Personaggi ed interpreti:
Brünnhilde, Catherine Foster
Voce dell'uccello della foresta, Mirella Hagen
Erda, Nadine Weissmann
Siegfried, Lance Ryan
Mime, Burkhard Ulrich
Alberich, Martin Winkler
Fafner, Sorin Coliban
il viandante, Wolfgang Koch

Orchestra del Festival di Bayreuth
direttore, Kirill Petrenko
regia, Frank Castorf
scene, Aleksandar Denić
costumi, Adriana Braga Peretzki


Pare che quest'opera sia la più riuscita tra le tre, (ma su questa mi esprimo dopo la prima ora ), soprattutto per la lettura di Petrenko che finalmente riesce ad essere coerente con la partitura, senza sperimentazioni con alleggerimenti e momenti di pura noia che avevano caratterizzato molti passi della Walkure. L'orchestra è chiamata a correre un poco, ancora un poco sotto tono troppo sotto tono violoncelli e contrabbassi, ma anche grazie ai cantanti, è un Sigfrido che coinvolge. Comprendo ora che quanto in nuce intuivo e ne ho scritto, a mio parere, dopo l'Oro del Reno e la Walchiria, può avere una sostanza che supera la filosofia della lettura post romantica e si avvicina a quella di Boulez, che era stato superlativo sia in qualità di concertazione, sia per la capacità di mettersi in perfetta sintonia con la regia. La ricerca di unire la bellezza indiscutibile della musica con l'esigesi musicale, cioè tentando, un'interpretazione critica del testo e delle note, finalizzata alla comprensione, al suo significato, oggi nel primo atto è parzialmente riuscita, anche se forse in modo troppo cerebrale. Un buon primo atto quindi, se confrontato con quanto ascoltato nelle precedenti serate. Petrenko avrà deciso di non seguire l'impostazione scenica e con cantanti non eccelsi, ma nel complesso bravi attori, ha condotto l'orchestra e la concertazione ad una esecuzione convincente. Tuttavia la velocità non cancella la mancanza di una sottoesposizione dei legni ed il rimpianto per l'edizione del 2010 è cocente. Scenografia orribile. Wotan ha regalato una voce fresca; Lance Ryan pur deludendo rispetto ad altre performence, non mi è parso esecrabile. Mime, Burkhard Ulrich è stato più teatrale che non interprete vocale da ricordare. Non voglio neppure questa sera offrire confronti con altri Maestri direttori e concertatori ma mancano i suoni oscuri, drammatici, in un primo atto in cui c'è tutto, oltre al ferro, al fuoco quei suoni che caratterizzavano genialmente le direzioni di Furtwangler, Karajan, Hans Knappertsbusch, Thielemann, per non parlare di Moralt, di Reiner.
Secondo atto deludente e non solo per la questione delle invenzioni di Castorf. I tenori hanno cantato come sapevano e potevano. Vanno ringraziati, ma mi chiedo a chi sia venuta l'idea di scritturarli? La direzione e concertazione di Petrenko viaggia sulle ali del suo volo. Le contestazione pur sonore, ma moderate, non erano solo per la messa in scena o per le trovate, tra le statue con Mao e la mitragliata che uccide; è certo che anche la lettura del direttore che ho cercato di comprendere, dopo tre serate e mezzo, non è spiegabile. Per un'operazione simile, occorre un fuoriclasse, non un giovane direttore che ha al suo attivo un successo in un Ring presentato in un teatro tedesco e il funerale di Siegfried, offerto a Torino. E con un fuoriclasse occorre un Carsen che sostenga e ne sposi l'idea.
Riprendo una nota dell'esperto Stinchelli:" Ha pienamente ragione Piotr Beczala-Io assolutamente non sono contro l'aggiornamento di un opera, io non sono contro la modernità. Sono contro lo stupido, idiota e l inverosimile. Mi rifiuto di lavorare come terapista di gruppo per registi frustrati, mi rifiuto di pagare per la loro terapia".
Se poi tra i terapisti ci sono anche i neo direttori e concertatori, il risultato è mediocre o al massimo, appena passabile. Ma non a Bayreuth. Nella stagione del bicentenario.
Terzo atto.
Che dire che non sia già stato detto o scritto? I cantanti hanno dato tutto quello che possedevano, soprattutto Wotan. Wagner è Wagner e la sua musica affascina comunque anche se a questi livelli di proposta, occorrerebbe avere le idee chiare su come lo si desidera dirigere e soprattutto se un merito deve rssere ascritto al concertatore è di aver fatto il possibile e forse l'impossibile per sostenerla nelle sue magie e per non far affondare del tutto il versante vocale. E' giovane, come da me sottolineato più volte e ha la necessità di staccarsi dall'insegnamento Tate cercando una credibile via sua soprattutto chiedendo alle direzioni artistiche interpreti dotati. Il talento c'è, non ne dubito, ma deve essere limato, costruito, giocato approfittando dello studio continuo e probabilmente come per l'Alfieri, matto e disperato. Il finale è stato devastato anche se Wagner sale sempre in cattedra. Non sono nè contento, nè deluso, ma in un certo senso basito. I buuu finali e la contestazione coinvolgeva anche lui e se ne deve rendere conto, dividendo le responsabilità con le sorellastre Wagner, la regia folle e senza nè capo, nè coda, pur disponendo di un'orchestra splendida, che questa sera certamente si sta chiedendo dove fosse il Ring.


Maurizio Dania
29 luglio 2013

 


 

 

 

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Piazza Scala - agosto 2013