Antonio De Rosa non demorde: nonostante si trovi davanti ad un vero e proprio muro di gomma, continua a sollecitare risposta ai suoi quesiti sull'iniquo di trattamento di pensionati ed esodati da parte del Fondo Sanitario Integrativo di gruppo, puntualmente inevasi (o se va bene evasi con considerazioni generiche che evitano con cura di addentrarsi su questioni "spinose" nelle quali le OO.SS. sono perdenti) dalle organizzazioni sindacali che, nonostante siano in netta maggioranza nel Direttivo del FSI, si rifiutano puntualmente di prendere in considerazione quella solidarietà internazionale che è SEMPRE stata alla base della previdenza integrativa della Banca Commerciale Italiana (ma anche della non ancora cessata Cassa Sanitaria). Da parte nostra non riusciamo a comprendere cosa stia alla base di tanta pervicacia se non un malcelato senso di sudditanza verso qualcuno....  Tenuto conto che sulla stampa nazionale leggiamo che ormai le quote delle tessere sindacali sono equamente suddivise tra pensionati e personale in servizio (che è sempre più disaffezionato e cala continuamente) non ci resta che rivolgere nuovamente al personale in quiescenza e/o in esodo l'invito a strappare le tessere di cui trattasi: secondo noi questo è l'unico sistema per manifestare il nostro giusto disappunto.
Di seguito trascriviamo il nuovo sollecito di Antonio.
Piazza Scala

 

Ecco il testo della mail indirizzata alle strutture periferiche (Claudia Fumagalli) e centrali (Susanna Camusso) della CGIL:


Oggetto: Mancate risposte - Ruolo del Sindacato - Rapporti con i lavoratori/pensionati
Roma, 18 ottobre 2014
Faccio riferimento alle mie analisi e considerazioni sul Fondo Sanitario Integrativo del Gruppo Intesa Sanpaolo postate sulla FaceBook della fisac-Cgil all'attenzione di Claudia Fumagalli membro del Consiglio di Amministrazione del Fondo il 24 agosto u.s. e al sollecito inviato per email l'8 settembre 2014.
A tutt'oggi, in linea con un generale modo di fare che ritenevo solo prerogativa dei politici e non dei rappresentanti sindacali, non solo la Sig.ra Fumagalli ha evitato di rispondere ma non smentendo le mie affermazioni, come avviene in campo giornalistico, conferma indirettamente quanto ho evidenziato. Devo dedurre che la Sig.ra Claudia Fumagalli fa parte del "coro" allineato alle decisioni aziendali?
Avendo presente che le mie evidenze fanno riferimento in particolare alla condizione decisamente penalizzata nel FSI della categoria dei pensionati, che è la parte più debole, il silenzio della sig.ra Fumagalli assume un significato decisamente triste e sconcertante. Qual'è la ragione? Paura di affrontare i problemi e quindi meglio nascondersi dietro un vetro o incapacità di esaminare li fatti da altre angolazioni che, in un sistema allineato e coperto, non vengono nemmeno considerate.
La percentuale di abbandono dei pensionati dal FSI ad esempio è stata nel 2013 (da bilancio consolidato) del
34,3%.  Un dato molto significativo per chiunque e che avrebbe dovuto far saltare dalla sedia il rappresentante dei lavoratori, poiché se non altro indica che certamente qualcosa non va, ovviamente se l'operato non è di facciata e se si esamina criticamente quello che propone l'Azienda opponendosi se del caso a decisioni discutibili.
Come la campagna di prevenzione che lo statuto prevede in presenza di disponibilità liquide. La lodevole iniziativa è stata decisa nel 2013 dal CdA (e quindi anche dalla Sig. Fumagalli) in quanto la sezione "in servizio" ha fatto registrare un saldo positivo (il comparto pensionati come già chiaro dalla costituzione del Fondo risulta sistematicamente in rosso). L'anomalia, che appare lampante a tutti tranne a chi doveva poi decidere, sta nel fatto che l'addebito verrà poi imputato alle singole gestioni in funzione dell'effettivo utilizzo e la sezione pensionati i cui patrimonio è ormai quasi azzerato non se lo avrebbe potuto permettere (Bilancio 2013 pagg. 33,56, 64).
Il Consiglio di Amministrazione del Fondo Sanitario Integrativo del gruppo Intesa Sanpaolo, appare come sorta di carboneria dove tutto è segreto e nulla deve trapelare, una scatola chiusa ermeticamente, tant'è che alla mia richiesta di copia di un verbale il Direttore del FSI mi ha opposto opposti fittizi problemi di privacy smentiti poi dal Garante a cui avevo sottoposto la questione. E' impensabile che la sig. Claudia Fumagalli intervenga in argomento ed in un ottica di trasparenza e fornisca quanto richiesto o che a chiusura di un Consiglio provveda a dare informativa delle problematiche esaminate.
Quanto sopra mette in dubbio la funzione del sindacato quale rappresentante dei lavoratori/pensionati, pone moltissimi interrogativi e quello ancor più grave che tale comportamento si traduce in una preoccupante perdita di credibilità delle OO.SS.
Cordiali saluti.
Antonio De Rosa

