio LAH.MU (Marte) e il dio LAH.AMU
(Venere) che per nome furono chiamati.
Prima che essi fossero cresciuti in età e in statura,
fino alla grandezza stabilita, il dio AN.SHAR (Saturno) e il
dio KI.SHAR (Giove) furono formati e li superarono
(per dimensione o per posizione esterna nel sistema)....
I divini fratelli si coalizzarono, disturbarono TI.AMAT,
andando avanti e indietro con i loro strani movimenti.
AP.SU non riusciva a frenare il loro clamore.
TI.AMAT era ammutolita dal loro comportamento.
Essi compivano atti
detestabili e si comportavano
in maniera odiosa .
Nella camera dei Fati, nel luogo dei Destini,
un dio fu generato, il più capace e saggio degli dei.
Nel cuore del Profondo (lo spazio cosmico) fu creato
MAR.DUK (anche chiamato NI.BI.RU) ...
Il signore MAR.DUK calpestò la parte posteriore di TI.AMAT,
con la sua arma le tagliò di netto il cranio, recise i canali del
suo sangue e spinse il Vento del Nord (il vento solare ?)
a portare la parte staccata verso luoghi che nessuno ancora
conosceva (è la creazione della Terra, che viene posizionata
dalle forze celesti in una nuova orbita) ...
L'altra metà di lei egli innalzò come un paravento nei cieli,
schiacciata piegò la sua coda sino a formare la GRANDE FASCIA,
simile ad un bracciale posto a guardia dei cieli (è la creazione della
fascia degli Asteroidi, insieme di corpi celesti di varie dimensioni,
"riscoperta" nel 1801 dall'astronomo Giuseppe Piazzi!).
Dalla prima delle
sette tavole dell'Epica della Creazione è stato tradotto questo testo a
cura di eminenti studiosi della civiltà sumera che, seppure con
differenze, coincide nella sua sostanza (in particolare a cura di
L.W.King in "The Seven Tablets of Creation", 1902; E.Ebeling in "Enuma
Elish", 1939; S.N.Kramer in "From the Tablets of Sumer", 1956; Z.Sitchin
in "Il Pianeta degli Dei", 1998).
É da notare che il senso di questi accadimenti compare anche nel Profeta
Isaia quando ricorda "... i giorni primordiali, quando la potenza di
Yahweh colpì e divise in due il Superbo, fece roteare il mo¬stro
d'acqua, prosciugò le acque di Tehom-Raab...", ma anche il Profeta
Giobbe esalta la potenza di Yahweh e conferma la visione sumera della
Creazione, quando dice:
Egli da solo stende i cieli e cammina sulle onde del mare.
Crea l'Orsa e l'Orione, le Pleiadi e i Penetrali del cielo australe.
Egli stende il settentrione sopra il vuoto, tiene sospesa la terra
sopra il nulla e le nubi non si squarciano sotto il loro peso.
Copre la vista del suo trono, stendendovi sopra la sua nube.
Ha tracciato un cerchio sulle acque, sino al confine tra la luce e le
tenebre.
Le colonne del cielo si scuotono, sono prese da stupore alla sua
minaccia.
Con forza agita il mare e con intelligenza domina Raab (il caos
primordiale).
Al suo soffio si rasserenano i cieli, la sua mano trafigge il serpente
tortuoso
(il Leviatàn biblico, l'abisso cosmico - Giobbe 9, 8-9 e 26, 7-13).
I moderni esegeti della Bibbia ebraica sono oggi concordi nel
riconoscere che la sua interpretazione degli eventi primordiali si basa
sull'epica cosmogonica sumera e che la "Genesi" si rifà al testo sumero
(che la precede di almeno duemila anni). Questa somiglianza tra i due
libri sacri è spiegata con il fatto che Tarek, padre di Abramo, è stato
uno dei dodici grandi sacerdoti/sapienti della dodecapoli sumera e,
precisamente, di UR, città dalla quale si mosse verso la terra di Canaan
un primo consistente gruppo di ebrei (chiamati "HA.BI.RU" in sumero),
intorno al secondo millennio a.c.
Concludiamo questo primo aspetto introduttivo con il raffronto del testo
d'apertura di tre Libri Sacri, onde riscontrarne le somiglianze
concettuali:
a) EN.UMA.EL.ISH. (prima della sette tavole dell'Epica della
Creazione sumera, datate intorno al 3500 a.c.):
Quando in alto il cielo non aveva ancora ricevuto un nome
e sotto di lui la terra non aveva ancora un nome, esistevano
soltanto AP.SU il primordiale, il loro progenitore, MUM.MU
e TI.AMAT , la madre di tutti loro.
Le loro acque erano mescolate insieme.
Non si erano formati canneti, né erano apparse paludi.
Nessuno degli astri era stato ancora creato.
Nessuno aveva un nome, i loro destini erano incerti.
Fu allora che tra loro iniziarono a prendere forma gli altri astri.
(traduzione di L. W.King, British Museum, Londra)
b) SACRA BIBBIA (Genesi, capitolo primo, trascritto da
tradizione orale intorno al 1000 a.c.):
Nel principio il Signore creò il cielo e la terra.
E la terra era informe e vuota e le tenebre erano sopra la faccia
dell'abisso
E lo spirito del Signore aleggiava sopra le acque.
E il Signore disse: sia fatta la luce e la luce fu fatta.
E il Signore vide che la luce era buona e divise la luce dalle tenebre.
E la luce (Egli) nominò giorno, le tenebre notte.
E dalla sera alla mattina si compì il primo giorno.
(traduzione da antico testo semitico a cura di Mons. Antonio Martini,
Biblioteca Trivulzia- na, Milano).
c) POPOL VUH (primo capitolo del sacro "Libro della Stuoia",
raccolta di tradizioni orali dei Maya Quichè, prima della conquista
spagnola dello Yucatan, Museo Ispano-Americano, Madrid):
Questo è il principio della parola antica, di quando tutto era fermo,
tutto calmo, in silenzio, tutto senza movimento, tranquillo.
E la distesa del cielo era vuota.
Questo è il primo racconto, la prima narrazione.
Non v'era uomo, né animale, uccelli, pesci, alberi, pietre,
caverne, crepacci, erbe, foreste: v'era solo il cielo.
La superficie della terra (emersa) non era ancora apparsa.
V'erano solo il placido mare e la grande distesa del cielo.
V'erano solo immobilità e silenzio nell'oscurità, nella notte.
(traduzione di Tullio Testori, ed. TEA, Milano).
(continua)