Fondo Sanitario Integrativo: Antonio De Rosa scrive:
 

Per tua opportuna conoscenza ti allego il mio sollecito inoltrato il 14/07/2015 al Ministro della Salute (e a Matteo Renzi) a pronunciarsi sulla regolarità della "classificazione degli  iscritti di un Fondo Sanitario Integrativo in base allo stato sociale".  

Leggendo le specifiche norme di legge ho rilevato alcuni dubbi e pertanto ho chiesto alla più alta carica del settore di pronunciarsi.Pertanto se le mie analisi risulteranno errate e fuori luogo il Ministro non avrà che fornirmi le necessarie spiegazioni al contrario se risulteranno fondate dovrà dire quali iniziative vorrà intraprendere. 

Il tutto in funzione del corretto rapporto Istituzioni-cittadino. 

Un saluto

Antonio De Rosa
15 luglio 2015
 

Di seguito riportiamo il testo integrale del sollecito

 

 

 

Al Ministro della Salute
Beatrice LORENZIN

Al Presidente del Consiglio
Matteo RENZI

Al Direttore dell'Ufficio V

Direzione Generale della Programmazione Sanitaria
Saturnino SASSONE

Al Referente dell'Ufficio V
Giovanna GIANNETTI

 

Oggetto: sollecito risposta alla denuncia-esposto sulle irregolarità nella gestione del Fondo Sanitario Integrativo Intesa Sanpaolo del 16 luglio 2014 - Ulteriori richieste d’informazioni

Roma, 14 luglio 2015

A tutt’oggi ancora non ho ancora ricevuto riscontro alla mia denuncia-esposto inviata in pec al Ministro della Salute il 16 luglio 2014 (peraltro sollecitata anche il 17 maggio 2015) salvo quanto affermato dal Dott. Saturnino Sassone Direttore dell'Ufficio 5 - Direzione Generale della Programmazione Sanitaria - con lettera del 17/09/2014 di carattere puramente tecnico e totalmente fuori da quanto richiesto.
Ancora una volta invito il Ministro Beatrice Lorenzin a fornirmi una
circostanziata risposta alle mie evidenze di cui alla citata lettera e che ad ogni buon conto allego nuovamente, in particolare se nel Fondo Sanitario integrativo del Gruppo Intesa Sanpaolo, possano esistere due categorie di iscritti in relazione allo stato sociale, una privilegiata “in Servizio” e l’altra penalizzata “in Quiescenza”.
Salvo smentite, la normativa di legge sancisce il divieto di selezione e di
discriminazione degli iscritti, infatti l’art. 9 del d.lgs. n. 229/1999 ribadisce tale divieto per ben due volte. Al comma 3 dove è riportato che tutti i soggetti che istituiscono Fondi Integrativi sono tenuti ad adottare politiche di non selezione dei rischi e alla lettera f) del medesimo comma dove viene subordinata la costituzione dei Fondi Sanitari alla condizione che tali atti contengano l’esplicita assunzione deli’obbligo “di non adottare strategie e comportamenti di selezione dei rischi o di discriminazione nei confronti di particolari gruppi di soggettr. L’aver contemplato contribuzioni e plafond in funzione dello stato sociale e non del più corretto parametro dell’età anagrafica è una discriminante che ha come conseguenza l’abbandono del FSI da parte di chi ha più necessità con contestuale incremento della spesa SSN.
Si evidenzia inoltre che il comma 2 del citato articolo 9 impone che la denominazione dei Fondi della specie deve contenere l'indicazione "Fondo Integrativo del Servizio Sanitario Nazionale" mentre, come si evince da tutta la documentazione, il Fondo in argomento è denominato “Fondo Sanitario Integrativo del Gruppo Intesa Sanpaolo” e non comprende “del Servizio Sanitario
Nazionale”.
In tale ambito, in
qualità di iscritto al FSI del Gruppo Intesa Sanpaolo, chiedo al Dott. Saturnino SASSONE Direttore delTUff. V - Ministero della Salute - di comunicarmi se il FSI del Gruppo Intesa Sanpaolo è registrato all’anagrafe dei Fondi da lui presieduta come Fondo Sanitario Integrativo del SSN ai sensi deirart 9 del decreto legislativo 20 dicembre 1992, n. 502 e successive modificazioni o invece come ente/cassa/società di muto soccorso di cui aH'art. 51 comma 2, lettera a) del D.P.R. 917/1986. Chiarendo nel contempo l’anomalia della denominazione.
Appare opportuno
ancora ribadire le differenze di trattamento delle due categorie di iscritti del Fondo Sanitario Integrativo del gruppo Intesa Sanpaolo e cioè:

      Iscritti in servizio: contributo l’1% della retribuzione lorda, 0,10% per ogni familiare a carico e 0,90% per ogni familiare non a carico.

