dallo spazio Facebook della BCC dei Comuni Cilentani
Spiaggia di sera
Così sbiadito a quest'ora lo sguardo del mare, che pare negli occhi (macchie d'indaco appena celesti) del bagnino che tira in secco le barche.
Come una randa cade l'ultimo lembo di sole.
Di tante risa di donne, un pigro schiumare bianco sull'alghe, e un fresco vento che sala il viso rimane.
Giorgio Caproni
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Per inquadrare
la poetica di un autore abbastanza ai margini dei salotti
letterari, giova forse partire da un’intervista televisiva
del 1987, nella quale un Caproni ormai anziano dichiarava,
con candore, di essere arrivato alla poesia attraverso la
musica (aveva studiato violino, da giovane, al Liceo
Musicale di Genova). Per esercitarsi nella composizione
delle “corali a 4 voci” aveva iniziato pian piano ad
adattare propri versi alle partiture, invece di quelli di
autori del settecento, come fatto tante volte in precedenza.
Affermò allora che “la musica è caduta ed è rimasta la
poesia”. Già questa rappresentazione della scoperta di una
vocazione delinea un personaggio essenziale, consapevole che
le cose ci parlano con un linguaggio scarno che dobbiamo
saper cogliere, se vogliamo leggere in esse le storie della
vita. Nato a Livorno nel 1912, si sentì poi legato al
capoluogo ligure, nel quale visse gli anni della formazione.
Genova seppe ricambiarlo, conferendogli nel 1985 giorni la
cittadinanza onoraria. Partecipò alla guerra ed alla
Resistenza; fu socialista, per un sentire umanitario che
caratterizzò la sua maniera di esistere. Maestro elementare
per quasi 40 anni, si dedicò con dedizione all’insegnamento,
approdando dopo alcune esperienze lavorative a Roma, ove
chiuse i suoi giorni nel 1990. Poeta e critico, fu
grandemente stimato da Pier Paolo Pasolini, Cassola,
Pratolini, Bassani. Operatore culturale schivo ma frenetico,
ci cimentò in raffinate traduzioni dal francese (Proust, ma
anche Baudelaire, Celine, Maupassant), scrisse su numerose
riviste dell’epoca, vinse per ben due volte il Premio
Viareggio, uscendo in quelle non frequenti occasioni
pubbliche da un volontario semianonimato. La Genova della
sua giovinezza, la contemplazione di realtà anche minimali,
l’affetto per la madre, il viaggio attorno a se stesso sono
i temi ricorrenti, trattati con versi semplici e immediati,
mai banali.. La sintassi si riduce all' essenziale, mentre
gli oggetti e i dettagli prendono nitida evidenza attraverso
“rime non crepuscolari, ma verdi, elementari”. Fu vicino a
Saba e agli ermetici, anche se fece corsa a parte per la sua
sostanziale estraneità a scuole o correnti letterarie. La
“spiaggia di sera” di questo appuntamento agostano può
trasmettere al lettore un aspetto tipico dell’ispirazione di
Caproni: assistiamo, magari non da protagonisti, al miracolo
della vita e della natura. Abbiamo contemplato la bellezza e
l’amore; ne conserviamo traccia; proviamo una sensazione
dolce-amara nel ricordo. Vincenzino Barone |
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Piazza Scala - agosto 2011