I precedenti:

 

Post del 24/08/2014 sulla pagina FB Fisac-Cgil Gruppo Intesa Sanpaolo (inevaso)
Per Claudia Fumagalli
Evidenze ed argomenti sul FSI - Solidarietà intergenerazionale.
Gestioni separate iscritti in servizio e pensionati
E' il fattore fondamentale da cui dipendono tutte le variazioni peggiorative applicate alla sola categoria dei pensionati (diminuzione delle prestazioni, aumento delle contribuzioni, annullamento della quota differita, addebito del disavanzo, ecc.) ed è in palese contrasto con l'art 2 dello statuto e cioè che il FSI agisce "nell'ambito dei valori mutualistici e di solidarietà sociale". Le norme della Cassa Sanitaria Intesa non avevano questa distinzione ed una delle ragioni dell'iniziativa giudiziaria contro lo scioglimento di quest'ultima era proprio la condizione peggiorativa degli iscritti in pensione nel nuovo FSI.
Non è pensabile non considerare il modello organizzativo del FSI finalizzato all'eliminazione della categoria dei pensionati, infatti era più che scontato già nella fase d'impianto del Fondo che la gestione "pensionati" avrebbe chiuso sistematicamente i bilanci in rosso ed i giri contabili dalla gestione "in servizio" a copertura parziale dei disavanzi, ancorché recentemente aumentati, del tutto insufficienti. Fattori che poi hanno successivamente determinato l'aumento spropositato delle contribuzioni del pensionato (moglie e due figli a carico 3,75% della pensione lorda contro l'1,30% dell'Iscritto in servizio) oltre alle diminuzioni delle prestazioni oltretutto con il bilancio complessivo attivo. La conferma dell’annientamento della categoria pensionati la si può trovare nella percentuale dei mancati rinnovi del personale collocato in quiescenza nel 2013 che è 34,3%. Un dato estremamente significativo perché il pensionato, nonostante abbia più necessità delle prestazioni del Fondo Sanitario, in relazione all'onerosità della contribuzione decide di non rinnovare l'iscrizione. Appare comunque necessario evidenziare, ancorché ovvio, che mentre la percentuale di contribuzione (3% più 0,25% per ogni familiare) è calcolata sul lordo della pensione, l'incidenza ricade poi sul netto in busta con un effetto superiore al 5% ! Pertanto la contribuzione assume un peso decisamente poco sostenibile per il pensionato che, considerato anche il minor importo della pensione rispetto allo stipendio, lo induce ad non rinnovare l'iscrizione al Fondo Sanitario. Peraltro una percentuale così alta di abbandono dovrebbe essere per le OOSS un allarme tale da intervenire immediatamente poiché certamente qualcosa non sta funzionando. L'indifferenza a tale indicatore induce a ritenere che la volontà di escludere i pensionati dal Fondo sia condivisa in modo concreto dalle Sigle sindacali.
La solidarietà quindi è nei fatti solo teoria.
E' necessario ancora evidenziare che la paternità delle due gestioni con le relative conseguenze, và attribuita principalmente alle 00.SS. che hanno curato in modo esclusivo unicamente gli interessi degli iscritti in servizio.
Poteri del C.d.A. e rappresentanza degli iscritti
Lo statuto non prevede per il C.d.A. alcun potere sulle scelte economiche per il raggiungimento dell'oggetto sociale del FSI. Situazione unica ed incredibile che non trova eguali in altri Enti/Società/Organizzazione. Il fatto poi che tali poteri sono demandati alle Fonti Istitutive (Azienda e 00.SS.) conferma la quasi assoluta inutilità dell'Organo per la gestione del Fondo. In sintesi è da considerarsi solo di facciata.
Le regole statutarie stabiliscono per gli iscritti in quiescenza un solo Consigliere nel CdA su 19 (9 sono riservati agli iscritti in servizio) e 2 nel Consiglio direttivo su 38 (18 per "in servizio"), i rimanenti sono di nomina aziendale. Considerato che all'attualità il numero degli aderenti in quiescenza sono ca il 25% del totale, percentuale peraltro destinata ad aumentare, appare veramente singolare la presenza quasi nulla dei rappresentanti dei pensionati negli Organi del Fondo è ciò va inquadrato oggettivamente come un ulteriore tassello alla subdola volontà di eliminare la categoria dei pensionati.
Riserve
Il patrimonio dell'iscritto che aderisce al FSI in qualità di pensionato viene girato dalla gestione "in servizio" a quella dei "quiescenti" (art. 25 comma 5). Mentre in caso di mancata adesione le relative riserve rimangono alla gestione degli iscritti in servizio.
La logica vorrebbe che il patrimonio del neo pensionato, indipendentemente dalla decisione di quest'ultimo di confermare o meno l'iscrizione, venisse comunque girato alla gestione "quiescenti".
Addebito agli esodati della quota Aziendale di 950.00 euro
Tutti i tentativi per evitare l'addebito delle 950,00 euro di competenza aziendale agli esodati sono andati a vuoto o meglio i rappresentanti dei lavoratori (ad esclusione della Falcri) non solo non hanno considerato l'argomento come degno di attenzione ma addirittura hanno sottoscritto un accordo con l'Azienda che ha certificato l'addebito. Addebito che peraltro viene imputato in un unica soluzione salvo alcune eccezioni di rateizzazioni concesse non si sa con quali criteri.
Conclusioni
L'obiettivo è variare l'attuale assetto organizzativo, cioè riequilibrare il tutto in funzione della solidarietà ponendo sullo stesso piano chi è in servizio e i pensionati. Per fare ciò occorre modificare lo statuto
Avendo presente che l'art. 16 comma 6 dello statuto stabilisce che l'Assemblea dei Delegati si riunisce "per deliberare a maggioranza assoluta le modifiche dello statuto e a maggioranza qualificata di 3/4 per lo scioglimento del fondo sanitario stesso", sarebbe auspicabile che, chi ha una carica elettiva negli organi societari, trovi la strada per una convocazione dell'Assemblea dei Delegati finalizzata alla modifica dello statuto.
Sono farneticazioni o evidenze reali?