      Iscritti in quiescenza: contributo è del 3% della pensione lorda, 0,25% per ogni familiare a carico e 1,50% per ogni familiare non a carico.

Inoltre le prestazioni per la categoria “pensionati” sono decisamente più sfavorevoli con plafond dimezzati come risulta dai “Regolamenti delle prestazioni” già inviati con la mia del 16 luglio 2014 e comunque facilmente reperibili sul sito internet del Fondo.
Il Ministro non può non tener conto dell’aspetto sociale. Chi ha più necessità di cure sanitarie viene
penalizzato in modo spropositato ma solo se è un pensionato. Non si riesce a capire a quale principio si siano ispirate le Fonti Istitutive che classifica, ad esempio, un 63enne non in funzione dell’esigenza sanitaria ma se è dipendente in servizio o invece in quiescenza.

Quindi al di là di quanto scritto nell’art. 2 dello statuto “Il Fondo Sanitario, privo di fini di lucro, nell’ambito dei valori mutualistici e di solidarietà sociale, ha scopo esclusivamente assistenziale ed è preposto ad erogare agli iscritti ed ai rispettivi familiari beneficiari prestazioni integrative e

sostitutive di quelle fornite dal Servizio Sanitario Nazionale........... ”, le penalizzazioni di cui sopra

sembrerebbero finalizzate, con una deduzione logica, “all’eliminazione” dei quiescenti dal FSI. Questo è confermato dalla percentuale di abbandono dei neopensionati:

      anno 2013 pari al 34,3%

      anno 2014 pari al 24% di coloro che hanno lasciato la Banca e al 31,6% degli esodati (poiché maggiormente penalizzati dal ribaltamento della quota aziendale di 1.000 euro).

E’ necessario ancora evidenziare che, nell’ambito delle due categorie di iscritti, il bilancio del FSI Intesa Sanpaolo è unico ma strutturato con due sezioni separate “in servizio” e “quiescenti”. Ancorché la gestione complessiva è risultata sempre positiva, la sezione “pensionati” ha fatto registrare sistematicamente un risultato negativo che peraltro era ampiamente prevedibile già dalla costituzione. Ciò ha comportato l'annullamento della quota differita per i soli pensionati (quota che viene pagata l’anno successivo sono in presenza di un risultato attivo della sezione) oltretutto per il primo anno di attività il disavanzo è stato posto a debito dei quiescenti prò quota. Quindi un’ulteriore penalizzazione per i quiescenti ancorché in presenza di un bilancio complessivo positivo. Il pensionato dopo aver contribuito alla formazione delle riserve patrimoniali in tutta la sua attività lavorativa (quando si è giovani in genere ci si ammara di meno e quindi con un utilizzo minimo delle prestazioni), al momento di maggiore necessità, è costretto a revocare l’iscrizione. Per inciso quasi tutti coloro che hanno rinunciato all’assistenza integrativa hanno indicato quale fattore determinante alla revoca l’onerosità della contribuzione (che è calcolata sul lordo ma incide ovviamente in modo significativo sul netto).
Prego quindi ancora una volta il Ministro Beatrice Lorenzin o il Presidente del Consiglio a fornirmi le dovute spiegazioni e confermarmi se i riferimenti legislativi citati sono pertinenti o in alternativa, indicarmi le disposizioni in vigore.
Qualora le mie analisi risultino corrette, il Ministro vorrà indicare le eventuali azioni che intende intraprendere per riequilibrare l’attuale situazione.
Attendo altresì la risposta del Direttore Saturnino SASSONE al semplice quesito posto e, se non possibile, i riferimenti normativi che vietano di comunicare ad un iscritto la classificazione dell’Ente in argomento.
In ragione di un corretto rapporto tra istituzioni e cittadino rimango fiducioso che questa volta verrà data la necessaria attenzione a quanto segnalato, anche perché riguarda un argomento di grande e fondamentale importanza.
Cordiali saluti.

Antonio De Rosa

Aderente FaceBook “Esodati Gruppo Intesa Sanpaolo” oltre 1000 iscritti.

 

 

 

 

 

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