I precedenti:
Post del 24/08/2014
sulla pagina FB Fisac-Cgil Gruppo Intesa
Sanpaolo (inevaso)
Per Claudia Fumagalli
Evidenze ed argomenti sul FSI - Solidarietà
intergenerazionale.
Gestioni separate iscritti in servizio e
pensionati
E' il fattore fondamentale da cui dipendono
tutte le variazioni peggiorative applicate alla
sola categoria dei pensionati (diminuzione delle
prestazioni, aumento delle contribuzioni,
annullamento della quota differita, addebito del
disavanzo, ecc.) ed è in palese contrasto con
l'art 2 dello statuto e cioè che il FSI agisce
"nell'ambito dei valori mutualistici e di
solidarietà sociale". Le norme della Cassa
Sanitaria Intesa non avevano questa distinzione
ed una delle ragioni dell'iniziativa giudiziaria
contro lo scioglimento di quest'ultima era
proprio la condizione peggiorativa degli
iscritti in pensione nel nuovo FSI.
Non è pensabile non considerare il modello
organizzativo del FSI finalizzato
all'eliminazione della categoria dei pensionati,
infatti era più che scontato già nella fase
d'impianto del Fondo che la gestione
"pensionati" avrebbe chiuso sistematicamente i
bilanci in rosso ed i giri contabili dalla
gestione "in servizio" a copertura parziale dei
disavanzi, ancorché recentemente aumentati, del
tutto insufficienti. Fattori che poi hanno
successivamente determinato l'aumento
spropositato delle contribuzioni del pensionato
(moglie e due figli a carico 3,75% della
pensione lorda contro l'1,30% dell'Iscritto in
servizio) oltre alle diminuzioni delle
prestazioni oltretutto con il bilancio
complessivo attivo. La conferma
dell’annientamento della categoria pensionati la
si può trovare nella percentuale dei mancati
rinnovi del personale collocato in quiescenza
nel 2013 che è 34,3%. Un dato estremamente
significativo perché il pensionato, nonostante
abbia più necessità delle prestazioni del Fondo
Sanitario, in relazione all'onerosità della
contribuzione decide di non rinnovare
l'iscrizione. Appare comunque necessario
evidenziare, ancorché ovvio, che mentre la
percentuale di contribuzione (3% più 0,25% per
ogni familiare) è calcolata sul lordo della
pensione, l'incidenza ricade poi sul netto in
busta con un effetto superiore al 5% ! Pertanto
la contribuzione assume un peso decisamente poco
sostenibile per il pensionato che, considerato
anche il minor importo della pensione rispetto
allo stipendio, lo induce ad non rinnovare
l'iscrizione al Fondo Sanitario. Peraltro una
percentuale così alta di abbandono dovrebbe
essere per le OOSS un allarme tale da
intervenire immediatamente poiché certamente
qualcosa non sta funzionando. L'indifferenza a
tale indicatore induce a ritenere che la volontà
di escludere i pensionati dal Fondo sia
condivisa in modo concreto dalle Sigle
sindacali.
La solidarietà quindi è nei fatti solo teoria.
E' necessario ancora evidenziare che la
paternità delle due gestioni con le relative
conseguenze, và attribuita principalmente alle
00.SS. che hanno curato in modo esclusivo
unicamente gli interessi degli iscritti in
servizio.
Poteri del C.d.A. e rappresentanza degli
iscritti
Lo statuto non prevede per il C.d.A. alcun
potere sulle scelte economiche per il
raggiungimento dell'oggetto sociale del FSI.
Situazione unica ed incredibile che non trova
eguali in altri Enti/Società/Organizzazione. Il
fatto poi che tali poteri sono demandati alle
Fonti Istitutive (Azienda e 00.SS.) conferma la
quasi assoluta inutilità dell'Organo per la
gestione del Fondo. In sintesi è da considerarsi
solo di facciata.
Le regole statutarie stabiliscono per gli
iscritti in quiescenza un solo Consigliere nel
CdA su 19 (9 sono riservati agli iscritti in
servizio) e 2 nel Consiglio direttivo su 38 (18
per "in servizio"), i rimanenti sono di nomina
aziendale. Considerato che all'attualità il
numero degli aderenti in quiescenza sono ca il
25% del totale, percentuale peraltro destinata
ad aumentare, appare veramente singolare la
presenza quasi nulla dei rappresentanti dei
pensionati negli Organi del Fondo è ciò va
inquadrato oggettivamente come un ulteriore
tassello alla subdola volontà di eliminare la
categoria dei pensionati.
Riserve
Il patrimonio dell'iscritto che aderisce al FSI
in qualità di pensionato viene girato dalla
gestione "in servizio" a quella dei "quiescenti"
(art. 25 comma 5). Mentre in caso di mancata
adesione le relative riserve rimangono alla
gestione degli iscritti in servizio.
La logica vorrebbe che il patrimonio del neo
pensionato, indipendentemente dalla decisione di
quest'ultimo di confermare o meno l'iscrizione,
venisse comunque girato alla gestione
"quiescenti".
Addebito agli esodati della quota Aziendale
di 950.00 euro
Tutti i tentativi per evitare l'addebito delle
950,00 euro di competenza aziendale agli esodati
sono andati a vuoto o meglio i rappresentanti
dei lavoratori (ad esclusione della Falcri) non
solo non hanno considerato l'argomento come
degno di attenzione ma addirittura hanno
sottoscritto un accordo con l'Azienda che ha
certificato l'addebito. Addebito che peraltro
viene imputato in un unica soluzione salvo
alcune eccezioni di rateizzazioni concesse non
si sa con quali criteri.
Conclusioni
L'obiettivo è variare l'attuale assetto
organizzativo, cioè riequilibrare il tutto in
funzione della solidarietà ponendo sullo stesso
piano chi è in servizio e i pensionati. Per fare
ciò occorre modificare lo statuto
Avendo presente che l'art. 16 comma 6 dello
statuto stabilisce che l'Assemblea dei Delegati
si riunisce "per deliberare a maggioranza
assoluta le modifiche dello statuto e a
maggioranza qualificata di 3/4 per lo
scioglimento del fondo sanitario stesso",
sarebbe auspicabile che, chi ha una carica
elettiva negli organi societari, trovi la strada
per una convocazione dell'Assemblea dei Delegati
finalizzata alla modifica dello statuto.
Sono farneticazioni o evidenze reali?
Antonio De Rosa
Mail dell'8 settembre
2014 (inevasa)
Gent.ma Claudia Fumagalli, il 24 agosto u.s. ho
postato sulla pagina Fisac Cgil, alla sua
attenzione le mie analisi e deduzioni sul
trattamento riservato ai pensionati nel Fondo
Sanitario Integrativo del Gruppo Intesa Sanpaolo,
e più in generale sulla struttura e risvolti
dell'organizzazione di questo Ente nonché il suo
ruolo sociale, ma tutt'oggi non ho ricevuto
alcun riscontro.
Rimango perplesso di questo silenzio da
interpretare, in assenza di smentite, come
conferma a quanto affermo con grande disappunto
sull'operato della Fisac storicamente a fianco
delle categorie più deboli. Ritengo che,
indipendentemente da tutto, un membro delle
fonti istitutive, coinvolto direttamente
oltretutto in rappresentanza dei lavoratori,
debba comunque rispondere e dare ampie
spiegazioni su un argomento cosi importante
quale è la sanità integrativa.
La prego quindi a smentire e confutare quello
che è poi il pensiero di tutti i quiescenti
(dico proprio tutti) e da me esplicitato.
In attesa di una sua le invio i miei più
cordiali saluti.
Antonio De Rosa |