Antonio De Rosa

 

Mail dell'8 settembre 2014 (inevasa)
Gent.ma Claudia Fumagalli, il 24 agosto u.s. ho postato sulla pagina Fisac Cgil, alla sua attenzione le mie analisi e deduzioni sul trattamento riservato ai pensionati nel Fondo Sanitario Integrativo del Gruppo Intesa Sanpaolo, e più in generale sulla struttura e risvolti dell'organizzazione di questo Ente nonché il suo ruolo sociale, ma tutt'oggi non ho ricevuto alcun riscontro.
Rimango perplesso di questo silenzio da interpretare, in assenza di smentite, come conferma a quanto affermo con grande disappunto sull'operato della Fisac storicamente a fianco delle categorie più deboli. Ritengo che, indipendentemente da tutto, un membro delle fonti istitutive, coinvolto direttamente oltretutto in rappresentanza dei lavoratori, debba comunque rispondere e dare ampie spiegazioni su un argomento cosi importante quale è la sanità integrativa.
La prego quindi a smentire e confutare quello che è poi il pensiero di tutti i quiescenti (dico proprio tutti) e da me esplicitato.
In attesa di una sua le invio i miei più cordiali saluti.
Antonio De Rosa

 

 

 

 

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Piazza Scala - ottobre 2014